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Amsi-Umem-Uniti per Unire e Co-mai: possibile ritorno in patria dei medici siriani dall’Europa

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Prof. Foad Aodi, Presidente di Amsi e Umem: “Il paventato ritorno in patria rischia di compromettere la stabilità della sanità in Europa, mentre la Siria affronta un nuovo capitolo della propria ricostruzione”. Si contano più di 51.000 professionisti siriani in Europa, con 5.700 in Germania e oltre 430 in Italia. In molti pensano di tornare per contribuire alla ricostruzione del proprio paese.”

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ROMA 16 DIC 2024 – Amsi (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), Umem (Unione Medica Euromediterranea) e il Movimento Internazionale Uniti per Unire e la Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) lanciano un allarme sulla crescente il ritorno dei medici siriani verso la loro patria, la Siria, che sta vivendo un momento storico di cambiamento politico, economico e sociale. 

Il Prof. Foad Aodi, presidente e fondatore delle suddette associazioni, ha commentato la situazione in un report che mette in luce le sfide che il sistema sanitario europeo sta affrontando a causa di questa emigrazione professionale, che si aggiunge a una carenza già grave di medici e infermieri.

Il report è stato realizzato con il supporto di Radio Co Mai Internazionale e Umem, con la partecipazione di giornalisti e medici di oltre 120 paesi compreso AISC.

Nel corso degli ultimi decenni, i medici siriani sono stati tra i primi professionisti di origine straniera a giungere in Italia e in Europa. Il fenomeno è stato particolarmente accentuato con l’inizio della crisi siriana, ma oggi la Siria sta attraversando un periodo di grande cambiamento politico, e la ricostruzione in corso potrebbe spingere molti di questi professionisti a tornare nel loro paese di origine per contribuire alla rinascita della sanità nazionale.

“Bisogna guardare a fondo la realtà dei medici e professionisti della sanità siriani. In Germania ci sono 5.700 medici siriani, in Italia più di 430 e dobbiamo dire che sono in tanti coloro che oggi vogliono tornare in Siria. Tra i professionisti della sanità e medici, in Europa ci sono più di 51.000 siriani”, dichiara Foad Aodi.

“I medici siriani sono tra i più preparati e sono tra i primi che sono arrivati in Italia, nella prima fase della nostra immigrazione, dove arrivavano da studenti. Alcuni siriani sono arrivati con i giordani, palestinesi e libanesi negli anni ’60. Ormai i medici siriani in Italia e in Europa procedono verso la seconda e terza generazione.”

Con l’inizio della primavera araba, il flusso di medici siriani in Europa è aumentato significativamente, soprattutto in paesi come Germania e Italia. 

Tuttavia, “in Italia c’era l’accordo tra Italia e Egitto e Siria per l’accordo del 1958, quello che permetteva ai medici siriani di iscriversi all’albo professionale senza dover sostenere l’esame di riconoscimento del titolo. Questo accordo, però, è stato ultimamente revocato per i siriani, e ora è rimasto in vigore solo per gli egiziani.”

Il commento di Aodi si sofferma poi sulle dichiarazioni del cancelliere tedesco Angela Merkel, che aveva manifestato l’intenzione di attirare un numero elevato di medici siriani, “pagandoli però molto meno di “quanto meritassero”, una proposta che Aodi ha duramente criticato. Il presidente dell’Amsi ha risposto immediatamente a questa dichiarazione, definendola assolutamente offensiva. “Non è giusto prendere medici di origine straniera per pagarli di meno, perché non siamo professionisti di serie B o C.”

“C’è un grande pericolo in atto per la sanità in Europa a causa di questa tendenza al ritorno dei siriani in patria per lavorare e aiutare i loro paesi nella sanità”, ha continuato Aodi. 

La situazione non rischia di essere solo un problema per l’Europa, ma anche una potenziale opportunità per la Siria. Aodi ha sottolineato che numerosi paesi arabi, africani e sudamericani stanno implementando politiche per incentivare i professionisti a tornare a casa, con politiche di investimento e agevolazione per chi decide di rientrare. “Questo è un modo per combattere anche i deserti sanitari internazionali creati dalla fuga dei professionisti da paesi poveri verso i paesi ricchi”.

Tuttavia, questa tendenza comporta anche dei rischi, tutto ciò non si può nascondere: “Sicuramente, ci sarà qualche struttura sanitaria europea a rischio chiusura, anche perché molti siriani hanno delle cliniche e laboratori, specialmente nel campo della chirurgia plastica, e poi odontoiatria, pediatria, ginecologia, neonatologia, fisiatria e fisioterapia.”

