Fuga da Bologna: metà degli infermieri rinuncia al posto, allarme sul futuro della sanità locale.
La sanità bolognese sta affrontando una crisi senza precedenti: il 50% degli infermieri rifiuta le assunzioni, lasciando vacanti posti fondamentali per il funzionamento degli ospedali. È quanto emerge da un’indagine condotta dalla Cisl Fp area metropolitana su un campione di 2.072 professionisti della sanità, che ha raccolto 1.837 risposte da parte dei lavoratori di Ausl Bologna, Sant’Orsola, Rizzoli e settore privato.
Un benessere lavorativo in calo: i dati della ricerca.
Secondo il report, solo il 26% dei lavoratori dichiara di essere soddisfatto in qualche misura delle proprie condizioni di lavoro, mentre il 44% si dice insoddisfatto o molto insoddisfatto. Un altro 30% si definisce neutrale, segno di un malessere diffuso e profondo. Le cause principali?
- Carichi di lavoro crescenti, con doppi turni e salti di riposo ormai diventati la norma.
- Scarso coinvolgimento nella gestione organizzativa, che fa sentire molti professionisti “trattati come numeri”.
- Difficoltà economiche e sociali legate al costo della vita a Bologna, che scoraggiano nuovi ingressi e spingono molti a cercare opportunità altrove.
Un problema strutturale: graduatorie esaurite e assunzioni al palo.
L’indagine mette in luce numeri allarmanti sulle assunzioni: a fronte di 300 posti disponibili per infermieri nella graduatoria di luglio 2023, solo 112 sono stati coperti. E il problema è destinato a peggiorare, con 200 cessazioni programmate per il 2024 e un gap di 98 infermieri già registrato all’inizio dell’anno.
Anche negli altri grandi ospedali della città, come il Sant’Orsola e lo IOR, la situazione non è migliore: le assunzioni coprono appena metà dei posti disponibili. Il risultato è un sistema sotto pressione, con i professionisti attuali costretti a sopperire alle carenze organiche.
Le difficoltà di vivere e lavorare a Bologna.
Uno dei principali motivi per cui i lavoratori rinunciano è il costo della vita a Bologna, considerato insostenibile da molti. Le difficoltà nel trovare una casa e le spese elevate scoraggiano i professionisti, spingendoli verso altre regioni o i concorsi al Sud, che stanno attirando sempre più candidati.
Secondo Stefano Franceschelli, segretario della Cisl Fp, è necessario un intervento coordinato tra aziende sanitarie, istituzioni locali e Università per affrontare la crisi. “Serve un grande patto per il tema della casa,” afferma, sottolineando l’urgenza di creare foresterie e alloggi temporanei per i lavoratori della sanità.
Le soluzioni proposte dalla Cisl.
Il sindacato ha avanzato una serie di proposte per migliorare il benessere lavorativo e attrarre nuovi professionisti:
- Foresterie per fornire alloggi temporanei ai lavoratori appena assunti.
- Welfare aziendale potenziato, con buoni pasto, agevolazioni per i nidi e percorsi di prevenzione sanitaria gratuiti.
- Smart working per gli amministrativi, per favorire una maggiore flessibilità.
- Accelerare il rinnovo dei contratti nazionali 2022-2024 e 2025-2027, per rendere più competitivi gli stipendi.
Un rischio per il sistema sanitario locale.
Senza interventi rapidi, la sanità bolognese rischia di svuotarsi di professionisti. Con la riapertura dei concorsi in regioni vicine come la Toscana e al Sud, Bologna potrebbe perdere una parte significativa del suo personale sanitario qualificato.
La crisi non è solo una questione di numeri, ma riguarda la sostenibilità del sistema sanitario locale. Per un territorio che si è sempre distinto per l’eccellenza delle sue strutture, questa potrebbe essere una strada senza ritorno.
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