Assistente Infermiere: un confronto globale tra i Sistemi Sanitari.
Con la recente approvazione della figura dell’assistente infermiere in Italia, si apre una nuova pagina per il settore sanitario del paese. Ma cosa sappiamo davvero di questo ruolo? E come si colloca nel panorama internazionale? In Europa, Stati Uniti, Australia e Asia, la figura dell’assistente infermiere o equivalente è una realtà consolidata, ma con compiti e responsabilità che variano ampiamente. Analizziamo come questo ruolo si è sviluppato in altre parti del mondo e cosa possiamo aspettarci dal suo arrivo in Italia.
La figura dell’Assistente Infermiere in Europa.
Nei paesi europei, la figura più vicina all’assistente infermiere italiano è il Health Care Assistant (HCA) nel Regno Unito, l’ausiliario sanitario in Spagna, o l’assistente sanitario in Belgio e Irlanda. Questi professionisti svolgono mansioni essenziali di assistenza di base, come monitorare i segni vitali, aiutare i pazienti con l’igiene personale, alimentazione e mobilizzazione. Mentre la loro formazione è limitata rispetto a quella degli infermieri qualificati, il loro impiego è stato incrementato per far fronte alla carenza di personale e migliorare la qualità complessiva dell’assistenza.
Nel Regno Unito, gli HCAs operano all’interno del National Health Service (NHS) da molti anni. Il loro percorso di studi non è standardizzato: molte persone ottengono qualifiche come il National Vocational Qualification (NVQ) , mentre altre ricevono solo formazione in servizio. Gli stipendi variano tra £18,000 e £23,000 annui, a seconda dell’esperienza e della posizione geografica. Anche in Spagna e in Belgio, la retribuzione degli assistenti è simile, con stipendi che si aggirano intorno ai €18,000-€22,000 all’anno. Tuttavia, la mancanza di regolamentazione uniforme in questi paesi spesso crea confusione su quali compiti possano effettivamente svolgere, con alcune controversie sul fatto che superino le loro competenze, richiedendo supervisione costante da parte degli infermieri.
Stati Uniti e Australia: il modello angloamericano.
Negli Stati Uniti, la figura corrispondente è il Certified Nursing Assistant (CNA), un ruolo che esiste da decenni. I CNA sono addestrati per fornire assistenza di base e supportare gli infermieri nelle attività quotidiane, ma con un percorso formativo regolamentato e standardizzato. Devono completare un programma formativo approvato dallo stato, che include circa 75-120 ore di formazione, a cui segue un esame per ottenere la certificazione. Negli USA, i CNA guadagnano in media $30,000 annui, con differenze significative a seconda dello stato e del settore di impiego (ospedali, case di cura, assistenza domiciliare).
In Australia, gli Assistants in Nursing (AINs) hanno ruoli simili, ma con una regolamentazione meno stringente. Non esiste un programma di formazione unico per gli AIN, e la maggior parte del loro addestramento avviene sul campo. Nonostante ciò, il loro contributo è considerato essenziale, specialmente nelle case di cura e nel settore dell’assistenza agli anziani. Gli stipendi per gli AIN variano tra $40,000 e $50,000 all’anno.
Asia: un approccio diversificato.
In Asia, l’assistente infermiere è una figura meno formalizzata, ma comunque presente in paesi come India e Giappone. In India, il ruolo è noto come nurse aide o nurse attendant, con un focus sull’assistenza ai bisogni quotidiani dei pazienti e un percorso di formazione che può durare dai sei mesi a un anno. Tuttavia, la retribuzione è significativamente inferiore rispetto ai paesi occidentali, con uno stipendio medio che raramente supera i $2,500 all’anno. In Giappone, il Kaigo Fukushishi svolge un ruolo simile all’assistente infermiere, specialmente nel settore dell’assistenza agli anziani, una crescente necessità data l’invecchiamento rapido della popolazione.
L’arrivo della figura in Italia.
L’introduzione della figura dell’assistente infermiere in Italia potrebbe offrire una soluzione innovativa alla crescente domanda di assistenza sanitaria e contribuire ad alleggerire il carico di lavoro degli infermieri. Tuttavia, come dimostrato dall’esperienza di altri paesi, sarà fondamentale stabilire limiti chiari tra i ruoli e implementare un percorso formativo ben strutturato per garantire un’assistenza sicura ed efficace. Un’attenta pianificazione e regolamentazione saranno essenziali per integrare questa nuova figura e per ottimizzare i benefici che potrebbe portare.
Guardando ai modelli internazionali, l’Italia potrà trovare ispirazione per adattare questa figura alle proprie esigenze e potenzialmente migliorare la qualità dell’assistenza offerta ai pazienti?
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