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Contratto Sanità, Nursing Up: servono risposte vere. Ora le Regioni dicano se sono pronte a valorizzare i Professionisti.

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accordo.e98653 Contratto Sanità, Nursing Up: servono risposte vere. Ora le Regioni dicano se sono pronte a valorizzare i Professionisti.

Il Nursing Up si presenta ai tavoli contrattuali con un obiettivo preciso e trasparente: arrivare a un contratto giusto, serio e coerente con le esigenze reali dei professionisti della sanità.

Un contratto si firma quando contiene risposte concrete e dignitose. Altrimenti, resta solo un contratto al ribasso, che non tutela né il personale né il sistema sanitario pubblico.

Il CCNL 2022-2024 avrebbe potuto essere chiuso e firmato se si fosse scelta la strada del rispetto per le professioni sanitarie.

Fin dall’inizio della trattativa, Nursing Up ha indicato con chiarezza la strada per arrivare a un contratto equilibrato, utile non solo ai lavoratori ma all’intero servizio sanitario nazionale: Applicare in modo corretto e completo l’atto di indirizzo del Comitato di Settore.

Utilizzare le risorse già disponibili in modo più equo e mirato, per dare vera valorizzazione ai professionisti della sanità, senza sprechi e senza favorire soluzioni che non risolvono i problemi concreti.

Abbiamo sempre detto, e continuiamo a sostenere, che le risorse aggiuntive per la sanità vanno chieste al Governo — e continueremo a farlo con determinazione —, ma con quelle disponibili era già possibile costruire un percorso dignitoso e utile per i professionisti sanitari e per i cittadini.

Le nostre richieste, precise e coerenti, restano sul tavolo, e sono pienamente in linea con l’atto di indirizzo:

– Garantire la possibilità di concorrere per l’accesso all’area di elevata qualificazione a tutte le professioni sanitarie, inclusi coloro che sono in possesso di titoli equipollenti ai sensi di legge (come i diplomi regionali), al pari dei laureati triennali, riconoscendo pari dignità e pari valore alle competenze professionali maturate. A parità di qualifica e di inquadramento contrattuale, non si neghi la possibilità di concorrere.

– Dare una specifica connotazione ed un tempo di  almeno 2 ore settimanali, nell’ambito delle 36 ore previste per il servizio ordinario, per le attività dedicate alla formazione ECM, e prevedere ulteriori 24 ore annue per la formazione non ECM, aggiuntive rispetto agli altri operatori non sanitari, come strumento reale di qualità, aggiornamento professionale e sicurezza delle cure.

– Prevedere l’esonero certo dai turni notturni e di pronta disponibilità per i professionisti sanitari che abbiano superato i 60 anni che ne facciano richiesta, senza lasciare questa scelta alla discrezionalità delle aziende.

– Ripensare l’introduzione contrattuale della figura dell’assistente infermiere, che invece si vuole realizzare senza un reale confronto negoziale e senza valutazioni d’impatto, mentre continua a mancare la figura dell’infermiere di famiglia, prevista da una legge dello Stato dal 2020, con risorse specifiche già stanziate. È inaccettabile che si trovi spazio per una figura priva di garanzie sulla qualità dell’assistenza, mentre l’infermiere di famiglia, previsto dalla legge e centrale per la sanità territoriale, venga ancora ignorato.

Lavorare sulle risorse disponibili, per garantire un reale riconoscimento economico ai professionisti sanitari.

Ora ci rivolgiamo alle Regioni, con pieno rispetto del loro ruolo istituzionale, affinché possano chiarire, davanti ai cittadini e ai professionisti sanitari, quale sia la loro reale volontà.

Le Regioni intendono sostenere e valorizzare davvero infermieri, ostetriche, tecnici sanitari e tutte le professioni della sanità, dando risposte concrete e serie alle legittime aspettative di chi, ogni giorno, garantisce la salute pubblica?

È questo il momento per affermare con chiarezza che la volontà delle Regioni è quella di non voltare le spalle a chi ha sostenuto il Paese nei momenti più difficili.

Così si onorano gli impegni verso chi ha affrontato l’emergenza sanitaria, così si riconosce la dignità del lavoro di chi continua a operare tra mille difficoltà.

Per questo chiediamo alle Regioni: siete pronte a sostenere una vera valorizzazione delle professioni sanitarie all’interno del contratto nazionale?

Per Nursing Up, la firma del contratto è un atto di responsabilità verso i lavoratori, verso la sanità pubblica e verso i cittadini, non una formalità. 

Chiediamo pertanto al Governo risorse aggiuntive, ma pretendiamo che quelle già disponibili siano utilizzate per dare risposte concrete e giuste. La coerenza con i nostri iscritti e con tutti i professionisti della sanità viene prima di tutto.

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