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AMSI-UMEM-UNITI PER UNIRE-COMUNITA’ BAHAI-UNAR. Tavola rotonda “Pluralità e coesione: valori condivisi per un’identità collettiva”.

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2-3-1024x768 AMSI-UMEM-UNITI PER UNIRE-COMUNITA’ BAHAI-UNAR. Tavola rotonda “Pluralità e coesione: valori condivisi per un’identità collettiva”.

Lo scorso 17 dicembre, a Roma, si è tenuta la tavola rotonda “Pluralità e coesione: valori condivisi per un’identità collettiva”. Un’occasione di approfondito confronto sul tema dell’immigrazione e della coesione sociale. Tra gli interventi, quello del Prof. Foad Aodi, presidente dell’Amsi, dell’Umem e di Uniti per Unire, che ha dichiarato ai presenti: “Bisogna separare l’immigrazione qualificata per valorizzarla dall’immigrazione regolare per risolverne le criticità. Non si può affrontare tutto insieme, perché così si rischia di non mettere in evidenza le problematiche specifiche.”

ROMA 20 DIC 2024 – Lo scorso 17 dicembre, a Roma, si è svolta la tavola rotonda “Pluralità e coesione: valori condivisi per un’identità collettiva”. L’evento ha offerto un momento di riflessione e dialogo per affrontare il tema dell’immigrazione da una prospettiva innovativa: la coesione sociale, la pluralità e la valorizzazione delle diversità, radicate in valori essenziali condivisi, per costruire un futuro prospero.

L’incontro ha tratto grande arricchimento dai contributi di relatori e relatrici di spicco: Mattia Peradotto, Coordinatore UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), Annalisa Ramos Duarte (Consigliera CONNGI – Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane), Foad Aodi (Presidente AMSI – Associazione Medici di Origine Straniera in Italia e Uniti per Unire), Silvia Omenetto (assegnista di ricerca presso l’Università Sapienza di Roma) e Bertrand Honore Mani Ndongbou (Presidente del Coordinamento Italiano delle Diaspore per la Cooperazione Internazionale).

L’evento ha offerto uno spazio di confronto sulla costruzione di una società capace di valorizzare le diversità con un approccio basato sui valori condivisi, la partecipazione e il protagonismo sociale. Al centro del dibattito si è posto il tema della coesione sociale, intesa come capacità di creare relazioni positive e strutture comuni che accolgano le diversità senza omologarle.

Valori condivisi e identità collettiva

La costruzione di comunità coese richiede un “perimetro” di valori comuni, ancorati alla Costituzione, che rappresentano un punto di riferimento fondamentale per l’identità nazionale. Questo approccio non uniforma le diversità, ma le integra, creando un terreno comune di diritti e doveri. Una sfida complessa che esige l’accettazione di un’identità collettiva e la disponibilità a mettere in discussione aspetti individuali in favore di un progetto comune.

È stato sottolineato che la coesione sociale non può derivare da un’unica strategia. Servono interventi mirati a riparare le discriminazioni passate, prevenire nuove esclusioni e rafforzare le relazioni sociali positive. La creazione di micro-comunità, aderenti ai principi costituzionali, è emersa come strumento per promuovere identità condivise, mantenendo intatte le specificità culturali e personali.

Partecipazione e responsabilità sociale

Un elemento cardine del dibattito è stato il ruolo della partecipazione come leva del cambiamento. Non solo come esercizio dei diritti, ma anche come assunzione di responsabilità verso il bene comune, in linea con i principi costituzionali di solidarietà. Stimolare la partecipazione attiva delle nuove generazioni è cruciale per includere comunità vulnerabili nei processi decisionali, trasformandole in attori centrali.

La società civile ha un ruolo fondamentale nel creare opportunità per dare voce a tutti, soprattutto dove mancano rappresentanza e spazi di espressione.

