COINA. Nuove Lauree Magistrali Infermieristiche: opportunità o rischio?
La sanità italiana sta affrontando una delle sue crisi più profonde, e la recente proposta del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, di istituire tre nuove lauree magistrali per infermieri in Cure Primarie e Sanità Pubblica, Cure Pediatriche e Neonatali, e Cure Intensive ed Emergenze, ha suscitato un acceso dibattito. Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale del COINA, ha definito il provvedimento un “salto nel vuoto”, ponendo l’accento su una professione infermieristica già in seria difficoltà.
Uno scenario critico: infermieri al limite.
L’Italia registra uno dei tassi più bassi di laureati in infermieristica nell’Unione Europea, con soli 16,4 laureati ogni 100.000 abitanti nel 2022, contro una media europea di 37,5. La professione soffre di:
- Carenze croniche di personale che portano a turni insostenibili.
- Stipendi non competitivi, spingendo molti infermieri a emigrare.
- Mancanza di riconoscimento per chi ha completato percorsi di specializzazione, come previsto dalla legge 43 del 2006.
Nuove lauree, vecchi problemi.
Secondo Ceccarelli, introdurre figure altamente specializzate senza risolvere i problemi della base potrebbe aggravare le disuguaglianze. La creazione di un’élite di “super infermieri” potrebbe lasciare il resto della categoria schiacciato dal peso dell’assistenza quotidiana. Inoltre, il contesto attuale non offre infrastrutture solide per accogliere queste nuove figure.
Il paradosso dei master non riconosciuti.
La legge 43 del 2006, che avrebbe dovuto valorizzare le competenze specialistiche degli infermieri, è rimasta largamente inattuata. Molti professionisti hanno investito tempo e risorse personali in master senza ottenere alcun riconoscimento economico o contrattuale. Le nuove lauree magistrali rischiano di ripetere questo schema, lasciando ulteriormente insoddisfatti coloro che hanno già contribuito alla crescita del sistema.
Un appello per una riforma organica.
Il COINA chiede una riforma complessiva e condivisa che preveda:
- Riconoscimento contrattuale per gli infermieri di base e specialistici.
- Investimenti strutturali per migliorare le condizioni di lavoro.
- Un piano strategico per arginare la fuga dei professionisti all’estero.
- Applicazione concreta della legge 43 per valorizzare chi ha completato percorsi formativi specialistici.
Il rischio di un sistema disconnesso.
L’introduzione di nuove figure professionali senza risolvere i problemi esistenti potrebbe portare a un sistema squilibrato, incapace di garantire un’assistenza efficace e sostenibile. Il COINA sollecita un dialogo aperto tra Ministero, FNOPI e rappresentanze sindacali per evitare che le nuove riforme si traducano in ulteriori frammentazioni.
La sanità italiana non può permettersi di perdere ulteriori risorse e competenze. La soluzione, conclude Ceccarelli, non è creare un futuro iperspecializzato senza un presente solido.
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