Caldo, anziani e “revisione” della terapia. Diuretici e antipertensivi, quando è bene ridurne il dosaggio.
Scompenso cardiaco e insufficienza renale: se le due patologie coesistono. I consigli del dott. Roberto Tarquini.
Buone pratiche e comportamenti corretti possono ridurre le conseguenze del caldo sulla salute dei giovani adulti, a maggior ragione su quella delle persone anziane. Già in condizioni normali l’anziano ha un ridotto stimolo della sete: d’estate – sottolinea Roberto Tarquini, Direttore di Medicina Interna 1 dell’ospedale San Giuseppe di Empoli – è necessario reintegrare i liquidi per evitare una eccessiva disidratazione, facendo assumere all’anziano una congrua dose durante la giornata (1-3 litri, a seconda dei casi, tenendo conto delle patologie presenti), consigliare dieta ricca di frutta e verdura, ad alto contenuto di acqua. Se la persona anziana va incontro a disidratazione, una delle conseguenze più nefaste è l’ipotensione, un calo importante della pressione sanguigna che può causare disturbi soprattutto in chi ha situazioni cliniche pregresse, con conseguenze spesso gravi, ad esempio le cadute, come sta a dimostrare il gran numero di anziani con fratture che affollano i Pronto Soccorso in questa stagione.
Questi pazienti vanno incontro più frequentemente a polmoniti, disturbi respiratori, peggioramento della funzione renale, eventi cardiocircolatori per un ridotto rifornimento di sangue ai vari organi.
“Per questo è importante fare sempre un’azione preventiva all’inizio della stagione calda con il proprio medico di famiglia – sottolinea il dott. Tarquini – Una” revisione” della terapia, in particolare per gli anziani, soprattutto se affetti da più patologie, che assumono medicinali come diuretici o antipertensivi, in grado di per se di ridurre la pressione arteriosa e il contenuto corporeo di acqua, in genere riducendone il dosaggio. Un’altra classe di farmaci da attenzionare sempre, e più ancora nel periodo estivo è quella degli antinfiammatori che in un paziente disidratato possono peggiorare ulteriormente la situazione, in particolare la funzione renale”.
A volte poi racconta il dott. Tarquini ci troviamo difronte un paziente disorientato, a causa delle indicazioni diverse, a volte opposte fornite proprio dagli stessi medici: non bere troppo perché il paziente soffre di scompenso cardiaco, bere molto se ha insufficienza renale, ma le due patologie spesso coesistono. Il medico di famiglia, o un medico di riferimento, che deve valutare globalmente il paziente, dovrà fornire indicazioni che conciliano, spesso solo con l’uso del buon senso le varie necessità.
Un consiglio per i pazienti e, importantissimo, per chi se ne prende cura: valutare lo stato di idratazione. Se la bocca e la lingua sono asciutte, la pelle secca e disidratata, le urine concentrate, di colore scuro, il paziente è disidratato e vanno somministrati liquidi con tranquillità, indipendentemente dalla patologia dalla quale è affetto. In questi casi, è comunque buona regola sottoporre il paziente all’attenzione del medico che potrà dare le indicazioni del caso.
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