CCNL Sanità: Infermieri di Serie A e Serie B? Il Contratto salta e il Governo minaccia il Decreto. Servono 500 euro di aumenti per tutti.
Il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Comparto Sanità (CCNL 2022-2024) si è trasformato in un vero e proprio scontro frontale tra le parti. Da un lato, i sindacati vicini alla maggioranza di governo – Cisl, Fials e Nursind – pronti a firmare l’accordo. Dall’altro, Cgil, Uil, Nursing Up e altre sigle che hanno deciso di far saltare il tavolo della trattativa. Il motivo principale? La discriminazione economica tra gli infermieri del Pronto Soccorso e tutti gli altri operatori del settore sanitario.
Infermieri di Serie A e Serie B: la proposta contestata.
Al centro della discussione c’è la decisione del Governo Meloni, attraverso l’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni), di concedere aumenti sostanziosi solo agli infermieri dei Pronto Soccorso. Si parla di un incremento salariale fino a 500 euro mensili, mentre per il resto del personale infermieristico – che opera in reparti ospedalieri, emergenza territoriale e assistenza domiciliare – le cifre sarebbero irrisorie.
La giustificazione del Governo è legata al tema delle aggressioni subite dagli infermieri in Pronto Soccorso, ma i sindacati non firmatari ribattono: la violenza nei confronti del personale sanitario è un problema diffuso in tutti i reparti e sul territorio, dove gli infermieri spesso operano in solitudine e senza adeguate misure di sicurezza.
L’ombra dell’Assistente Infermiere e il mancato riconoscimento delle competenze.
Oltre alla questione salariale, un altro nodo cruciale che ha spaccato il tavolo delle trattative è la nuova figura dell’Assistente Infermiere. Questo ruolo, a metà strada tra l’Infermiere e l’Operatore Socio-Sanitario (OSS), rischia di svuotare di valore la professione infermieristica, creando una figura intermedia con mansioni operative simili a quelle degli infermieri laureati, ma con una formazione ridotta.
A ciò si aggiunge il mancato riconoscimento delle competenze avanzate, dei titoli magistrali, dei dottorati di ricerca e della dirigenza infermieristica, richiesti con forza da Cgil, Uil e Nursing Up. Per Cisl, Nursind e Fials, invece, l’accordo proposto dal Governo sarebbe stato il massimo ottenibile in questa fase, e dunque accettabile in attesa di futuri miglioramenti.
Verso un CCNL per decreto? Il Governo non esclude l’imposizione.
Con la spaccatura tra i sindacati, il Governo potrebbe decidere di bypassare il tavolo della contrattazione e approvare il CCNL per decreto, un’ipotesi già ventilata da alcuni esponenti dell’esecutivo. Secondo la narrazione governativa, il mancato accordo penalizzerebbe i lavoratori, e le sigle sindacali di sinistra (Cgil, Uil e Nursing Up) sarebbero le vere responsabili del blocco degli aumenti.
E ora? Gli infermieri devono farsi sentire.
La verità, come sempre, sta nel mezzo. È innegabile che i colleghi del Pronto Soccorso meritino un riconoscimento economico adeguato per il loro lavoro in condizioni spesso proibitive, ma è altrettanto vero che tutti gli altri infermieri non possono essere trattati come professionisti di Serie B. Gli aumenti devono riguardare l’intera categoria e non solo una sua parte.
Gli infermieri italiani non possono più restare a guardare: è il momento di pretendere rispetto e parità di trattamento. Se il Governo vuole davvero investire nella sanità, deve farlo in maniera equa, senza creare discriminazioni all’interno della stessa professione.
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