Arriva l’OSS strumentista di sala operatoria. Ma è tutto lecito?

In un ospedale di Padova, si sta avviando un corso interno per formare Operatori Socio-Sanitari (OSS) come strumentisti in sala operatoria. Questa iniziativa, non ancora ufficialmente comunicata dalla direzione aziendale, solleva interrogativi e preoccupazioni tra i professionisti sanitari e le organizzazioni di categoria.

Formazione interna: opportunità o rischio?

Il programma, che si estende per circa 200 ore, è rivolto ai volontari OSS e include il supporto diretto degli infermieri che agiranno come tutor. Tuttavia, la mancanza di un quadro legislativo chiaro e l’assenza di coinvolgimento da parte degli enti regolatori sollevano interrogativi sulla legittimità e l’efficacia di questa iniziativa. Attualmente, le normative in Italia non consentono agli OSS di ricoprire il ruolo di strumentisti. Qualsiasi cambiamento organizzativo dovrebbe quindi essere accompagnato da un adeguamento legislativo, con la partecipazione delle autorità regionali e nazionali competenti.

Sicurezza dei pazienti e criticità operative.

La proposta di riorganizzazione prevede la presenza di un solo infermiere e due OSS in sala operatoria durante le procedure. Gli operatori ritengono che questa configurazione non assicuri adeguati standard di sicurezza, soprattutto in caso di emergenze intraoperatorie. Attualmente, sono presenti due infermieri e un OSS, una composizione già ritenuta al limite per affrontare le criticità operative. In situazioni di emergenza, l’unico infermiere disponibile si troverebbe a dover gestire sia il coordinamento delle attività della sala che l’assistenza diretta al paziente, aumentando il rischio di errori e compromettendo la sicurezza delle cure.

Criticità organizzative e malessere del personale.

La situazione è peggiorata da una cronica mancanza di personale, con un numero crescente di infermieri che lasciano la struttura a causa di pensionamenti e dimissioni. Negli ultimi due anni, l’azienda ha subito una significativa perdita di professionisti, attratti da ambienti lavorativi più sostenibili. L’attuale carico di lavoro, considerato insostenibile, ha alimentato uno stato di stress e demotivazione tra i dipendenti. L’introduzione del corso per OSS strumentisti ha inoltre portato al blocco totale delle ferie per il personale, ufficialmente motivato da esigenze organizzative. Se confermata, questa decisione violerebbe i diritti contrattuali e le normative vigenti, con ulteriori effetti negativi sul benessere psicofisico dei lavoratori.

Parere delle organizzazioni professionali.

Diverse associazioni e ordini professionali hanno manifestato la loro opposizione all’iniziativa. Secondo queste fonti, affidare agli OSS compiti tipici del personale infermieristico comporterebbe un pericoloso calo degli standard di qualità e sicurezza, specialmente in un ambiente tecnico e delicato come la sala operatoria. Le attuali normative italiane non consentono agli OSS di ricoprire il ruolo di strumentisti. Qualsiasi eventuale modifica organizzativa richiederebbe quindi un adeguamento legislativo, coinvolgendo le autorità regionali e nazionali competenti.

La direzione sanitaria, seppur con un approccio informale, sembra determinata a risolvere le lacune organizzative con soluzioni rapide ma talvolta controverse. È fondamentale che la sicurezza dei pazienti e il rispetto delle normative restino prioritari in ogni decisione. È urgente chiarire i requisiti organizzativi delle sale operatorie e considerare l’integrazione di figure non regolamentate, come gli OSS strumentisti. È auspicabile avviare un dialogo trasparente tra le parti coinvolte per identificare soluzioni sostenibili, senza compromettere la qualità delle cure e la dignità professionale degli operatori sanitari.

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