Decreto Flussi, Amsi-Umem-Uniti per Unire: “Sono più di 6200 dipartimenti poliambulatori e servizi dal 2020”.
“Grazie al supporto dei professionisti stranieri, la nostra sanità continua a evitare chiusure di interi reparti”.
Foad Aodi (Presidente Amsi e già 4 volte Consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma): “Occorre riconoscimento ed iscrizione agli albi professionali duraturi. Non siamo tappabuchi, né soluzioni temporanee. Siamo una risorsa strategica che salva vite e sostiene il sistema sanitario italiano, e chiediamo per tanto stabilità, equità e rispetto e no a dichiarazioni discriminatorie contro i professionisti della sanità stranieri”.
ROMA 5 DICEMBRE 2024 – Il Decreto Flussi approvato dal Senato proroga fino al 31 dicembre 2027 l’esercizio temporaneo in deroga per le qualifiche sanitarie conseguite all’estero, riconoscendo un ruolo cruciale ai medici e operatori di origine straniera. Tuttavia, come sottolinea il Prof. Aodi, presidente di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, Umem (Unione Medica Euromediterranea) e del Movimento Uniti per Unire, nonché membro registro esperti FNOMCEO e già 4 volte Consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma e docente all’università di Tor Vergata per fisioterapisti ed Infermieri, il problema non può essere risolto con misure temporanee: “Serve un riconoscimento duraturo dei titoli, una riforma che premi chi si sacrifica per lavorare in Italia, affrontando sfide economiche, salariali e strutturali”.
La Crisi del Sistema e il Ruolo dei Medici Stranieri
I professionisti della sanità stranieri rappresentano una colonna portante della sanità italiana, e hanno evitato il collasso di oltre 6.200 strutture sanitarie dal 2020 a oggi, principalmente in regioni quali Piemonte, Friuli, Calabria, Sardegna, Sicilia, Lombardia e Veneto. Secondo le stime dell’Amsi, coprono il 12% della forza lavoro sanitaria in Italia, includendo medici, infermieri e operatori socio-sanitari.
“Non bisogna guardare dal buco della serratura”, ammonisce Aodi, “le carenze di personale sanitario sono un problema globale”. Paesi del Golfo e altre nazioni europee attirano medici con condizioni più vantaggiose. “Venire oggi in Italia è un atto di sacrificio”, osserva, citando crisi economica, medicina difensiva, aggressioni e carenze strutturali come barriere.
Le Proposte dell’Amsi
Amsi apprezza gli sforzi governativi, ma insiste su riforme strutturali. Serve affrontare temi come:
– Iscrizione agli albi professionali per tutti ed insegnamenti della lingua italiana per chi arriva dall’estero.
– Semplificazione e riconoscimento stabile dei titoli.
– Tutele assicurative per i medici.
– Equità contrattuale per garantire stabilità lavorativa.
– Togliere obbligo della cittadinanza italiana per sostenere concorsi pubblici e di medicina generale.
– Collaborazione tra tutti i professionisti della sanità italiani e di origine straniera
“Dal Decreto Cura Italia in poi, grazie ai medici stranieri abbiamo evitato chiusure di pronto soccorso, ambulatori e persino la mancanza di medici di famiglia. Ma non possiamo essere professionisti di serie B”.
“Siamo pronti a collaborare a pieno, come abbiamo sempre fatto, con tutti gli attori della sanità, a partire dagli Ordini Professionali, passando per il Governo e la Conferenza Stato Regioni. Obiettivo comune di tutti deve essere quello di combattere la discriminazione e favorire l’integrazione dei professionisti di origine straniera, allo scopo di risolvere tutte le criticità. Per questo da parte nostra ecco l’ennesimo appello alla responsabilità anche nelle parole e negli interventi, per evitare discriminazioni e atteggiamenti che possono essere poco costruttivi”, ribadisce con forza il Prof. Aodi.
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