Allarme aggressioni in Sanità: un’emergenza sociale e globale. Medici, Infermieri e Professioni Sanitarie sempre più in burnout.
Nel 2024 le aggressioni fisiche e psicologiche contro medici, infermieri e operatori sanitari hanno raggiunto livelli record. L’Italia ha registrato un aumento del 33% rispetto all’anno precedente, un dato allarmante che si inserisce in un contesto globale altrettanto critico: +32% in Europa e un picco del 39% nel mondo. A lanciare un nuovo appello è il Prof. Foad Aodi, presidente di AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), che invita a intervenire con urgenza per garantire la sicurezza di chi opera in prima linea.
Il quadro della situazione.
Le recenti cronache italiane raccontano episodi di violenza sempre più frequenti e gravi. A Napoli, un’infermiera è stata colpita con un calcio al petto, mentre a Roma un’altra operatrice sanitaria è stata aggredita fisicamente da un parente di un paziente. Questi episodi, sebbene eclatanti, rappresentano solo la punta dell’iceberg. Secondo AMSI, il 42% dei professionisti sanitari ha subito almeno un’aggressione fisica o psicologica negli ultimi cinque anni, con le infermiere tra le categorie più colpite (76%).
Le Cause.
Foad Aodi individua diverse cause alla base di questo fenomeno:
- Carenza di personale e sovraccarico di lavoro: le lunghe attese nei reparti di emergenza generano tensioni tra pazienti e operatori.
- Perdita di fiducia: un rapporto sempre più fragile tra cittadini e sistema sanitario alimenta comportamenti ostili.
- Fattori esterni: alterazioni psicofisiche dovute a droga, alcol o patologie mentali rappresentano il 20% dei casi di aggressione.
Le Proposte per Invertire la Rotta.
AMSI, UMEM e Uniti per Unire avanzano soluzioni articolate e mirate:
- Postazioni di polizia nei pronto soccorso per garantire la sicurezza immediata.
- Campagne di sensibilizzazione per migliorare l’immagine dei professionisti sanitari.
- Rafforzamento della sanità territoriale per ridurre il sovraffollamento ospedaliero.
- Assunzioni mirate e miglioramento delle condizioni lavorative per operatori sanitari.
- Formazione e sensibilizzazione per prevenire conflitti attraverso il dialogo.
- Sistemi di sorveglianza e protocolli di sicurezza nelle strutture sanitarie.
La violenza contro i professionisti sanitari non è solo un problema del settore, ma una crisi sociale e culturale che richiede l’impegno congiunto di istituzioni, cittadini e operatori. Come afferma il Prof. Aodi: “La sicurezza di chi si dedica alla salute pubblica non può essere una variabile trascurata.” È tempo di agire con decisione per proteggere chi ogni giorno si impegna a salvare vite umane.
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