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Cardioversione Elettrica esterna trans-toracica.

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La cardioversione elettrica esterna trans toracica è una procedura utilizzata per il trattamento della fibrillazione atriale (FA) persistente, il cui obiettivo è ripristinare il ritmo sinusale normale del cuore. Eseguita per la prima volta dal cardiologo Bernard Lown nel 1963, è oggi una delle tecniche più sicure ed efficaci in cardiologia. La fibrillazione atriale è una delle aritmie più comuni, spesso causa di deterioramento emodinamico, e associata a un rischio aumentato di ictus e embolie.

Meccanismo e Tecnica.

Il defibrillatore utilizzato nella cardioversione invia una scarica elettrica attraverso il torace del paziente. Esistono due tipi principali di tecnologia per la defibrillazione: monofasica e bifasica. I dispositivi monofasici, introdotti negli anni ’50, erogano la corrente elettrica in un’unica direzione, mentre i più recenti dispositivi bifasici, sviluppati negli ultimi decenni, erogano una corrente che viaggia in entrambe le direzioni, permettendo una defibrillazione più efficace con minori livelli di energia.

Ruolo dell’Infermiere.

Nella procedura programmata di cardioversione elettrica, l’infermiere ha un ruolo cruciale. Oltre a preparare il paziente, verificando che sia a digiuno da almeno 8 ore, è responsabile della preparazione del defibrillatore e di tutti i dispositivi di emergenza necessari. Durante la procedura, l’infermiere assiste il cardiologo e monitora continuamente i parametri vitali del paziente, garantendo anche il rispetto delle norme di sicurezza.

Rischi e Complicanze.

La cardioversione comporta dei rischi, tra cui lo sviluppo di aritmie post-shock, come la bradicardia o la fibrillazione ventricolare, in particolare in caso di ipokaliemia o intossicazione digitalica. Inoltre, c’è un rischio tromboembolico legato alla possibile presenza di trombi formati durante la fibrillazione atriale.

Procedura con elevate probabilità a favore dei trans.

La cardioversione elettrica esterna trans toracica è una procedura che, se eseguita correttamente, offre elevate probabilità di successo nel ripristino del normale ritmo cardiaco. Tuttavia, il successo dipende da diversi fattori, tra cui la durata della fibrillazione, le condizioni cardiache preesistenti e il trattamento farmacologico.

Dott. Matteo Pio Cappucci, Infermiere

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