Aodi (Umem-Co-mai): Le nostre indagini aggiornate dal Medioriente, ad un anno dall’inizio del tragico conflitto a Gaza.
Oggi 7 ottobre, i morti sono saliti a 42mila. I feriti sono 97.530. In Libano si contano 2100 decessi e 10mila feriti.
Co-mai, UMEM e Unione internazionale Arabi 48: Aderiamo agli appelli di Papa Francesco, ma purtroppo siamo ancora in attesa della vera Pace, e delle concrete iniziative diplomatiche per il cessate il fuoco, per i corridoi sanitari in Palestina ed in Libano e per le cure dei feriti in Europa.
ROMA 7 OTT 2024 – «Oggi, 7 ottobre, è una data che segna un anno dall’inizio del sanguinoso conflitto in Medio Oriente che ci riporta ad un bilancio devastante di vittime civili, uccisioni quotidiane e scontri incessanti.
Il conflitto, che ha segnato profondamente l’intera regione, continua a mietere vite innocenti, coinvolgendo bambini, donne e anziani senza distinzione di religione o cultura, e ha scatenato una spirale di violenza che sembra ormai fuori controllo. A 12 mesi dall’inizio delle ostilità, la comunità internazionale assiste impotente al proseguire del conflitto, senza alcun segnale tangibile di negoziazioni diplomatiche per raggiungere un cessate il fuoco».
Grazie ai corrispondenti di Umem e di Radio-Co mai internazionale, quindi professionisti sanitari, da una parte, e giornalisti dall’altra, le suddette associazioni e movimenti forniscono costantemente alla stampa, attraverso le campagne di comunicazione e le interviste di Aodi, indagini e statistiche aggiornate sulla delicata situazione in Medioriente.
«Nonostante la gravità della situazione, esordisce Aodi, finora non si è registrato alcun tentativo diplomatico concreto per porre fine alle violenze o per stabilire corridoi umanitari necessari a portare soccorso alle popolazioni colpite.
Le vittime civili continuano ad aumentare, così come la pressione sulle infrastrutture sanitarie, che non riescono a rispondere alle necessità di una popolazione in costante stato di emergenza. A peggiorare ulteriormente la situazione, la guerra si è allargata anche oltre i confini di Israele e Palestina, coinvolgendo Libano, Yemen ,Siria Iraq ed Iran, in una pericolosa escalation di tensioni e scontri armati.
L’assenza di un’azione diplomatica forte, da parte delle potenze internazionali, ha lasciato un reale e pericoloso vuoto, mentre la violenza si è estesa ad altre aree della regione mediorientale, rendendo la situazione sempre più critica. Il conflitto tra Israele e Libano, in particolare, ha attirato l’attenzione del mondo intero, e vi sono crescenti timori che possa trasformarsi in un conflitto regionale su vasta scala.
Un grido di aiuto per le vittime innocenti – Le vittime principali di questa guerra sono i civili , dice ancora Aodi, in particolare bambini e anziani, costretti a vivere sotto bombardamenti continui e privi di cure adeguate.
“No alle uccisioni di civili e bambini, indipendentemente dalla religione o dalla cultura”: è questo il messaggio che le associazioni come le nostre hanno ribadito fin dal primo giorno del conflitto. La richiesta, chiara e inequivocabile, è sempre stata quella, ed è ancora oggi quella di chiedere l’immediato cessate il fuoco e stabilire corridoi sanitari per il trasporto di aiuti umanitari. È urgente fornire cure mediche non solo sul posto, ma anche negli ospedali italiani e occidentali per coloro che necessitano di trattamenti specialistici. oltre la richiesta di una conferenza internazionale di Pace in tutto il Medio oriente e per concretizzare la proposta 2 popoli 2 stati per la Palestina ed Israele.
In questo contesto, le nostre associazioni umanitarie, Amsi, UMEM, Co-mai ed il Movimento Uniti per Unire, hanno lanciato una campagna di raccolta di aiuti sanitari per il Libano. Insieme all’Associazione “Donna Tunisina di Parma”, è stata promossa un’iniziativa per inviare farmaci, personale medico e tutto il necessario per affrontare l’emergenza sanitaria. Le richieste di aiuto sono arrivate in particolare dai rappresentanti medici in Libano, che chiedono farmaci essenziali e l’invio di delegazioni mediche per assistere i feriti. Spero che l’iniziativa possa trovare il sostegno della Croce Rossa Italiana, dell’ONU e le forze armate italiane, ma resta il problema di come coordinare questi sforzi in un contesto di guerra aperta.
