Addio all’infermiera Simona Gusmini. De Marchi (FIALS): “basta morire per il lavoro”.

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Chi era Simona Gusmini, l’Infermiera morta nel frontale a Montenegrone? Una vita dedicata alla famiglia, al lavoro e alla montagna. Alfredo De Marchi (FIALS): “non si può morire più sulle strade in questo modo”. I funerali svolti nei giorni scorsi.

Simona Gusmini, 54 anni, originaria di Albino, ha perso la vita nei giorni scorsi in un tragico incidente stradale sulla superstrada della Val Seriana, a Montenegrone. Infermiera presso il reparto di Rianimazione dell’ospedale di Seriate, Simona lascia un vuoto incolmabile non solo nella sua famiglia, composta da tre figli, di cui uno in servizio come carabiniere in Iraq, ma anche tra colleghi e pazienti che l’hanno conosciuta e amata.

Una carriera dedicata alla cura degli altri.

Simona era un punto di riferimento all’ospedale di Seriate, dove lavorava da oltre trent’anni. Appena uscita dalla scuola infermieristica, ha iniziato la sua carriera nel blocco operatorio per poi passare, circa vent’anni fa, al reparto di Rianimazione, dove ha continuato a lavorare fino all’ultimo giorno. «Il suo turno iniziava alle 14, ma lei arrivava sempre con mezz’ora d’anticipo», ricorda la sua coordinatrice, Silvia Como. Era una professionista dedita e appassionata, sempre disponibile verso colleghi e pazienti, e si faceva voler bene per il suo carattere affabile e la sua precisione.

Il tragico incidente.

Lunedì, Simona stava percorrendo la superstrada della Val Seriana a bordo della sua Opel Corsa quando, dopo aver attraversato la lunga galleria di Montenegrone, si è scontrata frontalmente con un autotreno guidato da un uomo di 51 anni di origine tunisina. L’impatto è stato devastante: l’auto di Simona è stata sbalzata a bordo strada, mentre l’autotreno si è ribaltato, causando gravi ferite al camionista, che è stato ricoverato in codice rosso all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo. I sanitari giunti sul posto, tra cui alcuni colleghi di Simona, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell’infermiera, avvenuto sul colpo.

Una vita dedicata agli altri.

Il dolore tra i colleghi di Seriate e del marito Ivan Mastroianni, coordinatore del pronto soccorso di Alzano, è stato immediato e profondo. «Era una persona molto capace e precisa, appassionata del suo lavoro», racconta Como. Simona era nota per la sua umanità, dedicandosi anche ai pazienti in condizioni critiche, spesso sedendosi accanto ai malati in coma e parlando con loro, nonostante sapesse che non potevano sentirla.

L’amore per la montagna.

Oltre alla sua dedizione al lavoro, Simona era una grande appassionata di montagna, un amore ereditato dal padre. Era iscritta al CAI di Albino e spesso organizzava escursioni coinvolgendo i suoi figli Samuele, Alessandro e Gabriele, e anche i colleghi, che faticavano a starle dietro sui sentieri. Era sempre pronta a dispensare consigli su percorsi e sentieri, e la sua energia contagiava chiunque le stesse accanto.

Le proteste della FIALS di Bergamo.

La strada provinciale 671 della Valle Seriana, che collega Clusone a Bergamo, continua a essere teatro di gravi incidenti, con una scia di sangue che ormai da anni non accenna a diminuire. A lanciare nuovamente l’allarme è Alfredo De Marchi, segretario provinciale della Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità di Bergamo, che attraverso una lettera indirizzata alle istituzioni e alla stampa locale richiama l’attenzione sulla pericolosità di questo tratto stradale e sulla mancanza di interventi concreti per migliorarne la sicurezza.

Un grido d’allarme rimasto inascoltato.

De Marchi ricorda come già nel 2012 aveva denunciato lo stato di abbandono della strada, ma nonostante i richiami, la situazione è peggiorata. “L’obbligo morale e istituzionale conferito dalle cittadine e dai cittadini non può limitarsi a una rappresentanza di facciata”, scrive De Marchi, evidenziando l’aumento del 77,5% degli incidenti e del 13,6% dei morti tra il 2004 e il 2006, dati che dimostrano l’inefficacia delle misure adottate fino a oggi.

Incidenti continui e anarchia al volante.

I recenti episodi, come il tragico incidente del 26 agosto 2024, in cui una giovane mamma ha perso la vita in uno scontro frontale con un mezzo pesante, sono solo l’ultimo esempio della pericolosità della SP 671. De Marchi sottolinea come molti degli incidenti siano causati da comportamenti scorretti degli automobilisti: sorpassi azzardati, mancato rispetto dei limiti di velocità e l’assenza di adeguati controlli da parte delle autorità competenti.

La mancanza di vigilanza e la tecnologia che potrebbe salvare vite.

Un punto critico evidenziato nella lettera riguarda l’assenza di controlli sistematici lungo la strada. Mentre le forze dell’ordine sono impegnate in attività di controllo minori, come il rispetto del disco orario nelle stradine dei paesi, lungo la provinciale mancano uomini e mezzi per monitorare e reprimere le infrazioni più gravi. De Marchi chiede l’introduzione di tecnologie moderne, come il Sorpasso Metro, per rilevare i sorpassi vietati, e sistemi di controllo elettronico della velocità con autovelox fissi.

“La vita umana va tutelata”.

Il messaggio finale di De Marchi è un appello accorato alle istituzioni affinché si impegnino in modo concreto per tutelare il bene più prezioso: la vita umana. “È inaccettabile assistere inermi a continui morti e feriti per cause che nella maggior parte dei casi si potrebbero evitare”, conclude il segretario, invitando le autorità a intraprendere azioni decise e mirate per rendere più sicura la SP 671.

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