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Azienda Ospedaliera condannata al risarcimento di € 16.564,14: quando la Professione Infermieristica viene calpestata.

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Un’infermiere, originario di San Marco in Lamis, ha denunciato la sua Madre Azienda Ospedaliera per pratiche di demansionamento e, come risposta, si è visto condannare al risarcimento di € 16.564,14. Questo caso mette in evidenza le difficoltà che molti professionisti della salute sono costretti a subire nel corso della loro carriera, sebbene la denuncia sia la chiave per fare luce su pratiche lavorative che spesso restano nell’ombra.

BustaPagaInfermiere-768x1024 Azienda Ospedaliera condannata al risarcimento di € 16.564,14: quando la Professione Infermieristica viene calpestata.

Le attività “criminali” nella Professione Infermieristica.

Il risarcimento di cui si parla non è un premio, ma una condanna che segue l’atto di coraggio di un infermiere che ha avuto il coraggio di sollevare il velo su una realtà che affligge il sistema sanitario. Il professionista ha denunciato attività che non solo minano la dignità della professione, ma che sono anche illegalmente imposte a chi lavora nei reparti ospedalieri. A fronte di una retribuzione e di un ruolo che dovrebbero rispecchiare il valore dell’infermiere, le attività di routine che lo riguardano spesso si riducono a operazioni che nulla hanno a che fare con l’alta specializzazione che richiede il lavoro in ospedale.

La valutazione della cute e il cambiamento dei pannoloni: un lavoro sminuito.

Tutti conoscono l’importanza del contatto diretto con i pazienti, ma questo non significa che debba essere ridotto alla gestione di operazioni elementari come il cambio del pannolone o la valutazione della cute, attività che non solo sono competenze che potrebbero essere svolte da altri membri del personale, ma che finiscono per ridurre l’infermiere al ruolo di mero “tecnico”. In una situazione del genere, il rischio non è solo di demansionamento, ma anche di frustrazione professionale, poiché ogni infermiere sa quanto il suo ruolo sia ben più complesso e centrale per la cura del paziente.

Un vassoio per il Primario: un affronto alla professione.

Un altro episodio di umiliazione per il professionista infermiere si svolge nei corridoi ospedalieri dove, per “favorire il lavoro in équipe”, l’infermiere si trova a servire il vassoio della colazione al primario. Queste richieste sono segni di un sistema che non solo maltratta gli infermieri, ma che mina anche l’integrità e il rispetto reciproco che dovrebbero caratterizzare il lavoro sanitario. Il servizio non è parte del protocollo professionale di un infermiere, ma viene imposto in un contesto dove l’autorità si traduce in un abuso di potere.

Le Università: una ulteriore dimensione del Demansionamento.

In parallelo al demansionamento nel sistema ospedaliero, non possiamo ignorare il trattamento che molti studenti di infermieristica e delle professioni sanitarie subiscono durante il loro percorso accademico. Laboratori che li vedono protagonisti in attività come la pulizia dei comodini, bocciature ingiustificate e ostacoli nel percorso di laurea sono altre forme di abuso che danneggiano la preparazione e la professionalità futura di chi si dedica con passione alla sanità. La bocciatura di uno studente per motivi legati alla preparazione pratica e alla gestione di attività che non competono al livello di formazione accademica richiesto, non è solo un danno per l’individuo, ma per la stessa società, che si trova privata di professionisti competenti.

Un appello alla giustizia e alla dignità della Professione.

Sarebbe auspicabile che anche le università e le strutture sanitarie venissero chiamate a rendere conto di come trattano i propri studenti e i professionisti, attraverso un percorso che porti a una vera e propria riforma delle pratiche, tanto sanitarie quanto accademiche. Un cambiamento che, se avviato, potrebbe rendere giustizia a chi ogni giorno lavora con dedizione, sacrificio e passione, ma che troppo spesso vede la sua carriera penalizzata da comportamenti che non sono all’altezza della sua professionalità.

Una dovuta riflessione.

Questa vicenda ci invita a riflettere sulle ingiustizie che troppo spesso vengono perpetrate nel silenzio, siano esse tra le mura ospedaliere o nei corridoi universitari. La denuncia è un atto di coraggio, ma dovrebbe essere anche il punto di partenza per una riforma più profonda e rispettosa delle competenze e della dignità di tutti i professionisti della salute.

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