Rischi globali e il pericolo di una Terza Guerra Mondiale – Le preoccupazioni per una possibile escalation globale non sono infondate. Il conflitto in corso rischia di coinvolgere sempre più Paesi, trasformandosi in una guerra mondiale se non si agirà con decisione. La situazione in Medio Oriente, infatti, ha implicazioni geopolitiche che vanno ben oltre i confini della regione. I leader mondiali, finora troppo timidi nell’agire, devono essere consapevoli del pericolo di una catastrofe globale. Se non si mettono in pratica azioni concrete, ammoniscono gli esperti, la possibilità che questo conflitto sfoci in una Terza Guerra Mondiale cresce giorno dopo giorno.
È in questo contesto che, da parte delle nostre associazioni, viene rivolto un appello alla politica italiana, l’ennesimo, nella speranza che il nostro Paese possa farsi portavoce di un’iniziativa diplomatica internazionale.
Chiediamo al Governo, visto che siamo italiani di origine araba, di mettere subito in campo una proposta diplomatica seria e concreta. L’invito è a convocare immediatamente i leader del G7 e altre potenze globali per affrontare la questione e trovare una soluzione al problema che affligge il Medio Oriente da decenni: stiamo parlando dell’assenza di uno Stato palestinese con confini sicuri e riconosciuti a livello internazionale, inclusi quelli con Israele», dice sempre Aodi.
L’unità contro l’odio: un appello alla coesione – In un momento di estrema tensione e violenza, è cruciale ricordare che le divisioni non fanno altro che peggiorare la situazione. L’unità, invece, può essere una via verso la speranza e la pace. È essenziale che tutte le comunità coinvolte restino unite contro ogni forma di odio e discriminazione, inclusi l’antisemitismo e l’islamofobia. Questi fenomeni, spesso alimentati dalle tensioni internazionali, non devono avere spazio in nessun contesto, specialmente in un momento così delicato.
L’appello, rivolto alle comunità palestinesi e arabe presenti in Italia e in Europa, è chiaro: restiamo uniti, lavoriamo insieme per decidere il nostro futuro senza delegare ad altri il diritto di parlare a nostro nome. Solo attraverso la coesione e la solidarietà possiamo fare la differenza e proteggere i nostri interessi. Ringraziamo, inoltre, chi porta avanti la vera solidarietà senza utilizzare il nostro nome per scopi personali, riconoscendo l’importanza di un sostegno sincero e disinteressato.
Le parole di Papa Francesco: un appello alla pace inascoltato – «In questo difficile contesto, non sono mancate, come in passato, le parole di speranza da parte di Papa Francesco, che ha più volte chiesto il cessate il fuoco e una risoluzione pacifica del conflitto. Tuttavia, nonostante la sua autorità morale e il suo appello alla coscienza dei leader mondiali, la voce del Papa sembra essere stata ampiamente ignorata dal mondo politico».
«Constatiamo purtroppo, con estremo rammarico, che, la voce di Papa Francesco, dice sempre Aodi, viene gravemente ignorata. Siamo di fronte ad una mancanza di ascolto estremamente grave, che rappresenta una delle tante tragedie di questo atroce conflitto.
Nonostante l’impegno del Pontefice e di molte altre figure di spicco della comunità internazionale, sembra che la pace resti ancora lontana. Nel frattempo, le vittime innocenti continuano a pagare il prezzo più alto di una guerra che sembra non avere fine», conclude nella sua analisi il Prof. Foad Aodi.
ECCO LE NOSTRE ULTIME STATISTICHE UMEM AGGIORNATE DA GAZA E DAL LIBANO
Libano – 2100 decessi e 10mila feriti
Libano – Un milione di sfollati
Libano – 100 bambini morti e 700 bambini feriti dall’inizio del conflitto.
Libano – Aiuti umanitari in queste ore stanno arrivando da Egitto, Iraq, Emirati Arabi, Polonia, distribuiti sia agli sfollati, sia agli ospedali.
Libano – Più di 100 decessi tra soccorritori internazionali e vigili del fuoco.
Libano – 28 medici morti nelle ultime 24 ore.
Libano 45 centri medici e sanitari colpiti negli ultimi giorni.
Libano – Al Sud del Paese chiusi 38 centri medici.
Libano – A Beirut colpiti tre ospedali.
Gaza – Ad un anno dal conflitto, oggi 7 ottobre, i morti sono saliti a 42mila. I feriti sono 97.530.
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