A Ferrara continuano le aggressioni nei confronti di Medici, Infermieri e altri operatori.

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Le aggressioni nei confronti di medici, infermieri e altri operatori sanitari negli ospedali italiani sono un problema crescente, con un aumento significativo di episodi di violenza verbale e fisica, soprattutto nei pronto soccorso e nei reparti psichiatrici.

Questo fenomeno rappresenta una seria minaccia per il benessere del personale sanitario, creando un ambiente di lavoro sempre più stressante e insicuro.

Principali dati sulle aggressioni:

  • Nel 2023, nelle strutture dell’Ausl e nell’azienda ospedaliera universitaria di Ferrara sono stati registrati 142 episodi di violenza, di cui 122 hanno coinvolto infermieri e 15 medici.
  • Le aggressioni fisiche sono state 12, mentre 40 episodi hanno combinato violenza fisica e verbale, con danni anche a cose.
  • Nel 2024, le aggressioni verbali sono aumentate, e sono particolarmente frequenti nei pronto soccorso, nei reparti psichiatrici, nei servizi per le dipendenze (SERD) e nella medicina interna.

Cause e contesto:

  • Ansia e impazienza dei pazienti: Al triage, il primo contatto per chi arriva in ospedale, i pazienti spesso non comprendono i criteri di priorità e diventano ansiosi o frustrati, sfogandosi contro il personale.
  • Eredità del Covid-19: Il Covid ha aggravato un’aggressività sociale latente, facendo emergere comportamenti più egoistici nei confronti della propria malattia e una mancanza di solidarietà verso gli altri pazienti.
  • Criticità nei reparti di degenza: Nei casi di lunghe degenze, l’aggressività verbale spesso si manifesta quando pazienti o familiari non sono d’accordo su decisioni mediche come le dimissioni o le terapie.

Misure di prevenzione e supporto:

  • Mappatura delle aree critiche: Grazie alle segnalazioni interne, le strutture sanitarie stanno individuando i punti più problematici, concentrandosi sugli interventi mirati.
  • Supporto psicologico al personale: In risposta alle aggressioni, sono stati creati gruppi di supporto per il benessere dei professionisti, che analizzano insieme le situazioni vissute e cercano di fornire sostegno emotivo e strategie di gestione.
  • Formazione e dialogo: Un miglioramento della formazione del personale sanitario, incentrata sul dialogo e sulla gestione dei conflitti, è visto come fondamentale per ridurre le tensioni.
  • Volontari come mediatori: L’uso dei volontari per facilitare la comunicazione tra pazienti e professionisti sanitari potrebbe aiutare a prevenire situazioni di scontro.

Conclusioni:

Il fenomeno delle aggressioni in ambito sanitario è un riflesso di un più ampio disagio sociale e di un sistema di assistenza che fatica a rispondere alle esigenze della popolazione. Potenziare la formazione, migliorare la comunicazione e il supporto ai professionisti sono passi cruciali per creare un ambiente più sicuro e collaborativo negli ospedali.

Le aggressioni nei confronti di medici, infermieri e altri operatori sanitari negli ospedali italiani sono un problema crescente, con un aumento significativo di episodi di violenza verbale e fisica, soprattutto nei pronto soccorso e nei reparti psichiatrici. Questo fenomeno rappresenta una seria minaccia per il benessere del personale sanitario, creando un ambiente di lavoro sempre più stressante e insicuro.

Principali dati sulle aggressioni:

  • Nel 2023, nelle strutture dell’Ausl e nell’azienda ospedaliera universitaria sono stati registrati 142 episodi di violenza, di cui 122 hanno coinvolto infermieri e 15 medici.
  • Le aggressioni fisiche sono state 12, mentre 40 episodi hanno combinato violenza fisica e verbale, con danni anche a cose.
  • Nel 2024, le aggressioni verbali sono aumentate, e sono particolarmente frequenti nei pronto soccorso, nei reparti psichiatrici, nei servizi per le dipendenze (SERD) e nella medicina interna.

Cause e contesto:

  • Ansia e impazienza dei pazienti: Al triage, il primo contatto per chi arriva in ospedale, i pazienti spesso non comprendono i criteri di priorità e diventano ansiosi o frustrati, sfogandosi contro il personale.
  • Eredità del Covid-19: Il Covid ha aggravato un’aggressività sociale latente, facendo emergere comportamenti più egoistici nei confronti della propria malattia e una mancanza di solidarietà verso gli altri pazienti.
  • Criticità nei reparti di degenza: Nei casi di lunghe degenze, l’aggressività verbale spesso si manifesta quando pazienti o familiari non sono d’accordo su decisioni mediche come le dimissioni o le terapie.

Misure di prevenzione e supporto:

  • Mappatura delle aree critiche: Grazie alle segnalazioni interne, le strutture sanitarie stanno individuando i punti più problematici, concentrandosi sugli interventi mirati.
  • Supporto psicologico al personale: In risposta alle aggressioni, sono stati creati gruppi di supporto per il benessere dei professionisti, che analizzano insieme le situazioni vissute e cercano di fornire sostegno emotivo e strategie di gestione.
  • Formazione e dialogo: Un miglioramento della formazione del personale sanitario, incentrata sul dialogo e sulla gestione dei conflitti, è visto come fondamentale per ridurre le tensioni.
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