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CGIL. Ora servono nuove proposte per rendere attrattivi le professioni Mediche e Infermieristiche.

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Le condizioni per rendere nuovamente attrattive le professioni mediche e infermieristiche in Friuli Venezia Giulia; l’appello della Cgil: “Oltre un quarto dei lavoratori sono over 55, ma manca il ricambio: investire su contratti e formazione”.

La sanità pubblica in Friuli Venezia Giulia (FVG) sta affrontando una crisi senza precedenti. Nonostante i numerosi appelli, il settore continua a perdere personale, con una partecipazione ai concorsi pubblici sempre più scarsa e un aumento esponenziale delle dimissioni. Secondo la Cgil, la chiave per risolvere questa situazione sta nell’investire su migliori condizioni di lavoro, salari adeguati e un sistema formativo potenziato. Questo è l’appello che è stato lanciato oggi a Udine, durante un incontro dei delegati della Funzione Pubblica e della Confederazione, che ha visto la partecipazione del segretario generale della Cgil FVG, Michele Piga, e della segretaria regionale Fp, Orietta Olivo.

Condizioni lavorative e riconoscimenti economici

Secondo la Cgil, per rendere nuovamente attrattivo il lavoro nel Sistema Sanitario Regionale (SSR), è fondamentale agire su più fronti. Primo fra tutti, è necessario migliorare le condizioni economiche e lavorative del personale attraverso la contrattazione nazionale. Tuttavia, la situazione attuale lascia poco spazio all’ottimismo: per il Ccnl 2023-2025, il governo ha stanziato aumenti pari al 5,78%, una cifra insufficiente a compensare l’inflazione, che ha superato il 15% nel triennio 2020-2022. Uno squilibrio che, di fatto, non riconosce il valore del lavoro svolto dal personale sanitario, soprattutto dopo la pandemia.

Formazione e ricambio generazionale

Un altro pilastro su cui la Cgil insiste è la formazione. Il sistema sanitario deve essere alimentato da una pipeline di nuovi professionisti. Aumentare i posti nelle università per medici, infermieri e operatori socio-sanitari (Oss) è una delle proposte principali per affrontare la crisi di ricambio generazionale. Attualmente, oltre il 25% dei lavoratori ha più di 55 anni, con un significativo numero di operatori vicini alla pensione. Le condizioni di lavoro pesanti e le limitazioni fisiche di molti lavoratori rendono sempre più difficile gestire turni e mansioni, peggiorando la qualità del servizio e aumentando il rischio di errori.

L’attrattività del settore in calo

I numeri dipingono un quadro allarmante: dal 2020 al 2023, oltre 2.000 operatori hanno lasciato il servizio sanitario pubblico in FVG. Parallelamente, la partecipazione ai concorsi pubblici è crollata. Nel 2018, per 466 posti da infermiere si erano presentati oltre 4.000 candidati; nel 2024, solo 280 si sono iscritti al concorso per 340 posti disponibili. Tra i fattori che contribuiscono a questa fuga dal settore pubblico ci sono non solo i bassi salari, ma anche la pesantezza dei turni, la difficoltà di conciliare lavoro e vita privata e il crescente fenomeno delle aggressioni sul posto di lavoro. Nel 2023, sono stati riportati 483 episodi di violenza contro il personale sanitario, con le donne particolarmente colpite.

La necessità di un intervento regionale

Oltre alla contrattazione nazionale, la Cgil sottolinea che ci sono sfide che riguardano direttamente la Regione e le Aziende sanitarie locali. Tra le proposte, vi sono l’incremento dei servizi territoriali, una migliore organizzazione del lavoro, e l’introduzione di incentivi economici regionali, come borse di studio e aiuti abitativi per il personale sanitario. La distribuzione del personale è un altro problema su cui intervenire: in alcune aree del FVG, come l’Asfo, il rapporto tra personale sanitario e abitanti è ben al di sotto della media regionale, creando una situazione di squilibrio che peggiora ulteriormente la qualità dei servizi.

Conclusioni: Strategie per il futuro

Affrontare la crisi della sanità pubblica richiede interventi mirati e strutturali. Solo un investimento deciso su contratti, condizioni lavorative, riconoscimenti economici e formazione potrà garantire un ricambio generazionale e fermare l’esodo del personale verso il settore privato. La Cgil chiede un maggiore coinvolgimento delle rappresentanze sindacali nelle decisioni politiche e una pianificazione strategica a lungo termine per il futuro del Sistema Sanitario Regionale.

La posta in gioco è alta: senza un’azione immediata e coordinata, il diritto alla salute dei cittadini del Friuli Venezia Giulia potrebbe essere seriamente compromesso.

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