Bonazzi (FSI-USAE): “la crisi della Professione Infermieristica non si risolve con l’Assistente Infermiere. Puntare sugli OSS”.
Iniziamo la carrellata di interviste ai personaggi noti e meno noti della sanità e dell’Infermieristica italiana, tra rappresentanti istituzionali, sindacalisti, dirigenti di società scientifiche e docenti universitari. Oggi è la volta di Adamo Bonazzi, segretario nazionale del sindacato FSI-USAE, che ha risposto in modo piccante alla nostra intervista.
Nelle ultime settimane si è ingigantito sui social e sui giornali sanitari il dibattito sull’istituendo Assistente Infermiere. Sarà una sorta di figura ibrida tra l’infermiere e l’Operatore Socio Sanitario, ma senza a responsabilità dirette. La sua formazione e la sua vigilanza resterà ad appannaggio del Professionista Infermiere e secondo alcune indiscrezioni del Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Il suo Ente come valuta questa possibile new entry nel SSN?
La FSI-USAE ritiene sbagliato il provvedimento che istituisce l’assistente infermiere perché svilisce gli Operatori socio sanitari, che perdono una fetta importante della loro autonomia operativa nella professione e non dà niente in più agli infermieri che non hanno alcun bisogno di essere assistiti. E’ un provvedimento che potrà anche essere stato assunto in buona fede da chi lo ha richiesto ma, lo ripeto, è un provvedimento sbagliato. Sappiamo che serve ai signori delle cliniche private e delle Residenze sanitarie per anziani perché gli consentirà di risparmiare notevoli risorse finanziarie sfruttando chi ha bisogno di lavorare in mansioni improprie ma riteniamo che chi sostiene questo provvedimento abbia una visione distorta e medioevale della sanità e dei rapporti professionali dentro una equipe sanitaria. L’OSS – infatti – non è un aiuto infermiere o un aiuto assistente sociale: è un operatore che è parte integrante dell’equipe, in un ottica multidisciplinare, a sostegno dei bisogni di salute degli utenti con proprie competenze e proprie capacità professionali. Va riqualificato il suo ruolo, non svilito trasformandolo nel servo di altre professioni. Noi abbiamo presentato una petizione parlamentare e messo a disposizione del parlamento un apposito disegno di legge in questo senso. Contiamo di riaprire la discussione e risolvere la questione in tempi ragionevoli.
La Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI) è favorevole alla creazione dell’Assistente Infermiere. Mediante la creazione di Lauree Magistrali ad indirizzo clinico per l’infermiere quest’ultimo avrebbe più possibilità di diventare veramente un professionista intellettuale, delegando la parte puramente tecnica del suo lavoro definitivamente all’AI. Lei cosa ne pensa?
La Fnopi fa la sua strada e continua a spingere verso una super specializzazione dell’infermiere attraverso una formazione universitaria e di specializzazioni che al momento non trovano sbocco professionale nell’organizzazione di alcuno dei servizi sanitari regionali italiani.
Sospetto che questo serva a fornire cattedre nelle università per dare soddisfazione ai propri rappresentanti nazionali e locali , che così potranno fregiarsi del titolo di professori associati. Questo però rende sempre più ampia la distanza di queste persone dalla propria base, che invece desidera essere rispettata come professionista infermiere ed avere stipendi adeguati anche senza aver bisogno di lauree magistrali e master vari.
Se il futuro dell’Infermieristica italiana passa dalle Lauree Magistrali ad indirizzo clinico, perché questa riforma è temuta e addirittura combattuta da tante società scientifiche e associazioni Infermieristiche? Centrano forse gli inutili Master di Primo livello mai riconosciuti ufficialmente a livello contrattuale e remunerativo, ma tanto osannati proprio da queste organizzazioni?
Questo fa il paio con quanto dicevo prima. Lo spazio contrattuale è limitato dal fatto che la professione di infermiere è solo una delle molte professioni sanitarie e che il comparto è schiacciato da un tetto di cristallo su cui poggiano i piedi altri professionisti: medici e farmacisti in primis, che sono classificati come dirigenti. Quindi se la salita è preclusa ogni gradino in più che si aggiunge alla scala in realtà schiaccia inevitabilmente verso il basso gli altri pioli (gradini) della medesima scala. In questo sistema, chi ha potuto, ha cercato il proprio spazio nelle università o in altri contesti come la carriera organizzativa, contesti che poggiano entrambi sulle spalle degli infermieri.
I sindacati sono divisi tra loro nel valutare l’avvento dell’Assistente Infermiere. Questo è dovuto ad una vera conoscenza della nuova figura professionale che verrà o alla paura di non poterla ancora inquadrare dal punto di vista contrattuale?
Per quanto ci riguarda la motivazione è chiara. Per gli altri sospetto che chi è a favore voglia rappresentare il malcontento degli infermieri per i contesti organizzativi attuali che sono insoddisfacenti per gli infermieri che si ritrovano troppo spesso a fare i conti con organici inadeguati alla mole di lavoro. Mentre chi è contrario avrà come noi le proprie ragioni ma si sarà anche fatto due conti sulle risorse contrattuali a disposizione.
Il Governo Meloni e i Ministri della Salute e dell’Economia hanno fatto finora orecchie da mercante relativamente alla richiesta di aumenti salariali da parte dei sindacati. La poca considerazione della politica nei confronti della Professione Infermieristica sta aggravando ancora di più la sua già scarsa attrattività nel mondo giovanile. Il suo Ente ha una ricetta magica per invogliare il Governo Meloni ad intervenire cambiando finalmente rotta?
