Alessandro Pini. Il Demansionamento degli Infermieri? Non è necessario parlarne senza soluzioni.
“Il demansionamento ancora ne parliamo?Trattiamo questo argomento, peraltro ampiamente discusso e affrontato nelle sedi giudiziarie e definitivamente regolamentato con ampia giurisprudenza a tutela della nostra professione. Lanciare slogan senza proposte concrete, parlando alla pancia degli infermieri con la promessa di cambiare tutto, invertire una rotta che non si conosce e per la quale non si conosce neppure l’alternativa porta a malesseri senza prospettive”. Inizia così un video di propaganda di Alessandro Pini, revisore dei conti dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Firenze-Pistoia, realizzato in occasione delle Elezioni per il rinnovo delle cariche dello stesso OPI. Lui è uno dei candidati della Lista “Costruire Insieme“, che sostiene il presidente uscente David Nucci.
Il video ha sollevato non poche polemiche sui social, soprattutto da parte di chi il Demansionamento o dovremmo dire la Deprofessionalizzazione la subisce tutti i giorni. Perché non parlarne? Perché continuare a dire che serve al contrario dare soluzioni? E le soluzioni chi le deve offrire? L’Ordine delle Professioni Infermieristiche? Le aziende sanitarie? I sindacati? Gli stessi Infermieri?
Questo video ci ha fatto riflettere sulla tentazione di continuare ad ignorare l’esistenza della problematica, che va assolutamente e seriamente affrontata una volta per tutte. Non basta dire che ci sono sentenze e che se ne discute da tempo, ora occorre fornire soluzioni, anche per invertire la tendenza all’abbandono, ovvero alla scelta di molti colleghi di cambiare lavoro o Stato, in cerca di fortuna, di considerazione e soprattutto di stipendi adeguati alle effettive responsabilità e competenze.
Ma chi è Alessandro Pini? Ha 40 anni ed è un serio e preparato professionista sanitario con una passato al servizio degli OSS (ha fondato ONITOSS, organizzazione che si occupava e si occupa della categoria). E’ diventato Infermiere di recente e vuole iniziare ad essere un punto di riferimento per i colleghi fiorentini e pistoiesi.
“È proprio vero, gli infermieri meritano di più, molto più di un artificiale confronto sui temi che i professionisti, i professionisti della infermieristica, danno ormai da anni già superati. Qual è appunto la logica del demansionamento? Siamo capaci di slanci enormi di specializzazione in una professione ancora tutta da tracciare nel futuro del suo sviluppo, capaci di aggiornamento ed evoluzioni costanti, al passo coi tempi, capace di competenze profonde e saldamente radicate tanto nella pratica professionale quanto nella ricerca, nell’accademia, nella specialistica di ogni setting operativo” – aggiunge Pini.
Qui Alessandro entra nel vivo di quello che dovrebbe essere la Professione Infermieri e che purtroppo non lo è. Siamo d’accordo sul fatto che l’Infermieristica si è evoluta, ma quanti sono effettivamente i colleghi che vivono la realtà raccontata da Pini? Pochi, pochissimi, ubicati in contesti felici dell’assistenza. Le cronache dei giornali, le cronache sindacali e le battaglie ben note della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI) ci raccontano cose differenti, di competenze presenti solo sulla carta, di specializzazioni che forse in futuro verranno riconosciute (e quando parliamo di riconoscimenti non si parla solo di ruoli, ma anche di adeguata remunerazione), di fughe verso realtà estere ben più strutturate e più gratificanti di quelle italiane. Siamo quindi veramente capaci oggi di slanciarci come Professione in un futuro tutto da tracciare? O siamo sul baratro di un precipizio per una Professione che non offre più stimoli?
“Chi nega tutto questo dicendo che tutta la professione è demansionata sta usando il tema come un malessere su cui fare leva (…) le discussioni sul demansionamento ci riportano indietro di 25 anni con argomenti, con argomentazioni che sostenevano un tema ormai superato. Con l’abolizione del mansionario. La professione è andata avanti, dobbiamo rendercene conto e la discussione ora è aperta su altri fronti, come la pratica collaborativa infermieri, medici, apriamo le menti” – conclude Pini.
Ma è andata veramente avanti la Professione o c’è qualcosa che non va? Forse non sono tutte “rose e fiori”, forse ci sono angoli di sanità, sempre meno nel pubblico, come nel privato, in cui gli Infermieri vivono felici e sono soddisfatti di incarichi, remunerazione e riconoscimenti collettivi; ma non è certamente in Italia, sicuramente lo è all’estero.
Di Demansionamento, o di Deprofessionalizzazione come piace dire a noi di AssoCareNews.it, bisogna continuare a parlare e non nascondere la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi. Certo è vero, non si può fare di tutta l’erba un fascio e non tutte le realtà sono uguali tra loro, ma è opportuno non abbassare la guardia. Continuare a far finta di nulla può essere deleterio per tutti noi.
Fino a 4 anni fa chi scrive viveva e lavorava al Nord, in Emilia Romagna, dove la sanità è meglio organizzata rispetto ad altre realtà dell’italico stivale. Con il trasferimento al Sud, per scelta, si è avvertita una immediatamente dicotomia assistenziale e professionale piuttosto evidente: l’Assistenza Infermieristica in Puglia è rimasta ancorata a prima del Mansionario, tecnicamente abolito tantissimi anni fa, ma nei fatti ancora esistente. Nel Meridione si assiste ancora a colleghi che fanno da zerbino al Medico, non perché lo vogliono o perché sono obbligati a farlo, ma semplicemente perché fa parte della cultura professionale dei più. L’Infermiere al Sud non si rende conto di cosa significhi essere “capaci di slanci enormi di specializzazione in una professione ancora tutta da tracciare nel futuro del suo sviluppo, capaci di aggiornamento ed evoluzioni costanti, al passo coi tempi, capace di competenze profonde e saldamente radicate tanto nella pratica professionale quanto nella ricerca, nell’accademia, nella specialistica di ogni setting operativo”. Questo nel pubblico, come nel privato.
La stessa cosa si registra, e come AssoCareNews.it ce ne stiamo occupando da tempo, anche in molte realtà del Nord, a cominciare dalla ricca Emilia Romagna, per passare al Veneto, alla Lombardia, al Piemonte, alla Liguria, al Lazio e persino alla Toscana.
Se vogliamo combattere i mali della nostra Professione, caro Alessandro, dobbiamo iniziare a “curarla” e la migliore assistenza è ascoltare chi soffre, in questo caso gli Infermieri che continuano ad essere Demansionati. Solo così potremo “assisterli” senza creare ulteriori danni.
La Professione è andata veramente avanti? Siamo pronti ad aprire le nostre menti? E soprattutto qual è la soluzione per eliminare una volta per tutte il Demansionamento?
Un abbraccio all’amico e collega Pini. Un grosso in bocca al lupo per le Elezioni.
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