Lecco: Infermieri allo stremo, 140 anni di ferie arretrate e 200 dimissioni in pochi mesi.
La sanità pubblica lecchese è in piena crisi: tra carichi di lavoro insostenibili e condizioni di lavoro sempre più difficili, i 2.500 dipendenti non medici – tra cui infermieri, OSS, ostetriche, fisioterapisti e tecnici sanitari – si trovano a dover gestire una situazione al limite del collasso.
Secondo le ultime stime, sono state accumulate quasi 140 anni di ferie non godute e oltre 158.000 ore di straordinari. Se questi crediti lavorativi venissero reclamati, ospedali, ambulatori e servizi territoriali rischierebbero di fermarsi, lasciando pazienti senza cure e assistenza.
Carenza di personale e dimissioni di massa.
La principale causa di questa emergenza è una drammatica carenza di personale: mancano all’appello almeno 300 unità. Negli ultimi mesi, circa 200 dipendenti hanno rassegnato le dimissioni, esasperati da turni massacranti e dall’impossibilità di conciliare lavoro e vita privata.
“La situazione è insostenibile. È un problema nazionale, ma la nostra ASST non riesce nemmeno a trattenere le persone che già lavorano qui,” ha dichiarato Ercole Castelnovo, esperto della RSU.
Le richieste dei sindacati.
I rappresentanti sindacali, insieme alla RSU, hanno proclamato lo stato di agitazione e chiesto l’intervento del prefetto di Lecco, Sergio Pomponio, affinché convochi i dirigenti dell’ASST per un tavolo di confronto urgente. Tra le principali criticità denunciate:
- Ferie arretrate: la mancata pianificazione impedisce ai lavoratori di usufruire dei propri diritti.
- Mancanza di programmazione: l’assenza di una matrice turni trimestrale rende impossibile una gestione organizzata.
- Carenze strutturali: condizioni di lavoro aggravate da una cronica mancanza di risorse.
- Mobilità d’urgenza: trasferimenti improvvisi tra reparti per coprire buchi di personale.
- Abuso di contratti interinali: preferendo esterni anziché stabilizzare i dipendenti interni.
Possibili sviluppi.
Per ora, il prefetto ha convocato un incontro nell’ambito della procedura di raffreddamento prevista dallo stato di agitazione, in programma per mercoledì. L’obiettivo sarà trovare un’intesa per evitare un eventuale sciopero, che metterebbe ulteriormente sotto pressione un sistema già fragile.
Crisi profonda.
La crisi della sanità lecchese è il riflesso di un problema nazionale, ma le specificità locali richiedono interventi urgenti e mirati. Senza un piano concreto per stabilizzare il personale, migliorare le condizioni di lavoro e garantire una programmazione adeguata, il rischio è di aggravare ulteriormente una situazione già critica, a discapito di lavoratori e pazienti.
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