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Nursing Up a Naddeo (Aran): “non si cerchi di rompere gli equilibri dialettici a danno di Infermieri, OSS e Professioni sanitarie”

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Nursing Up a Naddeo: “Evitare provocazioni che mettono in crisi gli equilibri dialettici. Da parte nostra richieste inequivocabili, ma soprattutto condizionate a fatti concludenti”.

Il presidente del Nursing Up, Antonio De Palma, risponde per le rime alle dichiarazioni di Antonio Naddeo, presidente dell’Aran, riguardo alla trattativa sul contratto del comparto sanità e sulla mancata firma da parte del sindacato.

«Come abbiamo spiegato più volte al Presidente ARAN, che sembra, tuttavia, di non voler proprio intendere, le richieste del Nursing Up, corroborate da numerosi e dettagliati approfondimenti, promossi e realizzati dal sindacato proprio nel corso delle sedute negoziali, sono state interpretate in maniera a dir poco singolare, con il risultato che le loro proposte finali , giunte   in risposta ad alcune delle principali richieste, non hanno affatto risolto i problemi sottesi.»

Abbiamo apprezzato una certa disponibilità dell’ARAN, purtroppo ancora limitata solo ad alcune tra le problematiche da noi proposte, di giungere ad una possibile condivisione, ma alcune questioni, che più volte abbiamo ribadito come per noi fondamentali, non hanno ricevuto, in alcun modo, un doveroso accoglimento», esordisce così Antonio De Palma nella sua disamina.

«Citeremo, una per tutti e solo per brevità, la questione della mancata individuazione e riconoscimento di strumenti di carriera idonei e sufficienti per tutti i professionisti dell’area delle professioni sanitarie, finalizzati a rimuovere gli attuali vincoli che ne impediscono l’accesso all’area contrattuale di elevata qualificazione, problematica questa imprescindibile per il Nursing Up.

Non ci sembra, infatti, che di fronte alla nostra richiesta di consentire la possibilità di accedere all’area di elevata qualificazione “a tutti i professionisti dell’area delle professioni sanitarie (infermieri, ostetriche, tecnici sanitari, ecc.), superando il limite oggi esistente della laurea magistrale, per garantire loro un percorso di carriera”, la risposta giunta da parte di ARAN – che ipotizza la sola ammissione dei soggetti in possesso di laurea di primo livello e sette anni di anzianità (escludendo quindi la stragrande maggioranza degli interessati) – possa considerarsi un accoglimento, come Naddeo vorrebbe far credere.

E ci limitiamo ad un solo esempio concreto, ma il metodo seguito è stato lo stesso anche per altre richieste importanti, che Nursing Up considera come fondamentali», continua De Palma.

«Repetita Iuvant», dicevano i latini. E come abbiamo ribadito più volte in trattativa, il Nursing Up non può accettare che la carriera di infermieri, ostetriche e professionisti sanitari venga “aperta” solo per una parte della categoria. Concorrere per l’accesso all’area di elevata qualificazione deve essere consentito a tutti, senza discriminazioni.

Questo dovrebbe bastare, ma solo come esempio, e perché non vogliamo neanche entrare nel merito dell’ avvenuto inserimento, nella bozza di contratto, della figura dell’assistente infermiere con un un blitz nottetempo, forse con la connivenza di qualche sindacato firmatario, e che abbiamo trovato come “regalo”, il giorno 13 gennaio lunedì mattina, all’apertura dei nostri uffici, chissà perché solo qualche ora prima di iniziare il rush finale,  . 

Attenzione, perché ciò è avvenuto anche se l’ARAN ben conosceva la nostra profonda opposizione al riguardo, come quella della stragrande maggioranza dei sindacati seduti al tavolo, forse ad eccezione di una sigla soltanto, che se non ricordiamo male, non si è proprio espressa al riguardo.

Certo, esiste un accordo Stato-Regioni che regolamenta la creazione di questo assistente, ma nessuno obbliga le parti contrattuali a darne attuazione sul filo di lana, attraverso un bliz dell’ultima ora, semplicemente provando ad imporlo come un atto dovuto. 

Per non parlare poi, delle singolari interpretazioni, che Naddeo pare dimenticare, ma  che sempre ARAN ha dato, rispetto ad altre richieste del nostro sindacato, come “la puntuale quantificazione del tempo dedicato alla formazione ECM nell’ambito dell’orario di lavoro settimanale, che noi abbiamo chiesto di estrapolare dal debito ordinario di 36 ore, un metodo che d’altronde è  in linea con quanto già accade per i medici. Questa richiesta, è evidente, è ben diversa da ciò che sembra aver capito l’ARAN, e quindi al mero richiamo , nella bozza contrattuale , al fatto che l’ECM debba rientrare nell’orario di lavoro . 

Ci spieghi poi Naddeo, che secondo quanto abbiamo letto, avrebbe dato una risposta a tutte le nostre richieste, dove troviamo accolta, perché se ci fosse noi proprio non ce ne ne siamo accorti, la nostra richiesta di individuazione di un altro pacchetto di ore, da aggiungere alle 24 già previste per tutto il personale, da dedicare esclusivamente alla formazione del personale sanitario, per programmi differenti dall’ECM selezionati dagli interessati. 

L’Aran e il Presidente Naddeo farebbero bene a spiegare, adesso, perché alcune richieste che il Nursing Up considera come fondamentali, pur regolarmente depositate al tavolo, discusse e dettagliate durante gli incontri, sono state da loro reinterpretate in maniera da tornarci sotto forma di proposte che non rispondono alle nostre richieste, e che simpaticamente vogliono addirittura far passare come accoglimenti, afferma ancora il leader del sindacato.

Riguardo poi agli spaghetti che, secondo Naddeo, avremmo mangiato durante l’ora di pausa tra la sessione mattutina e quella pomeridiana, ci dispiace deludere il Presidente dell’Aran, che forse è proprio in questo modo, beato lui, che preferisce passare le sue pause tra le sessioni negoziali, pensando a quale migliore provocazione attuare, e nei confronti di quale sindacato, ma noi non abbiamo avuto il tempo neanche di pranzare quel giorno.  

Forse il Presidente Naddeo non si è accorto che, sotto la sede dell’Aran, c’era una manifestazione di colleghi, una manifestazione di protesta, e abbiamo trascorso, quindi, il nostro tempo, ad ascoltare le loro doglianze, ciò che chiedevano e che avevano da dire, perché anche questo  è il nostro dovere, anche se ci sarebbe piaciuto molto di trascorrere un’oretta davanti a un bel piatto di carbonara», conclude De Palma.

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