De Palma (Nursing Up): «31 aggressioni in 22 giorni dall’inizio di un mese di gennaio 2025 da film horror: è sempre più emergenza sociale!»
ROMA, 22 GENNAIO 2025 – Infermiere abbandonate nel cuore della notte, in un reparto drammaticamente deserto, prive di protezione, vittime di violenza fisica da parte di un paziente in stato di follia. È quanto accaduto all’ospedale Moscati di Taranto, dove tre professioniste sono state prese a pugni da un soggetto per l’ennesima volta fuori controllo. In un altro episodio di questo “gennaio infernale”, a Prato, sempre un’infermiera, si è vista trascinare per i capelli, per alcuni interminabili minuti, attraverso il corridoio del reparto psichiatrico dove presta servizio. E poi coltelli e manganelli che fanno il loro ingresso indisturbato nei luoghi di cura, e minacce di morte che diventano una tragica routine.
In soli 22 giorni, in questo mese di gennaio, si contano ben 31 aggressioni solo tra quelle ufficialmente denunciate (senza contare il sommerso), un numero che racconta di un allarme increscioso, che non può più essere ignorato. Ma le istituzioni restano come sempre incredibilmente indifferenti, con risposte insufficienti e una pericolosa inefficienza che alimenta questa emergenza. Il sistema sanitario sta collassando, con la sicurezza dei professionisti ridotta tragicamente a un problema secondario.
Le aggressioni avvengono soprattutto in presenza di pazienti in stato di grave alterazione psicofisica, e oltre il 50% delle vittime sono donne, principalmente infermiere. A Vicenza, Taranto, Catania, e in molte altre strutture, soprattutto di notte, non è garantita neppure la presenza di un agente di sicurezza. È il pronto soccorso a pagare il prezzo più alto: l’incapacità di gestire l’afflusso e l’esasperazione dei pazienti porta a un’escalation di violenza che non può più essere ignorata.
I recenti dati Inail, sugli incidenti sul luogo di lavoro, confermano tragicamente che infermieri e ostetriche sono ancora una volta le vittime predestinate, con una media di tre incidenti su 10, al primo posto naturalmente ci sono le aggressioni, con il personale femminile coinvolto in ben tre casi su quattro.
«Le aggressioni non sono più un fenomeno episodico. Ogni giorno, più volte al giorno, affrontiamo una violenza sistematica, un segno tangibile del collasso del sistema sanitario che non riesce a tutelare chi lavora in prima linea», denuncia Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
Un vuoto normativo pericoloso – «Il vero nodo resta il “vuoto normativo”. Le aziende sanitarie, nonostante numerosi disegni di legge abortiti sul nascere, non sono oggi obbligate a costituirsi parte civile nei procedimenti contro gli aggressori. Lo abbiamo chiesto espressamente durante le trattative contrattuali, ma ci siamo visti respingere questa proposta dall’ARAN. Questo ritardo istituzionale danneggia ulteriormente i lavoratori, privandoli di una protezione fondamentale. Le aziende sanitarie devono rispondere, tutelare i propri dipendenti, garantire giustizia. La sicurezza non può essere più un’opzione», prosegue De Palma.
La necessità di una vera azione preventiva – «Le misure post-aggressione si rivelano naturalmente oggi insufficienti. Occorre intervenire con azioni preventive e concrete», sottolinea De Palma. «La sicurezza deve diventare una priorità, con protocolli chiari e un rafforzamento delle strutture sanitarie, a partire dalla gestione efficiente dei pronto soccorsi. Il problema non è isolato, siamo di fronte ad un collasso strutturale che va affrontato con urgenza».
Il fallimento dell’Osservatorio sulla Sicurezza – L’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza, istituito nel 2020, rappresenta l’ennesima promessa tradita. Si è rivelato solo un altro inutile strumento burocratico. «Raccogliere dati senza tradurli in azioni concrete è inutile», afferma De Palma. È necessario un cambiamento radicale, con un piano di intervento preventivo che rafforzi la sanità territoriale e garantisca la protezione dei lavoratori.
Una sanità al collasso: la soluzione è la riforma territoriale – La violenza è solo l’effetto finale di una crisi ben più profonda. La gestione inefficace dei pronto soccorsi e la carenza di risorse nella sanità territoriale stanno mettendo a dura prova professionisti e pazienti. «I pronto soccorsi si ritrovano sovraccarichi di pazienti inviperiti e sguarniti di personale, incapaci di gestire afflussi abnormi che andrebbero snelliti da una sanità territoriale fatiscente. L’esasperazione di chi arriva dopo ore di attesa alimenta sempre di più la violenza. Serve una riforma radicale, serve adesso», conclude De Palma.
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