Il mio ente è un sindacato e precisamente la FSI-USAE (Federazione Sindacati Indipendenti organizzazione costituente della confederazione USAE). Noi non abbiamo, ovviamente, la bacchetta magica per far cambiare opinione ad un governo ma riteniamo che la poca attrattività della professione infermieristica sia dovuta ad un insieme di fattori che solo in parte dipendano dalle risorse e molto dipendano da altri fattori, alcuni dei quali ho già elencato prima. Ritengo però utile evidenziare che secondo noi nella ricerca di nuovi spazi professionali si sia perso di vista l’importanza e la dignità della professione di base. Qualsiasi specialista, infatti, prima di diventarlo sarà stato un infermiere di base alle prese con i suoi turni, i suoi problemi organizzativi, le sue ansie e i suoi tormenti. E’ qui, quindi, che bisogna rivalutare la professione.
Nel suo complesso la Professione Infermieristica non è stata mai così in crisi di valori, di indentità e di credibilità. Cosa consigliereste ai vertici FNOPI e ai presidenti OPI per invertire tale tendenza?
Beh, in parte mi sono già espresso rispondendo sulla questione della scarsa attrattività. Bisogna intervenire rivalutando la professione di base sia dal punto di vista economico che professionale. Molti infermieri sono preoccupati del fatto che le specialità restringano il loro spazio professionale e limitino le loro possibilità di trasferirsi, ma anche del fatto che le risorse per retribuire tali incarichi vengano sottratte al monte stipendiale da distribuire sulla loro base stipendiale . Noi non pretendiamo di dare consigli a nessuno ma è indubbio che se una strategia non ha funzionato non si può perseverare e bisogna cambiarla. Ma non ci sembra sia questa l’intenzione della FNOPI.
Torniamo all’Università. Ad inizio settembre 2024 si è raggiunto il cosiddetto punto di non ritorno, ovvero alle 20.000 disponibilità di posti nei Corsi di Laurea in Infermieristica hanno risposto solo in 20.000, con un rapporto 1:1. Inoltre, di questi 20.000 pretendenti si sono iscritti finora ai CDL per Infermieri solo in 18.000. Secondo lei è ancora utile continuare con i test di preselezione o sarebbe meglio dare la possibilità a tutti di iscriversi liberamente? A chi giova il voler continuare ad utilizzare vecchi e vetusti sistemi di selezione?
Guardi, nel nostro paese, l’Italia, un referendum ha abolito il regno ed i titoli nobiliari per far nascere la repubblica. I Baroni pero ci sono ancora, e con essi conti, vassalli, valvassori e valvassini. Senza titoli ma con un potere reale, che senza certe regole non potrebbe esistere.
Alcune Regioni del Nord hanno scelto di finanziare gli studi dei neo-studenti in Infermieristica. Si torna indietro di anni, a quando non si sceglieva la professione perché piaceva, ma solo perché si guadagnava da subito un piccolo stipendio. Cosa ne pensa di questa involuzione? Porterà realmente ai risultati preventivati ovvero all’aumento del numero di iscrizione al CdL?
Mi sembra solo una pezza e come, lei sa bene, le pezze coprono i buchi ma non rammendano lo strappo. Purtroppo però in alcuni contesti territoriali ed in particolare nelle città metropolitane il problema economico è molto più sentito che in altri e quindi anche un aiuto di questo genere conta. Il caro affitti conta ed in momenti di crisi, per una famiglia, uscire ogni mese dalle 650 agli 800 euro di affitto più il vitto e le tasse universitarie per finanziare la partecipazione agli studi universitari dei figli è diventato un lusso che non tutti si possono permettere. Non credo sia la soluzione al problema ma solo il tempo ci dirà se ha funzionato o meno.
Gli Studenti Infermieri sono maggiori al sud, che al nord. E le loro scelte sono ricadute anche quest’anno sugli Atenei del Meridione, complice anche la crisi economica. Molti Corsi di Laurea in Infermieristica rischiano la chiusura, soprattutto nelle scuole universitarie più blasonate del settentrione. Perché si continua a sottovalutare questo fenomeno?
L’università italiana soffre dei suoi mali che non riguardano solo l’infermieristica. Per quanto riguarda le lauree sanitarie il numero chiuso ed i test di ammissione di certo non aiutano. Ma il problema delle professioni sanitarie è chiaramente il fatto che il mancato chiarimento dei ruoli e degli ambiti professionali insieme alla attuale supremazia organizzativa e stipendiale dei medici rende più attrattiva la professione medica di quella infermieristica. È forse brutale come risposta ma è così. Per un giovane la domanda è perché dovrei fare 5 anni per fare l’infermiere quando con sette sono un medico di medicina generale e guadagno il triplo ?
Ha un sogno nel cassetto per l’Infermieristica italiana?
Ohh sì! Senza alcun dubbio! L’attuazione del comma 566 della Legge di Stabilità 2015. Non sarà la panacea di tutti i mali ma è certamente la base di partenza di una qualsiasi discussione in vista di un impianto organizzativo moderno del SSN e probabilmente anche la base di chiarezza necessaria su cui ricostruire il perimetro professionale e la sua dignità professionale. La base per passare da una organizzazione della sanità baronale a una sanità moderna che metta al centro i bisogni di salute degli utenti e che, in un ottica multidisciplinare, ogni operatore che fa parte integrante dell’equipe metta le proprie competenze e le proprie capacità professionali al servizio della medesima traendone il massimo della soddisfazione professionale e il giusto compenso retributivo.
Grazie segretario e buon lavoro.
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