CO-MAI: Cessate il fuoco, speranza per “due popoli e due stati”
AMSI-UMEM-CO-MAI-UNITI PER UNIRE-AISC: Molto bene il cessate il fuoco, annunciato e firmato ufficialmente oggi, con inizio domenica 19 gennaio dalle ore 16.00 con la liberazione dei primi 33 ostaggi. La tregua però va attuata fino in fondo e rispettata. Occorre finalmente lavorare per l’obiettivo di “due popoli e due stati”
Ultime statistiche da Gaza: COME RIFERISCONO I NOSTRI RAPPRESENTATI UMEM E AISC IN PALESTINA, il bilancio della guerra e della crisi umanitaria rimane drammatico. Con circa 46.900 decessi, di cui un quarto minori, più di 110550 i feriti di cui 10.550 feriti gravi, la situazione a Gaza rimane tragicamente critica. Circa 1,9 milioni di persone sono sfollate e oltre 500.000 soffrono di fame. Mentre gli ospedali sono in gran parte fuori servizio, si stima che 12.000 feriti abbiano bisogno urgente di cure fuori dalla Striscia.
Aodi, Belaitouche e Tilouani (Co-mai): “L’accordo , in atto da questa domenica 19 gennaio 2025, arriva dopo 468 giorni di una guerra atroce e sanguinosa, con circa 46.900 morti (1 decesso su 4 è un minore). Tregua non significa la certezza che tutto finirà in maniera duratura. Il cessate il fuoco che chiediamo dall’inizio del conflitto, con le nostre associazioni, è di certo un passo fondamentale per salvare bambini, donne e civili e per i professionisti della sanità e i giornalisti al fronte. La vera pace, però, richiede impegno costante e il coinvolgimento di tutte le parti in causa. Solo con il rispetto reciproco e la cooperazione internazionale possiamo costruire un futuro di serenità duratura.»
ROMA 17 GENN 2024 – Le organizzazioni Amsi (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), Umem (Unione Medica Euromediterranea), Co-Mai (Comunità del Mondo Arabo in Italia) e il Movimento Internazionale Transculturale Uniti per Unire e l’agenzia informazione senza confini mondiale-AISC esprimono la loro forte soddisfazione per l’accordo di cessate il fuoco siglato il 15 gennaio 2025 tra Israele e Hamas a Gaza dopo 468 giorni atroce conflitto.
Questo accordo, sancito nella giornata di oggi, che scatterà domenica prossima, pone fine a settimane di intensi scontri, rappresenta un passo fondamentale verso una pace duratura e una speranza di stabilità per milioni di persone che da troppo tempo vivono sotto il peso della guerra e delle sofferenze umane. Con la fine delle ostilità, le organizzazioni promotrici del comunicato vedono un’opportunità concreta per dare un futuro migliore alle persone colpite dal conflitto, attraverso il ripristino delle condizioni di vita e l’accesso ai bisogni fondamentali come cibo, salute e sicurezza.
Sintesi degli sviluppi recenti su Gaza e gli aiuti internazionali
L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas è stato raggiunto recentemente, ma la firma ufficiale è avvenuta oggi a Doha, dove i negoziatori di Israele, Hamas, Stati Uniti e Qatar ed Egitto hanno siglato l’intesa. La conferma è arrivata dal governo israeliano, che ha annunciato l’accordo per il rilascio degli ostaggi e ha convocato il gabinetto politico di sicurezza per approvarlo nella giornata odierna.
Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha autorizzato l’invio di oltre 50 tonnellate di aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza. I beni, raccolti dalla “Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia”, sono partiti dal porto di Monfalcone (GO) per essere trasferiti via Cipro. Crosetto ha sottolineato l’impegno dell’Italia nell’alleviare le sofferenze della popolazione locale.
Intanto, i leader del G7 hanno espresso pieno supporto per l’accordo di cessate il fuoco raggiunto tra Israele e Hamas, definendolo un passo importante per il rilascio degli ostaggi e l’implementazione di aiuti umanitari. Hanno anche esortato tutte le parti a garantire il rispetto del cessate il fuoco e la protezione dei civili.
Il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato che Israele deve affrontare le preoccupazioni legittime dei palestinesi per una soluzione duratura, mentre il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha confermato l’accordo per la liberazione degli ostaggi, con il gabinetto politico israeliano convocato per approvarlo.
Infine, un accordo ufficiale per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi è stato firmato a Doha tra Israele, Hamas, Stati Uniti , Qatar ed Egitto , con il supporto attivo degli Stati Uniti.
Il Prof. Foad Aodi, giornalista internazionale ed esperto di salute globale, membro del Registro Esperti FNOMCeO e quattro volte consigliere dell’OMCeO di Roma, nonché direttore responsabile dell’agenzia AISC, Agenzia Italiana Senza Confini, insieme ai vice presidente Co-mai Kamel Belaitouche e Eddaoudi Tilouani hanno commentato positivamente l’accordo, sottolineando che “questo rappresenta un punto di svolta cruciale, non solo per la popolazione palestinese , ma per tutta la regione. Questo cessate il fuoco offre un barlume di speranza, ma ora è essenziale che tutte le parti coinvolte rispettino gli impegni assunti, in particolare per garantire la protezione dei civili e l’accesso delle organizzazioni umanitarie nelle zone più colpite dal conflitto.”
Aodi ha poi aggiunto: “Come da sempre sostenuto, da parte delle nostre associazioni, il processo di pace deve essere basato su un dialogo costruttivo e inclusivo, che riconosca e rispetti i diritti di tutte le persone coinvolte, sia israeliani che palestinesi, senza alcuna discriminazione. La comunità internazionale deve svolgere un ruolo di mediazione attiva, per garantire che l’accordo non sia solo un momento di tregua temporanea, ma un vero e proprio passo verso una pace definitiva”.
