Liste d’attesa, Fnomceo: “Bene l’impegno del Governo, necessari alcuni correttivi”.
Apprezzamento per “l’impegno del Governo a porre in essere delle misure volte ad affrontare, per la prima volta, in maniera organica, il tema delle liste d’attesa e a superare definitivamente la pratica della loro chiusura, al fine di consentire ai cittadini di ottenere prestazioni nei tempi di attesa corretti a carico del servizio sanitario nazionale”. Ma, nel contempo, “la necessità di alcuni aggiustamenti, nell’ottica di una maggior efficacia del provvedimento nel ridurre le liste d’attesa, valorizzando e sostenendo il lavoro dei professionisti”.
A manifestarli, la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, per voce del suo Presidente, Filippo Anelli, ascoltato questa mattina in audizione al Senato, in Commissione Affari sociali, sulla conversione in Legge del DL “Liste d’attesa”.
Un problema, quello delle liste di attesa, che, così come quello della carenza di personale medico e del finanziamento del fondo sanitario nazionale, ha rimarcato Anelli, affligge la nostra sanità pubblica da almeno venti anni.
“Pertanto, condividiamo – ha affermato – l’impegno del Governo a realizzare un provvedimento e un intervento sul monitoraggio delle liste d’attesa al fine di comprendere, attraverso l’agenzia nazionale dei servizi sanitari regionali il numero delle prestazioni necessarie rispetto a quelle prescritte e a quelle che non vengono effettuate”.
“Il provvedimento in titolo – ha continuato Anelli – al quale si affianca il disegno di legge governativo recante misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie approvato in contemporanea dal Consiglio dei ministri, si inserisce nel filone delle misure legislative volte a sostenere la sanità e a valorizzare i suoi professionisti, sui quali notiamo e apprezziamo l’impegno del Ministro della Salute Orazio Schillaci e di tutto il Governo”.
In particolare, il Presidente Fnomceo ha espresso una valutazione favorevole sull’aumento delle assunzioni e sul superamento, dal 2025, del tetto di spesa, a favore di una nuova metodologia per quantificare il personale necessario. Laddove questa metodologia non potesse essere adottata nei tempi previsti, Anelli ha auspicato che venga confermato, anche per il 2025, l’aumento della spesa per il personale.
Piena condivisione, inoltre, sul potenziamento dell’offerta assistenziale sulla salute mentale che, ha ribadito Anelli “deve essere una priorità nei programmi sanitari e politici ad ogni livello”.
“Riteniamo un buon segnale anche la defiscalizzazione delle prestazioni aggiuntive – ha proseguito Anelli – che i medici potranno effettuare per il controllo delle liste d’attesa, con un abbattimento al 15% della contribuzione rispetto al 43% attuale. Al fine di rendere efficace tale disposizione, bisogna tuttavia introdurre una deroga all’art. 89, comma 4, del CCNL dell’area sanità triennio 2019-2021. Auspichiamo inoltre che possa essere inserita la defiscalizzazione dell’indennità di specificità medica e sanitaria, già riconosciuta ai medici della sanità privata e a settori del pubblico impiego e che possa essere allargata alle quote capitarie della medicina generale”.
Tra le “ombre” del provvedimento, invece, sulle quali la Fnomceo auspica che sia aggiustato il tiro, le posizioni sull’intramoenia, la sospensione dell’attività intramuraria individuale prevista come sanzione, che significherebbe negare assistenza depotenziando la sanità pubblica, e l’attribuzione di poteri di polizia giudiziaria all’istituendo “Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria”.
