Afghanistan: i talebani vietano anche i diplomi da infermiere alle donne.
In Afghanistan, la stretta dei talebani sui diritti delle donne si fa sempre più opprimente. Dopo aver proibito l’accesso all’istruzione superiore e secondaria femminile, il Ministero della Salute Pubblica ha annunciato la sospensione dei corsi di formazione sanitaria per le donne, inclusi quelli per ostetriche, infermiere e fisioterapiste. Un provvedimento che, di fatto, elimina l’ultima opportunità di istruzione professionale per migliaia di giovani donne.
Una generazione privata del futuro.
La decisione colpisce oltre 17.000 studentesse, tra cui tantissime aspiranti infermiere, costrette ora ad abbandonare i corsi. Noor Sama, 26 anni, ex studentessa di sociologia a Herat, racconta con dolore: «Ci hanno portato via tutto, per la seconda volta!». Per molte come Noor, il settore sanitario rappresentava l’unica via per una carriera professionale in un Paese che vieta alle donne di lavorare in quasi tutti gli ambiti.
Impatto devastante sulla sanità afghana.
L’Afghanistan, già alle prese con una grave crisi sanitaria, subirà ulteriori conseguenze. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il Paese registra uno dei peggiori tassi di mortalità materna al mondo: 620 decessi ogni 100.000 nati vivi. La presenza di ostetriche e infermiere era cruciale, soprattutto nelle aree rurali, dove le donne non possono essere curate da uomini senza la presenza di un tutore.
La chiusura delle scuole sanitarie femminili aggrava una situazione già critica. L’Unfpa, agenzia ONU per la salute riproduttiva, stima che sarebbero necessarie almeno 18.000 ostetriche qualificate per rispondere ai bisogni del Paese.
Un divario crescente tra ricchi e poveri.
Questa decisione aumenta il divario tra città e campagne e tra le classi sociali. Le famiglie benestanti possono permettersi cure all’estero, mentre le popolazioni rurali, già svantaggiate, rimangono senza accesso a professionisti sanitari femminili.
Terje Watterdal, direttore del Norwegian Afghanistan Committee, denuncia: «Il governo talebano dimostra un totale disprezzo per la vita e la dignità umana, favorendo l’élite urbana e abbandonando i più poveri».
Un appello alla comunità internazionale.
Le organizzazioni umanitarie e le agenzie ONU continuano a esercitare pressioni sui talebani affinché rivedano questa decisione. «C’è ancora tempo per permettere alle donne di contribuire al futuro del loro Paese», afferma Watterdal.
Un attacco ai diritti dello donne e un grave danno alla sanità afghana.
La sospensione dei corsi di formazione sanitaria per le donne non è solo un attacco ai loro diritti fondamentali, ma anche un grave danno al sistema sanitario dell’Afghanistan. È essenziale che la comunità internazionale continui a sostenere chi, all’interno del Paese, lotta per la dignità e i diritti delle donne, garantendo loro la possibilità di costruire un futuro migliore.
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