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PSU: la rivoluzione silenziosa delle Professioni Sanitarie.

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Egr. Direttore,

la fine del 2018 fu un momento di svolta per molte professioni sanitarie, segnato dall’istituzione dell’Ordine TSRM e PSTRP, che ha finalmente riconosciuto e raccolto sotto un’unica rappresentanza ben 19 professioni sanitarie. Questo evento non fu soltanto un passaggio formale, ma un riconoscimento simbolico dell’identità professionale collettiva e della necessità di una voce unitaria.

In quello stesso contesto, un esperimento sociale prese forma e si rivelò straordinariamente riuscito: la nascita del gruppo Facebook PSU – Professioni Sanitarie Unite. Fu una scintilla capace di accendere un fuoco inaspettato: migliaia di professionisti si unirono spontaneamente, portando con sé la voglia di confronto, collaborazione e condivisione. Settimana dopo settimana, l’adesione crebbe in modo esponenziale, superando rapidamente i 10.000 iscritti.

Una crescita così rapida e fuori dagli schemi non poteva passare inosservata. I cosiddetti normalizzatori, forse spaventati dalla potenza di un movimento virtuale non controllato, tentarono ogni mezzo per ostacolarne lo sviluppo. Critiche, pressioni e tentativi di frammentazione si abbatterono sul gruppo, accompagnati perfino da accuse di populismo. Eppure, tutte le bordate ricevute, i tentativi di annichilimento e le accuse si sono infranti contro il vuoto dei contenuti di ogni antagonista.

PSU è riuscito dove nessuno era mai arrivato prima: ha depositato presso la Corte Suprema di Cassazione una Proposta di Legge Popolare per la valorizzazione delle professioni sanitarie. Una vittoria storica, simbolo della forza di una BASE che, prima di agire autonomamente, aveva chiesto ogni aiuto possibile alle istituzioni. Di fronte all’indifferenza, la BASE ha avuto il coraggio di fare da sola. Una scelta audace che con il tempo è stata premiata, perché oggi quei temi sono diventati più attuali che mai e le istituzioni stesse hanno dovuto riconoscere che la BASE aveva ragione.

Questo risultato non è solo un traguardo istituzionale, ma un monito e un’ispirazione: è giusto continuare a credere in un mondo migliore, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà. Le sfide, gli ostacoli e le opposizioni spesso si rivelano opportunità camuffate. Perché lo stesso mondo che voleva distruggerci, oggi ci riconosce come indispensabili.

PSU non è solo un gruppo o un movimento: è il simbolo di come la determinazione, la partecipazione attiva e il coraggio possano sovvertire le logiche consolidate, portando alla ribalta la voce di chi, troppo a lungo, era rimasto ai margini.

E’ quindi doveroso ringraziare la BASE, quella moltitudine di professionisti che con passione, coraggio e dedizione hanno creduto in un progetto comune quando tutto sembrava impossibile.

Un grazie va a chi ha resistito, a chi non si è arreso di fronte agli attacchi, ai tentativi di frammentazione e alle critiche sterili. A chi ha continuato a lottare e a portare avanti un ideale di unità e valorizzazione.

Un ringraziamento speciale va anche a tutti coloro che hanno collaborato, anche solo con una parola, un’idea o un gesto, perché è proprio nella somma dei piccoli contributi che nasce un grande movimento.

Infine, un pensiero a chi non c’è più, ma che ha lasciato un segno indelebile, e a chi crede ancora oggi che un mondo migliore sia possibile, proprio partendo dalle difficoltà. E grazie anche a chi ci ha osteggiato rendendoci più forti.

Questo movimento esiste ancora oggi e potrà ancora dire molto, soprattutto quando sarà ben chiaro alla BASE, come descritta dalle fonti istituzionali e sussidiarie, di non essere opportunamente rappresentata. È in momenti come questi che la forza di PSU può tornare a essere decisiva, per dare voce a chi rischia di essere ignorato o marginalizzato.

Tuttavia, ci auguriamo che questo scenario non si ripeta. Speriamo che le istituzioni e le rappresentanze si rendano conto dell’importanza di ascoltare e di dare il giusto spazio a chi ogni giorno lavora sul campo. La BASE, quella massa critica di professionisti che ha già dimostrato la sua determinazione e capacità di iniziativa, non può più essere trascurata.

PSU continuerà a lottare per garantire che ogni professionista sanitario sia rappresentato in modo equo e che le istanze di chi lavora nel sistema sanitario siano adeguatamente ascoltate e valorizzate. In questo cammino, l’unione e la consapevolezza della BASE saranno ancora una volta la chiave per il cambiamento.

Grazio Gioacchino Carchia – Fondatore PSU Professioni Sanitarie Unite

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