Contratto Sanità 2022-2024, Ceccarelli (Coina): «La mancata firma dell’accordo non nasconde la realtà di fondo. Siamo di fronte a mesi di trattative all’insegna della pochezza e dell’inconcludenza».
Il Coina, sindacato delle professioni sanitarie, esprime il proprio profondo dissenso riguardo al percorso del nuovo contratto nazionale del comparto sanitario che, al di là dell’attuale mancato accordo, nasconde profonde e pericolose criticità che sono sotto gli occhi di tutti. Il contratto, lungi dall’affrontare in modo adeguato i deficit strutturali del settore, rappresenta, secondo il Coina, un ulteriore passo indietro nella valorizzazione delle professioni sanitarie e, in particolare, della figura dell’infermiere.
Pronta disponibilità: compensi inadeguati e situazione stagnante
Uno dei punti critici riguarda il compenso per la pronta disponibilità, rimasto invariato a 20 euro dal 1990, con un dibattito che si è concentrato, in modo sterile, sui numeri e non sul compenso. «Non è accettabile che il pagamento per la pronta disponibilità sia ancora fermo a una cifra così bassa, quando oggi dovrebbe attestarsi tra i 60 e i 70 euro. Questo adeguamento avrebbe limitato l’abuso di tale istituto da parte delle aziende, ma purtroppo nulla è stato fatto», sottolinea Marco Ceccarelli, segretario nazionale del Coina.
Mancata valorizzazione delle professioni sanitarie
Il contratto continua a essere concepito con una logica di “tutto per tutti”, senza differenziare adeguatamente il ruolo, le competenze e soprattutto le responsabilità delle professioni sanitarie, in primis quella infermieristca. «L’unica soluzione per valorizzare realmente le professioni sanitarie è un contratto separato dedicato a queste categorie. Chi afferma che non si possa fare è in assoluta malafede: il governo può intervenire normativamente per garantire una piena autonomia contrattuale», dichiara Ceccarelli.
Incrementi salariali: insufficienti e fuorvianti
Gli aumenti salariali mediamente annunciati, pari a circa 170 euro, risultano assolutamente ingannevoli, anche perché in parte si sta già percependo l’adeguamento con la vacanza contrattuale. Inoltre, analizzando il tabellare, emergono differenze minime tra il trattamento economico degli infermieri e quello di figure come l’assistente infermiere. «L’introduzione dell’assistente infermiere, fortemente contestata da gran parte delle associazioni e dei sindacati infermieristici, crea una figura ibrida che aggrava il demansionamento e aumenta le criticità legali», evidenzia Ceccarelli.
Inoltre, l’indennità di specificità è stata sì incrementata, ma le indennità per particolari condizioni di lavoro rimangono invariate. «Non è accettabile che un infermiere e un OSS percepiscano la stessa cifra per condizioni di lavoro che richiedono responsabilità e percorsi formativi totalmente differenti», aggiunge ancora il segretario nazionale.
Sperimentazione ferie ad ore: un palliativo inattuabile oltre che normativamente discutibile.
Un’altra grave criticità riguarda l’introduzione delle ferie ad ore per favore le aziende sanitarie allo smaltimento delle ferie pregresse. Questa misura, presentata come una soluzione per agevolare il personale, si rivela in primis inapplicabile nella realtà operativa dei reparti oltre normativamente discutibile visto che le ferie sono, oltre che un recupero psico-fisico, anche un godimento delle stesse dal punto di vista relazionale e familiare, e la fruizione ad ore non lo permette.. «Gli infermieri già oggi non riescono a usufruire delle ferie costituzionalmente garantite. Introdurre le ferie ad ore non risolve il problema, ma crea ulteriori complicazioni», afferma Ceccarelli.
Disparità nelle indennità regionali
Le risorse destinate alle indennità, anziché essere uniformate a livello nazionale, vengono gestite in sede decentrata. «Questo crea una disparità inaccettabile tra regioni e aziende, penalizzando ulteriormente i professionisti sanitari», denuncia Ceccarelli.
Le richieste del Coina
Il Coina ribadisce con forza che la strada da percorrere per risolvere la crisi delle professioni sanitarie e contrastare la carenza infermieristica è quella di:
– Istituire un contratto separato per le professioni sanitarie, normativamente fattibile attraverso apposita legislazione.
– Adeguare i compensi per la pronta disponibilità e le indennità, riconoscendo il reale valore del lavoro svolto.
– Garantire condizioni di lavoro che rispettino i diritti costituzionali, come la fruizione delle ferie.
– Affrontare in maniera strutturale la carenza di personale, eliminando il blocco del turnover e investendo nelle assunzioni.
-Ridurre l’utilizzo improprio dello Straordinario come orario di servizio istituzionale programmato
-Reale valorizzazione delle competenza avanzate
«Le professioni sanitarie sono al collasso, ma c’è ancora tempo per invertire la rotta. Serve un intervento deciso e mirato, che restituisca dignità a un settore fondamentale per il nostro Paese», conclude Ceccarelli.
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