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Calo di vocazioni per gli infermieri, ma iscriversi all’università è un rebus.

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Nel 2025, il sistema sanitario italiano affronta una crisi vocazionale sempre più evidente, con un numero insufficiente di candidati per i corsi di laurea in Infermieristica. A questo si aggiunge una complicazione: le università non sono in grado di coprire tutti i posti disponibili, ma i posti liberi vengono riassegnati solo a chi arriva da altri atenei, escludendo di fatto una parte di potenziali studenti.

Un fenomeno in crescita.

La crisi vocazionale nel settore infermieristico non è una novità. Sin da settembre, quando si sono svolti i test d’ingresso per le Professioni sanitarie, è emerso un dato preoccupante: i posti disponibili per gli infermieri nelle università italiane non sono stati coperti da un numero sufficiente di iscrizioni. Un fenomeno che si inserisce in un contesto generale di carenza di personale sanitario, aggravato dalla pandemia, e che mette in evidenza la difficoltà crescente nell’attrarre giovani verso la professione.

Il caso del Piemonte: posti liberi, ma un decreto restringe le possibilità.

Un esempio emblematico di questa crisi si registra in Piemonte, dove sono stati messi a disposizione 158 posti liberi per i corsi di laurea in Infermieristica. Tuttavia, un decreto regionale ha riservato tali posti solo a chi proviene da altri atenei, escludendo i potenziali candidati che avrebbero voluto iscriversi direttamente. Un provvedimento che alimenta ulteriormente il rebus burocratico per chi intende intraprendere la carriera infermieristica.

Un accesso complicato: la burocrazia e le difficoltà economiche.

L’accesso all’università per i corsi di laurea in Infermieristica risulta sempre più difficile non solo per la carenza di posti, ma anche per le barriere burocratiche e le difficoltà economiche che molti giovani affrontano. Mentre da un lato ci si scontra con un numero insufficiente di immatricolazioni, dall’altro l’università sembra essere un sistema intricato, che allontana i candidati dalla professione.

Le implicazioni per il futuro del settore sanitario.

Questa situazione solleva interrogativi cruciali sul futuro del sistema sanitario italiano. Se la crisi vocazionale continuerà a crescere e se non verranno messe in atto misure concrete per incentivare l’iscrizione e la formazione di infermieri, il Paese rischia di trovarsi in difficoltà nel garantire la qualità dell’assistenza sanitaria. In un periodo in cui la domanda di professionisti sanitari è altissima, l’Italia rischia di dover affrontare una carenza cronica di personale infermieristico.

Le proposte per rilanciare la professione.

Per contrastare la crisi delle vocazioni, alcune associazioni professionali e sindacali suggeriscono politiche di sensibilizzazione verso le nuove generazioni, incentivando le iscrizioni attraverso agevolazioni economiche e l’introduzione di un maggior numero di borse di studio. Inoltre, sarebbe utile snellire le procedure burocratiche per l’accesso ai corsi di laurea, eliminando gli ostacoli che dissuadono i potenziali studenti.

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