Le organizzazioni firmatarie ribadiscono con fermezza l’importanza di non fermarsi a un semplice cessate il fuoco, ma di lavorare concretamente per una soluzione che porti a due stati per due popoli, che consenta finalmente ad israeliani e palestinesi di vivere in pace, sicurezza e dignità, nel rispetto delle loro identità e dei loro diritti fondamentali.
Emergenza umanitaria a Gaza: i dati di UMEM e AISC, più di 10 anni per la ricostruzione
Secondo il Prof. Foad Aodi, presidente di UMEM (Unione medica euro-mediterranea), i dati raccolti dai corrispondenti sanitari sul campo e supportati dalla rete internazionale di AISC e di Radio Co-mai, con rappresentanze in oltre 120 paesi, offrono un quadro drammatico della crisi nella Striscia di Gaza. Con soli 600 camion di aiuti umanitari che riescono a entrare ogni giorno, la ricostruzione completa della vita e dei servizi essenziali potrebbe richiedere più di 10 anni.
10.000 vittime e bambini sotto le macerie
“Ci sono ancora oltre 10.000 vittime e bambini dispersi sotto le macerie, una tragedia che non si limita al dolore della perdita ma che rappresenta anche un grave rischio sanitario,” spiega il Prof. Aodi. “Il pericolo di malattie infettive ed epidemie è molto alto, specialmente durante le prime fasi della ricostruzione, quando verranno inevitabilmente trovati numerosi cadaveri non ancora recuperati.”
Un sistema sanitario al collasso
Il Prof. Aodi sottolinea che l’assistenza sanitaria è una priorità assoluta, con gravi carenze che riguardano tutti i settori, in particolare quelli dedicati ai pazienti cronici e agli anziani. “Servono interventi immediati in nefrologia, ginecologia, neonatologia, ortopedia, fisiatria, oncologia, cardiologia, pneumologia e pediatria,” continua. “Molte strutture sanitarie sono inagibili, e i pazienti non possono accedere alle cure essenziali.”
Navi ospedali mobili e corridoi sanitari come soluzioni urgenti
“Per affrontare i primi sette mesi di emergenza, abbiamo bisogno di navi ospedali mobili che possano fornire cure immediate alle persone colpite, sia direttamente nelle zone più colpite che in mare,” aggiunge Aodi. “I corridoi sanitari sono fondamentali per garantire l’arrivo rapido di medicinali, anestetici e attrezzature salvavita.”
Delegazioni mediche specialistiche
Grazie alla collaborazione con i professionisti sanitari dell’UMEM e i corrispondenti di AISC e di Radio Co-mai, il Prof. Aodi ribadisce l’urgenza di inviare a Gaza delegazioni di specialisti internazionali. “Ci servono esperti in neurochirurgia, psicologia, cardiologia, radiologia, anestesia e ortopedia,” spiega. “Solo così sarà possibile rispondere alle necessità più urgenti.”
Farmaci e attrezzature salvavita
La denuncia è chiara: “Mancano medicinali indispensabili, dagli anestetici ai farmaci per patologie croniche e salvavita,” sottolinea il Prof. Aodi. “Questo peggiora ulteriormente una situazione già critica, che rischia di diventare insostenibile senza un intervento coordinato e rapido.”
Appello internazionale
“Ringrazio la rete i corrispondenti e medici e professionisti della sanità di UMEM in Palestina per il costante lavoro sul campo,” conclude Aodi. “Stiamo affrontando una crisi che richiede uno sforzo globale. Gaza ha bisogno di aiuti immediati e concreti, non solo di promesse. Se non si interviene ora, il costo umano e sanitario sarà incalcolabile.”
“Non è sufficiente fermare la guerra. È fondamentale promuovere una vera e propria riconciliazione sociale, culturale e politica nella regione. La nostra missione, come comunità di professionisti della salute e come organizzazioni impegnate nella promozione dei diritti umani, è quella di sostenere e incoraggiare iniziative di pace che mettano al primo posto la vita, la dignità e la salute delle persone, senza distinzioni di etnia, religione o provenienza”, ha dichiarato Aodi.
In qualità di associazioni impegnate nel sostegno alle comunità e ai diritti umani, le organizzazioni Amsi, Umem, Co-mai e il Movimento Internazionale Transculturale Uniti per Unire confermano il loro impegno continuo nel promuovere politiche di solidarietà, pace e giustizia sociale. Non solo attraverso l’azione diretta, ma anche attraverso la sensibilizzazione e la promozione di iniziative che pongano l’accento sulla necessità di garantire accesso a cure sanitarie, supporto psicologico e assistenza ai rifugiati e alle popolazioni vulnerabili che hanno subito gli orrori della guerra.
STATISTICHE UMEM-CO-MAI-RADIO CO-MAI INTERNAZIONALE
46.900 decessi
110.550 feriti
1 decesso su 4 è un minore
10.550 feriti gravi
1 milione e 900mila sfollati
36 ospedali fuori servizio tranne pochi servizi
12 mila feriti hanno bisogno di cure fuori Gaza
500 mila soffrono e stanno in emergenza fame
Più del 97% della popolazione ha problemi di cibo ,acqua pulita e corrente
Morti 377 dei vigili del fuoco
205 giornalisti
813 morti in Cisgiordania
658 studenti delle scuole non va a scuola
88% delle scuole hanno bisogno di ricostruzione
Più di 63 mila donne in gravidanza
Più di 3000 malati oncologici ha bisogno di cure
Più di 600 mila soffrono di malattie infettive e epatite
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