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Assistente Infermiere: nuova figura, vecchie polemiche.

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Quando nei primi anni 2000 venne introdotta la figura dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS), il mondo infermieristico sollevò un polverone di critiche e preoccupazioni, simili a quelle che stiamo vivendo oggi con la nascita dell’Assistente Infermiere.

All’epoca, le figure già esistenti, come l’Operatore Tecnico Assistenziale (OTA) e l’Operatore Socio-Assistenziale (OSA), furono rimpiazzate dall’OSS, suscitando non poche tensioni tra gli infermieri. La paura principale riguardava la potenziale confusione nei ruoli e la sovrapposizione di competenze, elementi che rischiavano di minare la specificità della professione infermieristica.

All’epoca, molti infermieri vedevano con scetticismo la creazione dell’OSS. Temevano che avrebbe invaso il loro campo, soprattutto nelle attività di assistenza diretta ai pazienti. Queste preoccupazioni, tuttavia, si dimostrarono, nel tempo, eccessive. Con il passare degli anni, l’OSS si rivelò una figura essenziale, in grado di alleggerire il carico di lavoro degli infermieri nelle mansioni di base, consentendo loro di concentrarsi su attività più complesse e a maggiore responsabilità.

L’OSS è oggi insostituibile in molti setting e strutture, soprattutto per il supporto nelle attività quotidiane e nell’assistenza primaria ai pazienti fragili e non autosufficienti.

Se torniamo al presente, con la recente introduzione dell’Assistente Infermiere, assistiamo a un déjà vu: le stesse polemiche e le stesse critiche provengono nuovamente dagli infermieri. Anche questa volta, la principale obiezione riguarda il timore che la nuova figura possa confondere i pazienti e invadere lo spazio professionale riservato agli infermieri.

Ma siamo davvero di fronte a una minaccia per la professione infermieristica, o stiamo ripetendo lo stesso errore del passato, temendo una figura che si rivelerà altrettanto importante e complementare?

L’OSS, che inizialmente suscitava polemiche, ha dimostrato nel tempo di essere una risorsa fondamentale per il sistema sanitario, e c’è la possibilità che l’Assistente Infermiere segua lo stesso percorso.

Se ben definito e strutturato, il ruolo dell’Assistente Infermiere potrebbe alleggerire il carico di lavoro degli infermieri nelle attività più operative, lasciando agli infermieri la gestione di casi clinici complessi e di responsabilità decisionale. Le critiche attuali potrebbero quindi risultare inutili, come lo furono all’epoca quelle contro l’OSS.

L’evoluzione del sistema sanitario richiede adattamenti costanti, e nuove figure possono svolgere un ruolo importante nel rispondere alle crescenti esigenze della popolazione e alla frammentazione dei compiti. Tuttavia, è fondamentale che vi sia chiarezza nei ruoli e che le nuove professioni siano ben integrate nel sistema, evitando conflitti di competenza.

Se si troverà un equilibrio tra l’Assistente Infermiere e quella dell’infermiere, questa nuova figura potrebbe diventare, come l’OSS, una risorsa indispensabile per migliorare l’assistenza sanitaria complessiva. L’evoluzione della sanità non si ferma e non si deve fermare e le professioni devono adattarsi a nuovi scenari.

Il vero rischio è quello di rimanere ancorati a vecchie posizioni, piuttosto che cogliere le opportunità che ogni cambiamento porta con sé.

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  • Screenshot-2024-10-05-alle-06.26.43 Assistente Infermiere: nuova figura, vecchie polemiche.

    Alessandro Del Vecchio, infermiere con consolidata esperienza nei reparti di chirurgia, terapia intensiva e nel coordinamento, attualmente ricopre anche il ruolo di docente universitario, contribuendo alla formazione delle future generazioni di professionisti della salute. Nonostante il conseguimento di tre lauree e cinque master, continua a perseguire nuove opportunità di apprendimento e sviluppo nel campo della sanità e dell'insegnamento.

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Alessandro Del Vecchio, infermiere con consolidata esperienza nei reparti di chirurgia, terapia intensiva e nel coordinamento, attualmente ricopre anche il ruolo di docente universitario, contribuendo alla formazione delle future generazioni di professionisti della salute. Nonostante il conseguimento di tre lauree e cinque master, continua a perseguire nuove opportunità di apprendimento e sviluppo nel campo della sanità e dell'insegnamento.

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