Amsi-Umem: iniziata la vaccinazione contro la poliemielite a Gaza.

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Aodi: il vaccino migliore per i bambini rimane la pace ed il cessate il fuoco per la loro serenità. Ringraziamo ONU, OMS, UNICEF, Caritas e Papa Francesco per questa missione storica a favore dei bambini palestinesi. Ci auguriamo che, chi non si è impegnato mai per la pace e contro le guerre, inizi davvero a farlo adesso.

ROMA 2 SETT 2024 – «L’esplosione di un nuovo allarmante caso di poliomielite, nella Striscia di Gaza, scoperto nello scorso luglio, ha spinto la comunità sanitaria internazionale ad attivarsi per una urgente campagna di vaccinazione che ha assunto i legittimi contorni della missione umanitaria.

Noi di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, accanto all’Umem, Unione Medica Euromediterranea, con la Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, e il Movimento Internazionale Uniti per Unire, abbiamo avuto con molto anticipo questa preoccupante notizia, attraverso l’accurato lavoro dei nostri corrispondenti all’interno di Radio Co-mai Internazionale, diffusa in oltre 120 paesi del mondo.

Per questa ragione il nostro primo appello, ai Governi europei, alle Nazioni Unite e all’Organizzazione Mondiale della Sanità, è arrivato attraverso indagini dettagliate che hanno messo in evidenza che sono ben 640mila i bambini da vaccinare a Gaza, ovvero il 90% dei piccoli sotto i 10 anni, la cui salute è più che mai estremamente a rischio, visto che il virus (Poliovirus 1, 2, 3) della poliomielite agisce più rapidamente in condizioni di deficitario sistema immunitario, senza dimenticare che, dietro questo nuovo possibile rischio per la sopravvivenza dei soggetti più fragili, c’è sempre il nemico numero uno, ovvero la guerra, quella che ha creato condizioni di scarsa igiene, mancanza di acqua potabile e denutrizione, aprendo la strada a nuove terribili patologie. 

Erano 25 anni che non si vedeva un caso di poliomielite a Gaza!».

Esordisce con queste parole il Prof. Foad Aodi, leader e fondatore delle associazioni sopra citate ed esperto di salute globale ed internazionale.

«Siamo lieti di essere venuti a conoscenza che, tra sabato e domenica scorsa, la campagna di vaccinazione contro la poliomielite, a Gaza, come da programma, ha avuto inizio.

Nella tabella di marcia ci sono due dosaggi, a distanza di 4 settimane l’uno dall’altro, che avvengono per via orale, per ogni bambino.

La previsione dovrebbe essere quella, se non ci saranno ritardi, di concludere la “missione umanitaria” entro fine settembre.

Sappiamo bene, continua Aodi, che non sarà facile, anche perché non è semplice censire e raggiungere tutti i bambini sotto i 10 anni nelle zone più dimenticate e limitrofe, considerando che innumerevoli sono le famiglie palestinesi sfollate che si spostano di continuo, che hanno perso la propria dimora, senza dimenticare il dramma dei 19mila bambini che, come rivelano le nostre indagini, sono rimasti orfani di almeno un genitore, e che vivono per strada affamati e in preda alla paura.

L’obiettivo primario sarà quello di superare anche il 90% dei minori sotto i 10 anni, allargando le vaccinazioni ad un numero più elevato di soggetti, ma servono tempo, dedizione, mezzi, strumenti, e come sottolineato detto noi più volte, i soli operatori sanitari e le sole autorità di Gaza non ce la possono fare, afferma sempre Aodi.

Ed è per questo che ci siamo rivolti alle politiche internazionali, in primis all’Italia, che può e deve fare di più, favorendo anche il cessate il fuoco, portando gradualmente la popolazione di Gaza a quella agognata pace che tutti si meritano, e alla creazione, come abbiamo sempre invocato noi, di “due Stati e due Popoli”.

Ospedali, ospedali mobili, ambulatori, strutture sanitarie primarie e tende: i luoghi delle vaccinazioni sono per la verità tanti, ma la delicata realtà di solo 11 grandi centri sanitari funzionanti su 37, all’interno dei quali esistono le condizioni per conservare adeguatamente i vaccini, non rappresenta certo una situazione ideale per completare la campagna di vaccinazione.

