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AMSI-UMEM-UNITI PER UNIRE: Urgente una Legge sulla Responsabilità Medica.

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Scudo Penale fino alla fine del 2025 non basta. I medici hanno bisogno di maggiore tutela e serenità.

Foad Aodi: Non ci basta lo stop alle cause fino al 2025, diciamo no ai provvedimenti pro tempore. Il 38% dei camici bianchi lascia l’Italia a causa della medicina difensiva. Il 42% abbandona i pronto soccorsi e il 33% il settore pubblico. Serve una riforma definitiva della colpa medica per garantire serenità e sicurezza ai professionisti sanitari.

ROMA 12 DIC 2024 – Il Decreto Milleproroghe, recentemente approvato, estende al 2025 lo scudo penale sperimentato durante la pandemia, che limita la punibilità penale dei medici ai soli casi di dolo e colpa grave. Sebbene questo rappresenti un passo positivo, il Prof. Foad Aodi, presidente di AMSI, Unione Medica Euromediterranea (UMEM) e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, nonché membro registro esperti FNOMCEO e già 4 volte Consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma e docente all’università di Tor Vergata per fisioterapisti ed Infermieri, sottolinea la necessità di accelerare il processo e dare vita a una vera e propria riforma della colpa medica.

“Questi provvedimenti pro tempore, pur apprezzabili, lasciano il tempo che trovano. Il Governo e i Ministri coinvolti stanno facendo dei passi importanti, questo va riconosciuto, ma ora è essenziale passare dalle parole ai fatti. 

L’Italia, insieme alla Polonia, è l’unico paese europeo senza una legge sulla depenalizzazione dell’atto medico, e questo è inaccettabile per il futuro della nostra sanità”, afferma perentoriamente Aodi.

L’attuale situazione, caratterizzata dalla medicina difensiva e dalle denunce temerarie, continua a mettere sotto pressione i medici italiani. Ogni anno, oltre 35.000 azioni legali vengono intraprese contro professionisti sanitari, con il 97% di esse che si conclude con l’archiviazione. Tuttavia, il danno psicologico e professionale derivante da queste denunce è devastante, spingendo i medici a lasciare il sistema pubblico, a preferire il settore privato, o addirittura ad emigrare all’estero. Per non parlare dell’enorme esborso economico che tutto questo comporta.

“Noi di Amsi siamo i primi in Italia, come associazione, a portare avanti da anni la battaglia contro la medicina difensiva, con campagne di comunicazione, convegni, coinvolgimento di colleghi e con il nostro Manifesto sulla Buona Sanità”.

“La medicina difensiva non solo aumenta i costi per il sistema sanitario, ma è una delle cause principali della fuga dei medici, soprattutto tra i più giovani,” aggiunge Aodi. “L’adozione di misure come la riforma della responsabilità medica è fondamentale. Le azioni legali infondate e le norme obsolete devono essere sostituite da un sistema che protegga i medici da attacchi ingiustificati, senza compromettere la tutela del paziente.”

La riforma della responsabilità medica, che mira a limitare la punibilità ai soli casi di colpa grave, è stata avviata dalla Commissione nazionale sulla colpa medica, ma l’iter non è ancora completo. “Aspettiamo una legge definitiva che tuteli i camici bianchi. È essenziale che il governo prenda una posizione forte, implementando una vera protezione giuridica per i medici, soprattutto in situazioni non emergenziali”. 

“Occorre tutelare i professionisti della sanità di origine straniera con esercizio temporaneo in deroga Cura Italia” conclude il presidente di AMSI.

Statistiche preoccupanti:

  • 38% dei medici lascia l’Italia a causa della medicina difensiva.
  • 42% abbandona il pronto soccorso.
  • 33% sceglie il settore privato.

Sostegno alla riforma e alla tutela dei medici: La proposta di riforma della responsabilità medica rappresenta una risposta importante alla crisi della medicina difensiva, ma è necessario un impegno concreto e immediato per fermare la fuga di professionisti e garantire la qualità del sistema sanitario nazionale.

Il Prof. Foad Aodi è impegnato da sempre in una battaglia per promuovere un cambiamento culturale e legislativo che riporti fiducia nei confronti dei medici e contribuisca a ricostruire la loro immagine e il rapporto con i cittadini. Di tutto questo non potrà che giovare, in termini di rinascita, la sanità pubblica. “Dobbiamo garantire un sistema sanitario più sostenibile, sicuro e capace di attrarre le nuove generazioni di medici,” conclude Aodi.

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