Società plurali

Le diaspore non devono essere percepite come comunità da integrare, ma come protagoniste del cambiamento sociale. Con le loro competenze e capacità di mediazione, costruiscono ponti culturali e contribuiscono a relazioni sociali innovative e soluzioni creative. Anche la pluralità religiosa gioca un ruolo cruciale, rappresentando una risorsa per la rigenerazione sociale e urbana. È stato ribadito come la pluralità religiosa sia parte integrante della storia italiana e fondamentale per un dialogo costruttivo.

Un nuovo paradigma: protagonismo sociale

Il filo conduttore delle riflessioni è stato il protagonismo sociale, inteso come capacità e volontà di contribuire attivamente alla costruzione di comunità inclusive. Il protagonismo si fonda su due pilastri: superare i divari generazionali e riconoscere l’importanza del contributo di tutte le fasce della popolazione. Si è evidenziato il bisogno di superare i concetti tradizionali di integrazione e inclusione, promuovendo ogni diversità come risorsa per ridisegnare il discorso migratorio.

Durante il suo intervento, il Prof. Foad Aodi, giornalista internazionale esperto di salute globale, presidente di AMSI, Unione Medica Euromediterranea (UMEM) e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, nonché membro registro esperti FNOMCEO e già 4 volte Consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma e docente all’università di Tor Vergata per fisioterapisti ed Infermieri, ha ringraziato i partecipanti e gli organizzatori per l’opportunità di dialogo, sottolineando il ruolo cruciale della comunità e del lavoro condiviso. Ha illustrato le tappe fondamentali che hanno portato al successo dell’AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia) e della sua missione, evidenziando in particolare i traguardi raggiunti nel valorizzare i professionisti della sanità di origine straniera.

“Siamo partiti con la legge Martelli, che nel 1989 ha consentito ai professionisti della sanità di iscriversi all’ordine professionale senza l’obbligo della cittadinanza. L’AMSI è un’associazione unica: parliamo a tutti i professionisti della sanità di origine straniera, collaborando con oltre 120 associazioni e comunità in Italia e in Europa. Abbiamo sempre sostenuto che bisogna separare l’immigrazione qualificata, per valorizzarla, dall’immigrazione regolare per risolverne le criticità. Non si possono affrontare insieme perché così non emergono le problematiche specifiche.”

Il Prof. Aodi ha anche ripercorso le fasi dell’immigrazione in Italia, ricordando come l’AMSI sia stata tra le prime realtà a parlare di immigrazione, integrazione e sanità nel contesto della cooperazione internazionale: “Ad oggi abbiamo superato alcune barriere, come l’obbligo della cittadinanza per i concorsi pubblici, ma resta fondamentale garantire che tutti i professionisti della sanità possano lavorare, soprattutto in un Paese che soffre una grave carenza in questo settore.”

Un altro tema cruciale è stato quello delle nuove generazioni: “Siamo stati i primi, come associazione di origine straniera, a proporre la cittadinanza per i figli dei migranti. Questo è il frutto della nostra proposta del 2004-2005, in cui chiedevamo di consentire ai professionisti della sanità di partecipare ai concorsi dopo cinque anni di lavoro regolare, anche senza cittadinanza.”.

Infine, il Prof. Aodi ha lanciato un invito all’unità e al rispetto reciproco, sottolineando l’importanza della lingua, della cultura e della collaborazione tra diverse realtà sociali e religiose:
“L’integrazione si costruisce insieme. Nessuno può vivere da immigrato per sempre: bisogna rispettare le origini e le religioni, imparare bene la lingua italiana e contribuire al benessere collettivo. L’Italia non è un Paese razzista, anche se alcune proposte hanno avuto il profumo del razzismo come quella dei “Medici Spia”. Ma lavorando uniti, possiamo costruire un futuro migliore. Per quanto riguarda la questione delle immigrazioni, è fondamentale consentire a tutti i professionisti della sanità di origine straniera di partecipare ai concorsi senza l’obbligo della cittadinanza”.

Aodi ha infine ringraziato l’UNAIR per l’attenzione dedicata in questi anni alle sue statistiche, denunce e sollecitazioni.

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