“Non possiamo celare la nostra amarezza – ha affermato Anelli – in merito alle prese di posizione sulla libera professione intramuraria dei medici ospedalieri, vista, ancora una volta, come un capro espiatorio, un alibi per disorganizzazioni e malfunzionamenti e come un’attività volta ad occupare spazi ordinariamente destinati alle cure pubbliche. Esprimiamo tutto il nostro rammarico per quelle affermazioni – che non sono nuove nel corso degli ultimi anni, ma che non ci aspettavamo ora, vista la volontà di rinnovamento e valorizzazione delle professioni – che attribuiscono all’esercizio della libera professione intramuraria il meccanismo principale che impedisce agli ammalati l’accesso equo ai servizi sanitari. Lo vogliamo dire con chiarezza in questa sede: non è certo l’attività intramuraria del medico ospedaliero la causa delle liste di attesa. L’ALPI, infatti, viene eseguita dal medico sempre al di fuori dell’orario di servizio, in un tempo che il professionista sottrae non ai suoi impegni istituzionali, ma alla sua vita privata, per dare una risposta di fiducia clinica ai pazienti che intendono rivolgersi proprio a lui. I dati statistici dimostrano che l’attività istituzionale è ampiamente prevalente su quella libero-professionale intramuraria sia per numero di medici che la praticano sia per numero di prestazioni”.
“Da notare infine – ha fatto presente – che una percentuale dell’onorario che la struttura percepisce in anticipo per l’ALPI viene devoluta proprio al risanamento delle liste d’attesa. Le liste di attesa sono una caratteristica strutturale di tutti i sistemi sanitari universalistici e non il prodotto dell’intramoenia. La libera professione intramuraria ha rappresentato in questi anni un valore aggiunto per il sistema sanità e ha contribuito ad offrire ai pazienti la possibilità di acquisire prestazioni sanitarie di qualità. Essa deve essere vista come una grande opportunità per ridurre le liste di attesa e per finanziare il sistema. E per questo dobbiamo ringraziare i medici che hanno sempre mostrato professionalità nel dare una mano al sistema sanitario pubblico”.
“Con riferimento al comma 2 dell’art. 4 (Potenziamento dell’offerta assistenziale in relazione alle visite) a parere di questa Federazione – ha rimarcato – le attuali norme sono già sufficienti a garantire il rispetto dei parametri di equilibrio con l’attività istituzionale. Occorrerebbe quindi escludere la previsione della sospensione dell’attività libero-professionale che significherebbe negare assistenza. Infatti, la sospensione dell’intramoenia individuale avrà l’effetto di indurre i cittadini a rivolgersi alla sanità privata, contribuendo ulteriormente a privare di risorse e depotenziare il servizio sanitario nazionale”.
Netta anche la posizione sul campo di applicazione dell’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria.
“Riteniamo che il richiamo ai Nas sia già sufficiente – ha esplicitato il Presidente Fnomceo – e che attribuire a personale amministrativo funzioni di polizia giudiziaria per mettere nel mirino eventuali responsabilità dei professionisti che oggi lavorano nel sistema rappresenti un punto di non ritorno”.
Infine, un suggerimento: una buona strada per ridurre le liste d’attesa potrebbe essere quella di una semplificazione dei piani terapeutici.
“Con riferimento al tema delle liste di attesa – ha aggiunto Anelli – occorre abbreviare la previsione dei Piani terapeutici alla luce di un risparmio di visite specialistiche e strumentali che sono oggi propedeutiche alla prescrizione dei farmaci. Riteniamo che una semplificazione dei Piani terapeutici potrebbe portare ad un abbattimento dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie al fine dell’erogazione dei servizi entro tempi appropriati. Risulta quindi importante semplificare le procedure prescrittive per i farmaci attualmente sottoposti a registro di monitoraggio e a piano terapeutico”.
“Il superamento definitivo del tetto alla spesa del personale – ha concluso Anelli – un piano straordinario di assunzioni e incentivi che possano rendere il SSN attrattivo possono essere un passo decisivo ai fini della riduzione delle liste di attesa. La salute è un bene primario e diritto di ogni persona: è il momento di proseguire ad investire per garantirla a tutti secondo i principi di universalità, eguaglianza, equità. Auspichiamo pertanto che durante l’iter di conversione il provvedimento possa essere ulteriormente perfezionato, nell’ottica di una valorizzazione – e non di un’immeritata colpevolizzazione – della professione medica, a tutela della salute dei cittadini, in coerenza con l’impegno sinora dimostrato in tal senso dal Governo”.
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