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Perché gli Infermieri con Laurea o Laurea Magistrale esitano a farsi chiamare Dottori?

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Ogni infermiere laureato ricorda bene le parole pronunciate al termine della proclamazione di laurea: “Vi conferisco il titolo di Dottore in Infermieristica”, oppure “Vi conferisco il titolo di Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Tuttavia, il riconoscimento ufficiale di questo titolo continua a essere un tema controverso, nonostante le leggi vigenti in Italia stabiliscano chiaramente chi può fregiarsi del titolo di “dottore”.

Il quadro normativo.

Secondo il Regio Decreto 4 giugno 1938, n. 1269, chiunque abbia conseguito una laurea ha il diritto di essere riconosciuto come “dottore”. Questo decreto, nonostante i suoi 75 anni di vita, è tuttora valido, ribadendo che il titolo spetta a tutti i laureati, indipendentemente dalla durata e dalla facoltà del corso di studi. Successivamente, il DM 22 ottobre 2004, n. 270, ha ulteriormente chiarito il diritto di chiunque consegua una laurea di essere appellato “dottore,” mentre coloro che ottengono una laurea magistrale o un dottorato di ricerca sono “dottori magistrali” o “dottori di ricerca”.

Lotte e preconcetti culturali.

Nonostante la legge, molti in Italia continuano a riservare il titolo di “dottore” ai laureati in medicina, alimentando un retaggio culturale difficile da estirpare. Nell’immaginario comune, il termine “dottore” evoca il camice bianco, e solo in rari casi si estende ad altre professioni (come i commercialisti), ma raramente agli infermieri. La mancata attribuzione del titolo agli infermieri laureati, a quasi 20 anni dalla legge del 2004, rappresenta un problema di riconoscimento professionale, e sottolinea la lentezza dei cambiamenti culturali in Italia rispetto ad altri Paesi.

Le contraddizioni istituzionali.

È disdicevole che proprio le strutture sanitarie pubbliche, come le ASL, dove lavorano professionisti laureati in diversi ambiti, fatichino a riconoscere gli infermieri come “dottori”. In alcune comunicazioni, infatti, agli infermieri viene ancora assegnato il titolo di “sig.” o “I.P.” (Infermiere Professionale), senza l’appellativo di “dottore”, che per legge spetta loro.

Ancor più contraddittorio è il comportamento di alcuni sindacati e collegi infermieristici che, pur rappresentando una categoria formata da infermieri laureati, continuano a utilizzare il termine “infermiere professionale” anziché “dottore”. Queste istituzioni, che dovrebbero promuovere il riconoscimento del titolo per rafforzare la consapevolezza e l’orgoglio professionale, spesso non adottano il linguaggio adeguato.

La consapevolezza del proprio titolo.

Il riconoscimento formale del titolo, soprattutto quello Magistrale o il Dottorato di Ricerca, non è solo una questione di orgoglio, ma anche di decoro e rispetto per la preparazione accademica e la professionalità dell’infermiere laureato. È importante che ciascun infermiere si faccia valere in contesti lavorativi e istituzionali, ricordando il proprio diritto di essere appellato “dottore” e sensibilizzando chi li circonda al valore del loro titolo.

Promuovere il riconoscimento del titolo non è solo una battaglia personale, ma un passo per rafforzare il decoro dell’intera professione infermieristica in Italia, un passo che richiede consapevolezza e determinazione per contribuire a una professione infermieristica rispettata al pari delle altre professioni riconosciute.

E quindi?

Gli infermieri laureati o laureati magistrali potrebbero avere delle reticenze a farsi chiamare “Dottori” per vari motivi:

  1. Tradizione e cultura. In molti paesi, incluso l’Italia, il titolo di “Dottore” è tradizionalmente riservato ai medici. Gli infermieri potrebbero sentire che utilizzare questo titolo potrebbe creare confusione o sembrare pretenzioso.
  2. Percezione pubblica. La percezione del pubblico gioca un ruolo importante. Chiamarsi “Dottore” potrebbe essere visto come un tentativo di rivendicare un ruolo che storicamente non è stato associato alla professione infermieristica.
  3. Rispetto per la gerarchia professionale. Gli infermieri potrebbero voler rispettare la distinzione gerarchica tra medici e infermieri, mantenendo chiari i ruoli e le competenze specifiche di ciascuna professione.
  4. Equivoci nella comunicazione. Essere chiamati “Dottore” potrebbe generare equivoci, soprattutto nei contesti clinici dove è cruciale avere chiarezza sui ruoli e sulle responsabilità.
  5. Identità professionale. Alcuni infermieri preferiscono valorizzare la propria identità professionale senza utilizzare titoli che potrebbero essere percepiti come non propri della loro professione.

Ciononostante, il titolo di “Dottore” potrebbe essere appropriato per infermieri con un dottorato di ricerca, come riconoscimento del loro livello di istruzione avanzata.

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    Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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