Assistente Infermiere e Robotica in Sanità: tra evoluzione e preoccupazioni.
Le polemiche nel campo infermieristico continuano a crescere a seguito dell’introduzione della figura dell’Assistente Infermiere, una figura professionale che sembra evolversi dall’Operatore Socio Sanitario (OSS), ma che porta con sé incertezze e dibattiti. Le discussioni non si limitano a questa nuova figura, ma si estendono all’arrivo di innovazioni tecnologiche che potrebbero rivoluzionare l’intera assistenza sanitaria.
Il futuro è già qui.
L’intelligenza artificiale, la sanità digitale e i robot umanoidi stanno rapidamente prendendo piede, prospettando un futuro in cui il ruolo degli operatori sanitari potrebbe essere ridotto. La digitalizzazione, fino a pochi anni fa confinata ai sistemi amministrativi e diagnostici, sta ora muovendo i suoi primi passi in ambito assistenziale, con macchine capaci di svolgere attività fisiche e di apprendimento. Ciò apre nuove strade, ma al tempo stesso solleva numerosi interrogativi.
Il dibattito sul web è acceso: non si discute più solo del confronto tra infermieri e OSS, ma si guarda oltre, a una possibile realtà in cui i robot assistenti non siano solo collaboratori degli infermieri, ma veri e propri sostituti. Sembra una prospettiva futuristica, visionaria, eppure è un presente in evoluzione.
L’arrivo degli Assistenti Robotici: una minaccia o una opportunità?
Un esempio concreto di questa tendenza è stato l’ultimo annuncio di Elon Musk, che ha presentato il robot di ultima generazione, l’Antonomous Assistant, Humanoid Friend. Questo robot rappresenta l’avanguardia della tecnologia, con un’incredibile capacità di apprendimento automatico. Grazie all’intelligenza artificiale, è in grado di migliorare le sue prestazioni con il tempo, perfezionando movimenti e azioni. Può camminare, correre, sollevare oggetti e compiere una vasta gamma di attività con fluidità e precisione, e tutto questo mentre interagisce con gli esseri umani.
Nel video di presentazione, questo umanoide si dimostra capace di svolgere attività quotidiane come annaffiare le piante, spolverare le superfici o scaricare borse della spesa. Se oggi vediamo questi robot come assistenti domestici, tra non molto potrebbero essere impiegati in ospedali e strutture sanitarie per svolgere compiti tecnici e di assistenza.
Quale futuro per Infermieri e Medici?
La domanda che molti operatori sanitari si pongono è chiara: ci sarà ancora spazio per l’assistenza diretta ai pazienti? E se sì, quale sarà il ruolo degli infermieri e dei medici in un sistema automatizzato?
È lecito chiedersi se, in un futuro non troppo lontano, il ruolo di chi oggi si occupa di assistenza sanitaria sarà ridotto a quello di “controllori” delle prestazioni eseguite dai robot. Con la capacità di apprendere e migliorarsi, i robot come l’Antonomous Assistant potrebbero essere in grado di svolgere gran parte delle mansioni che oggi caratterizzano il lavoro degli infermieri e degli OSS, con l’aggiunta di un vantaggio economico: niente stipendi, niente turni di riposo, nessun burnout.
Se, da un lato, l’intelligenza artificiale e la robotica potrebbero rappresentare un modo per alleggerire i carichi di lavoro e risolvere la carenza di personale, dall’altro c’è chi teme una completa sostituzione del lavoro umano. E non solo. Il costo di questi robot potrebbe essere ammortizzato nel tempo, o addirittura superato da forme di leasing o noleggio, più convenienti del mantenimento di un operatore umano.
Robot: senza stipendi e senza stress.
Questi robot, a differenza degli esseri umani, non soffrono di stress o malattie. Non richiedono pause o ferie e possono essere programmati per rispondere istantaneamente a qualsiasi esigenza del paziente. Se è vero che anche i robot subiscono l’usura, il loro malfunzionamento o “stanchezza” non rappresenterebbero un costo emotivo e sociale come avviene oggi con lo stress lavorativo dei professionisti sanitari.
Il futuro della Sanità è digitale?
Il futuro della sanità sembra destinato a cambiare in modo radicale, con robot sempre più capaci di integrare o sostituire l’intervento umano. Il rischio, però, è che in questo processo si perda il lato umano dell’assistenza, fondamentale in contesti come quelli ospedalieri, dove il rapporto empatico e diretto tra paziente e operatore sanitario può fare la differenza.
Cosa ci aspetta nei prossimi anni? Sicuramente, una riflessione profonda su come bilanciare il progresso tecnologico e il mantenimento del valore umano nelle cure. La figura dell’infermiere e dell’operatore socio sanitario dovrà adattarsi o rischia di essere ridimensionata da queste innovazioni.
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