Gli operatori sanitari non avranno vita facile quando dovranno chiamare all’appello i genitori o i parenti dei più piccoli a loro affidati. Sarà molto più dura, poi, rintracciare, come detto, i piccoli che vivono abbandonati e senza famiglia, senza dimenticare i luoghi remoti da raggiungere, partendo dal centro e poi passando a setaccio il Sud ed il Nord di Gaza, arrivando poi a toccare i luoghi remoti di campagna e quelli più nascosti, nella speranza di arrivare almeno a quel 90% che sarebbe il traguardo ottimale da raggiungere entro fine settembre.

Come detto, da nostre statistiche, sono 640mila i bambini da vaccinare, a fronte di circa 2500 operatori sanitari dell’Onu, Oms, UNICEF e Caritas e professionisti della sanità palestinesi sul posto, che dovranno fare il possibile per conservare i farmaci nei luoghi più adatti, ovvero i frigoriferi, alle prese, inoltre, anche con una temperatura climatica che non aiuta certo questo delicato e importante compito.

Il nostro appello, dice sempre Aodi, non può essere che quello del cessate il fuoco duraturo, almeno durante questo periodo della campagna di vaccinazione.

Senza le pause umanitarie, la realizzazione della campagna non sarà possibile, continua Aodi. Il poliovirus è stato rilevato lo scorso luglio in campioni ambientali di Khan Younis e Deir al-Balah. In modo preoccupante, da allora, sono stati segnalati nella Striscia di Gaza ben tre bambini che presentavano una sospetta paralisi flaccida acuta, un sintomo comune della poliomielite.

E’ noto che il territorio è libero dalla poliomielite da 25 anni, ma la sua ricomparsa rappresenta un’ulteriore minaccia per i bambini della Striscia di Gaza e dei paesi limitrofi, come sottolineato anche dall’Oms.

Solo così, in una situazione di provvisoria tranquillità, sarà più facile per le famiglie accompagnare i bambini nei centri sanitari specializzati.

Tutto questo per garantire la doverosa campagna di vaccinazione in tutta sicurezza e per proseguire in questa missione umanitaria.

Non si può dimenticare che le condizioni di mancanza di acqua potabile, con 700 pozzi distrutti dall’inizio del conflitto a oggi, accanto alla fame e alla scarse condizioni igieniche, rischiano di aprire concretamente la strada ad altre patologie, quali malattie intestinali e respiratorie, senza dimenticare che ci sono i malati cronici e i pazienti oncologici, tra cui centinaia di bambini, la cui salute è già precaria e che non hanno oggi la possibilità di continuare le cure in modo adeguato dal momento che il sistema sanitario locale è al collasso.

Non possiamo lasciarli soli, non possiamo abbandonare nessuno: occorrono altri vaccini, sangue e sempre più personale specializzato, nonché strumenti basilari ospedalieri che mancano all’appello.

Nel contempo dobbiamo rivolgere un sentito ringraziamento all’Organizzazione Mondiale della Sanità, all’Onu e a tutti i professionisti che, a rischio della propria vita, sotto le bombe e sotto i missili, ogni giorno, dall’inizio del conflitto, rischiano la vita, e che adesso stanno conducendo questa importantissima battaglia contro la poliomielite, ricordando, inoltre, che sono, secondo le nostre indagini, ben 885 i medici che hanno perso la vita durante questo atroce conflitto.

Numerosi nostri rappresentanti dell’Umem stanno partecipando a questa missione e noi tutti siamo fieri e siamo loro al loro fianco».

Così il Prof. Foad Aodi, Presidente dell’UMEM, Unione Medica Euromediterranea, esperto di salute globale, corrispondente dall’Italia per prestigiose testate straniere, Presidente di Amsi, Associazione Medici di Origini Straniera in Italia, del Movimento Internazionale Uniti per Unire, membro del Direttivo Aisi, Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti, direttore sanitario e portavoce della USEM e della Nazionale del Regno delle due Sicilie, corrispondente dall’Italia per Agenzie di Stampa, giornali e Tv di  Paesi Arabi e del Golfo, nonché docente all’Università di Tor Vergata e già 4 volte Consigliere dell’Ordine di Roma e membro registro esperti della Fnomceo, e ancora direttore sanitario del Centro Medico Iris Italia.

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