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Vi invito a riflettere seriamente sul declino del SSN, ma soprattutto, se desiderate che la professione infermieristica continui a essere attrattiva in Italia, considerate l’opportunità di escluderla dal Comparto. In questi mesi c’è stata molta agitazione nella professione infermieristica. Si sono compiuti progressi seguiti da regressi, e tuttora persiste un certo grado d’incertezze e perplessità riguardo a questa nuova figura professionale, l’Assistente Infermiere. Chissà quali saranno state le motivazioni a fare scelte inopportune, creando ulteriori polemiche ma soprattutto confusione, alterando la serenità e il già precario benessere di tutta la popolazione sanitaria. Si è elevata la formazione ma non si è cambiato nulla. 

Un passo avanti nell’ambito clinico

Questo passo avanti ha portato alle tre lauree specialistiche: Cure Primarie e Sanità Pubblica, Cure Pediatriche e Neonatali, Cure Intensive e nell’Emergenza,  e inoltre la prescrizione infermieristica. Tale evento ha sicuramente rafforzato il ruolo, dando ulteriori stimoli alla professione,che però deve avere dei contesti di vera autonomia anche nella governance aziendale, in modo da poter generare sviluppo e crescita formativa per i futuri infermieri.

Due passi indietro

La nuova figura dell’Assistente Infermiere ha riportato alla luce l’ex infermiere generico, facendo sembrare che si stia tornando indietro di decenni. È come se in una sola notte venissero annullati giorni di lotte e manifestazioni, nel tentativo di perseguire una professione al passo con i tempi. Se si è passati dal mansionario al profilo professionale, ci deve essere stata una motivazione, così come il passaggio da scuole regionali a una formazione universitaria. Inoltre, con il nuovo percorso normativo e formativo, la figura dell’ex infermiere generico è stata soppressa, dando vita a un’infermieristica più conforme alla realtà e alle nuove esigenze assistenziali. L’introduzione di questa nuova figura comporta il ripristino del mansionario, sebbene rivisitato, creando ulteriore confusione all’interno del contesto assistenziale tra OSS e AI. Pertanto, l’infermiere avrà due figure di supporto: l’OSS e l’AI, che svolgeranno compiti simili ma con formazioni e profili professionali distinti.

Anziché dare attrazione alla professione che ogni giorno è sotto pressione

Si va a creare ancora più caos. Quando invece bisogna continuare a consolidare le figure assistenziali già presenti, infermieri e OSS. Alla luce degli eventi che si susseguono ogni giorno da diversi mesi, sembra essere svanito il senso di responsabilità collettiva. Non sono necessari attestati di solidarietà o normative più severe contro la violenza; coloro che sono inclini a compiere tali atti lo faranno sempre. La nostra democrazia presenta delle lacune e pertanto risulta inefficace. È necessario promuovere una maggiore sensibilità, ponendosi la domanda: “Se fossi io a trovarmi in quel momento dinanzi a un atto di violenza inaudita, sia essa verbale che fisica?”. Richiamo alla memoria l’articolo pubblicato nel 2018 su nurse24.it dal titolo “Evoluzione professionale, Fnopi: La risposta è l’infermiere”, della dottoressa Lia Pulimeno. Il sistema deve orientarsi verso lo sviluppo delle competenze e garantire ai professionisti le condizioni necessarie per esprimerle appieno. Infermieri specializzati con competenze avanzate devono collaborare con medici esperti nel loro specifico campo disciplinare. Non è necessario creare nuove figure o funzioni; è imprescindibile investire nei professionisti già in grado di ricoprire tali ruoli se posti nelle giuste condizioni. Ciò richiede consapevolezza e dignità! Tra sprechi e sperperi passati e quelli che si continuano a fare, a pagare l’alto tributo sono proprio gli infermieri, anello debole di questa catena. Trovandosi tra l’incudine e il martello, ben poco possono fare. 

 Un altro motivo è il mancato adeguamento salariale al costo della vita

Soprattutto in un momento storico come questo, in cui anche la denatalità è in aumento. In questi giorni è apparsa la notizia di quei pochi euro di aumento che sono sovrapponibili all’aumento concesso ai pensionati. Forse chi è dall’altra parte non si rende conto del caro vita nella vita di tutti i giorni, specialmente per chi ha una famiglia con dei figli, un mutuo da pagare e  una macchina per andare a lavorare, in particolare colleghi che sono partiti dal basso senza alcun appiglio ma solo con le loro forze. Il lavoro nobilita l’uomo; tuttavia, dall’altra parte anche l’uomo deve nobilitare la metrica di retribuzione e valorizzazione. Lo ribadisco per l’ennesima volta: adeguare le retribuzioni significa uscire dal Comparto, che alla luce delle nuove lauree specialistiche non è più in linea. Come è possibile che un infermiere, dopo un percorso di studi ben articolato, venga collocato in questo settore? Ma stiamo scherzando? Dov’è il senso di dignità?

 Avete programmato Case della Comunità, Case della Salute, infermieri di famiglia, ecc.  

Ma se non rendete attrattive le condizioni lavorative, come potete aspettarvi che le persone siano interessate a intraprendere questa professione? Evitiamo di svalutare un percorso formativo ormai consolidato e apriamo le porte verso un futuro migliore, riconoscendo anche a livello normativo l’autonomia contrattuale, che è il tassello mancante per essere a tutti gli effetti una professione intellettuale. Il vero sviluppo si crea se vengono istituite opportunità di crescita per nuove famiglie dove la vita può germogliare veramente costruendo la società del domani.

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Autore

  • EmilioCariati Cari Onorevoli Parlamentari...

    Infermiere di professione, nel tempo libero si dedica alla scrittura di riflessioni sulla vita, ispirate in gran parte dalla sua esperienza lavorativa. Il contatto quotidiano con la sofferenza e il disagio umano gli permette di osservare una società che, nonostante i suoi progressi, appare spesso lontana dalla vera civiltà. Ha pubblicato due libri: "Strade senza cuore, gente senza amore" e "Quando la malattia diventa un optional". Inoltre, ha scritto numerosi articoli per quotidiani e riviste.

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Infermiere di professione, nel tempo libero si dedica alla scrittura di riflessioni sulla vita, ispirate in gran parte dalla sua esperienza lavorativa. Il contatto quotidiano con la sofferenza e il disagio umano gli permette di osservare una società che, nonostante i suoi progressi, appare spesso lontana dalla vera civiltà. Ha pubblicato due libri: "Strade senza cuore, gente senza amore" e "Quando la malattia diventa un optional". Inoltre, ha scritto numerosi articoli per quotidiani e riviste.

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