Assistente Infermiere. Ceccarelli (Coina): «Ecco chi potrebbe trarre realmente beneficio dalla nuova figura sanitaria!»
«A discapito della qualità delle cure e della sicurezza dei cittadini».
ROMA 8 OTT 2024 – La recente approvazione, da parte di Governo e Regioni, del Decreto per l’introduzione dell’Assistente Infermiere (AI), potrebbe avere un impatto significativo su diversi fronti, con “potenziali benefici” per le istituzioni, le organizzazioni e i sindacati favorevoli al suo inserimento.
Il Coina, Sindacato delle Professioni Sanitarie, sin dal primo momento fortemente contrario all’inserimento della nuova figura nel nostro SSN, offre una attenta disamina in relazione a chi potrebbe realmente “trarre vantaggi” da questo nuovo controverso profilo sanitario.
«Naturalmente, da parte nostra, coerentemente con la nostra posizione assunta sin dall’inizio, si tratta di una schietta analisi che nasconde un profondo dissenso nei confronti di quelle realtà che potrebbero trarre potenziali benefici economici dall’inserimento dell’Assistente Infermiere nel nostro Sistema Sanitario». Esordisce così il Segretario del Coina, Marco Ceccarelli.
– La FNOPI potrebbe beneficiare non poco della creazione di un elenco di iscritti dedicato agli Assistenti Infermieri, il che potrebbe rappresentare una nuova fonte di fondi. Inoltre, la Federazione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche potrebbe svolgere un ruolo chiave nella regolamentazione e nella formalizzazione di questa figura, esercitando un’influenza significativa sul suo sviluppo.
– I sindacati favorevoli all’introduzione dell’Assistente Infermiere potrebbero trarre profitto dall’inquadramento economico degli stessi, ricevendo una percentuale mensile dello stipendio di ogni lavoratore iscritto. Se lo stipendio dell’AI fosse più alto rispetto a quello degli OSS, i sindacati guadagnerebbero certamente di più.
– Associazioni di Categoria, Società Scientifiche e Aziende Private potrebbero trovare favorevoli opportunità nell’occuparsi della formazione degli Assistenti Infermieri. La necessità di formare e gestire questa nuova figura professionale potrebbe aprire nuovi mercati e servizi, generando entrate aggiuntive.
La possibilità di reinquadrare economicamente molti OSS potrebbe essere particolarmente vantaggiosa, migliorando le loro condizioni economiche e professionali.
«La presenza degli Assistenti Infermieri, secondo la FNOPI e secondo alcuni sindacati favorevoli al suo inserimento, dovrebbe e potrebbe migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria, permettendo agli infermieri di concentrarsi su compiti più complessi e di natura intellettuale, secondo il Profilo Professionale e il Codice Deontologico. Non siamo affatto d’accordo con questa visione e non lo saremo mai», continua Ceccarelli.
«L’indubbia formazione, che per ora non è assolutamente costruita su un solido substrato, e soprattutto la voluta mancata riorganizzazione e valorizzazione economico-contrattuale della realtà dei professionisti sanitari, ci inducono a pensare legittimamente il contrario! E le ragioni sono basilari.
Prima di tutto riteniamo che l’introduzione dell’AI potrebbe essere motivata da interessi meramente economici, anche e soprattutto da parte delle istituzioni, con la tortuosa scorciatoia di “tappare le falle” della carenza infermieristica, con il preciso scopo di esimersi dall’impegno di risanare realmente il problema e di investire sulle professionalità che abbiamo in casa.
In questo scenario, la situazione di fondo, però non solo rischia di non migliorare significativamente, ma di evolversi negativamente verso pericolosi peggioramenti per la qualità dell’assistenza.
In definitiva, secondo noi, l’introduzione della figura dell’Assistente Infermiere potrebbe essere davvero deleteria per la qualità delle cure».
Rischi per la Qualità dell’Assistenza, Formazione Accelerata e Capacità Limitate: La creazione di una figura professionale ibrida, con una formazione accelerata e capacità apprese necessariamente limitate, potrebbe non garantire la qualità dell’assistenza richiesta. Gli assistenti infermieri, con una preparazione meno approfondita rispetto agli infermieri professionisti, potrebbero non essere in grado di affrontare situazioni cliniche complesse, mettendo a rischio la sicurezza dei pazienti.
Potenziali Contenziosi Legali: Introdurre l’AI senza definire chiaramente i livelli e lo skill-mix tra il personale potrebbe portare a contenziosi legali nella gestione delle attività cliniche. La mancanza di una regolamentazione chiara sui compiti e le responsabilità degli AI potrebbe creare confusione e aumentare il rischio di errori.
Demansionamento: La proposta non risolve il problema del demansionamento, ovvero la tendenza a ridurre il livello di responsabilità e autonomia professionale degli infermieri. Gli AI potrebbero essere utilizzati per compiti routinari, lasciando gli infermieri professionisti con carichi di lavoro eccessivi.
«Pur comprendendo l’urgenza di affrontare la carenza di personale sanitario, la proposta di introdurre l’Assistente Infermiere, nella sua forma attuale, secondo noi del Coina, rischia di rivelarsi un rimedio peggiore del male, una toppa che non copre la voragine, una pericolosa scorciatoia.
Vogliamo forse dimenticare che il nuovo Decreto prevede che, ad avere la possibilità di diventare Assistente Infermiere, con appena 100 ore di formazione aggiuntiva, potrebbero essere, con tutto il rispetto, un OSS con un titolo di studio della media inferiore, ma con 8 anni di attività alle spalle di cui 5 continuativi?
Sono davvero queste le figure che possono sostituire le migliaia gli infermieri che mancano all’appello? E’ questa l’evoluzione del Sistema Sanitario auspicata dalla collettività?
Sia chiaro, e non smetteremo di sottolinearlo, che nessuno ci toglierà dalla testa che il Decreto è frutto sic et simpliciter della necessità chiara di “tappare l’enorme falla” dei professionisti dell’assistenza.
Diventa allora fondamentale affrontare il problema della carenza infermieristica con soluzioni che garantiscano la qualità dell’assistenza e la sicurezza dei pazienti, piuttosto che creare ulteriori problemi. Solo risanando la realtà dei professionisti sanitari ed elevando finalmente la qualità del loro lavoro quotidiano, si può immaginare l’inserimento graduale di una figura che sia ad essi di supporto», conclude Ceccarelli.
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