Aodi conclude con un messaggio di speranza: “Non possiamo che accettare positivamente che i nostri professionisti della sanità di origine straniera decidano di tornare in patria per aiutare i loro paesi di origine, così come accogliamo positivamente il fatto che anche i professionisti della sanità italiani possano tornare nei loro paesi di origine, ma per arrivare a questo la politica di casa nostra deve creare le giuste condizioni per favorire questa emigrazione di ritorno”.

La presenza dei medici siriani in Europa: numeri e tendenze

Secondo le nostre indagini più recenti, attualmente in Germania ci sono più di 5.700 medici siriani, un numero che continua a crescere. In Italia, i medici di origine siriana sono oltre 430, mentre la comunità medica siriana nel continente europeo supera i 51.000 professionisti, impegnati non solo nella medicina generale, ma anche in specializzazioni cruciali come chirurgia, pediatria, ginecologia, e medicina d’urgenza.

La presenza di medici siriani non si limita a Italia e Germania. I numeri nei principali paesi europei sono altrettanto significativi:

• Francia ospita circa 3.500 medici siriani.

• Regno Unito accoglie 2.800 medici provenienti dalla Siria.

• Svezia ha circa 1.200 medici siriani.

• In Paesi Bassi, la comunità siriana conta circa 900 medici.

• Turchia: ad oggi sono tornati dalla Turchia verso la Siria dal 09.12 al 13.12 più di 7.621 rifugiati siriani. In Turchia ci sono circa due milioni di rifugiati siriani

• 6500 sono i siriani in Italia

• 5milioni sono i siriani in Europa

Questi professionisti, che rappresentano un’importante risorsa per i sistemi sanitari europei, potrebbero decidere di tornare nel proprio paese, che sta affrontando un grande cambiamento politico e un processo di ricostruzione. Mentre le politiche dei paesi arabi stanno cercando di attrarre i professionisti con incentivi, in Europa la carenza di personale sanitario si fa sempre più critica.

Il rischio di carenza di medici in Europa: una pressione insostenibile sui pronto soccorso

Questa dinamica, ovvero la perdita dei professionisti sanitari di origine straniera da tempo già radicati nel nostro Paese, non fa che aggravare una crisi già in atto nel sistema sanitario italiano nonché in quello europeo, che soffre di una carenza significativa di medici e infermieri. 

La fuga dei professionisti sanitari dai paesi di origine, ma anche l’indebolimento dei sistemi sanitari più forti con il possibile ritorno in patria di medici e infermieri stranieri che vivevano da tempo nelle nuove realtà che li hanno accolti, sta alimentando un circolo vizioso che compromette la qualità dell’assistenza in molte strutture, tra cui i pronto soccorsi. I numeri parlano chiaro: si prevede, secondo le nostre indagini, una carenza di 4 milioni di professionisti sanitari entro il 2030 in tutto il Vecchio Continente. Si tratta di un dato davvero preoccupante che nasce dal fallimento delle politiche sanitarie, e la situazione potrebbe peggiorare, secondo noi, con la perdita di medici altamente qualificati come quelli siriani”, avverte Aodi ,esperto Registro Esperti Fnomceo e Docente all’università di Tor Vergata. 

Conclusioni: Urge un’azione comune per la salute globale

La sfida per la salute globale è sempre più urgente, e le politiche per l’integrazione dei medici stranieri e per la valorizzazione della professione sanitaria devono essere una priorità. 

“L’Europa deve fare i conti con il rischio di un sistema sanitario in crisi e la fuga di professionisti altamente qualificati. La sanità non può permettersi di perdere medici e infermieri, sia italiani che stranieri, tra tutti quelli siriani, e deve impegnarsi in politiche più inclusive e di supporto per tutti i professionisti della salute”.

Ogni popolo, per il suo presente e il suo futuro, deve poter decidere in modo autonomo, democratico e libero, con elezioni trasparenti, per avere modo di scegliere i suoi rappresentanti e costruire nel migliore dei modi, come nel caso della Siria, la sua ricostruzione a tutti i livelli. Il destino del popolo siriano sia nelle mani dei siriani, e solo dopo verrà il tempo dei giudizi, in base ai risultati concreti ottenuti. Tutto all’insegna della democrazia e della libertà che devono sempre trionfare. Questo è il nostro augurio, come Amsi-Umem-Co-mai e Uniti per Unire, al popolo siriano e a tutti i professionisti della salute nel mondo, conclude il Prof. Foad Aodi.

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