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Amsi: oltre 13.550 tra medici, infermieri e fisioterapisti hanno chiesto informazioni per lasciare l’Italia dal 2023 a oggi. 

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infermieri-stranieri Amsi: oltre 13.550 tra medici, infermieri e fisioterapisti hanno chiesto informazioni per lasciare l’Italia dal 2023 a oggi. 

Da Amsi, plauso all’iniziativa del Ministro Schillaci, con l’arrivo di 10mila infermieri indiani per coprire le carenze negli organici. Aodi: “Nessuna scelta tappabuchi, si tratta di professionisti con un valido titolo di studio, che adeguatamente formati possono contribuire a risolvere almeno in parte i nostri deficit di oggi e dei prossimi 10 anni”. 

AMSI-UMEM-UNITI PR UNIRE: “Agenas segnala criticità negli ospedali italiani. AMSI propone ricette concrete per arginare la crisi e valorizzare i professionisti sanitari. Sono davvero pochi solo 3 ospedali giudicati tra i migliori in Italia”.

ROMA 30 OTT. – “Le recenti valutazioni dell’Agenas rivelano un quadro allarmante sulle condizioni degli ospedali italiani, specialmente in Sardegna, che ora risulta la regione con maggiori criticità”: esordisce così il Prof. Foad Aodi, Presidente dell’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), dell’Unione Medica Euromediterranea (Umem), e del Movimento Internazionale Uniti per Unire. “I risultati del Programma Nazionale Esiti (Pne) 2023 indicano che, pur avendo recuperato i numeri pre-Covid, il sistema sanitario di casa nostra soffre di gravi disparità territoriali e carenze che colpiscono soprattutto i cittadini più vulnerabili.”

Aodi prosegue: “Questi dati richiamano l’urgenza di agire su due fronti chiave: la valorizzazione economica dei professionisti della sanità e la battaglia contro la discriminazione. Solo rafforzando questi pilastri potremo dare alla sanità pubblica italiana la stabilità necessaria e fermare l’esodo crescente dei professionisti all’estero, un fenomeno che si traduce in una preoccupante perdita di competenze ed esperienze fondamentali.”

Le statistiche AMSI sulla “fuga dei camici bianchi” – Secondo i dati AMSI, tra il 1° gennaio 2023 e l’ottobre 2024, oltre 13.550 professionisti della sanità hanno formalmente richiesto informazioni su come trasferirsi all’estero. Tra questi, il 54% sono medici, il 31% infermieri e il 10% fisioterapisti, con una crescita significativa rispetto ai periodi precedenti con una percentuale del 33% nel 2024 rispetto il 2023 e del 52% del 2023 rispetto il periodo 2019-2022: “Nel biennio 2021-2022, avevamo ricevuto circa 4.700 richieste, un numero che in venti mesi è più che raddoppiato,” sottolinea Aodi. “È un dato preoccupante, che riflette la disillusione e la frustrazione di chi lavora quotidianamente nel nostro sistema sanitario, spesso senza tutele adeguate e con prospettive di carriera sempre più esigue.”

Amsi evidenzia che la “fuga dei camici” coinvolge prevalentemente giovani professionisti, molti dei quali all’inizio della carriera ma già insoddisfatti del contesto lavorativo e sociale in cui si trovano. Oltre l’82% di coloro che richiedono informazioni per l’estero lavora nel settore pubblico, con il maggior numero di richieste provenienti da reparti di emergenza-urgenza, anestesia, neurochirurgia, ortopedia e pediatria. Le regioni più colpite includono il Lazio, il Veneto, la Lombardia, la Toscana, la Sicilia, la Sardegna e la Campania.

“La crescente domanda di opportunità all’estero si dirige quasi esclusivamente verso i Paesi del Golfo, dove i salari superano spesso del doppio quelli italiani,” aggiunge Aodi. “Alcuni paesi europei, poi, offrono condizioni economiche e di carriera che il nostro sistema fatica a competere.”

Caso infermieri indiani, 10mila in arrivo. Il plauso al Ministro Schillaci – Aodi non può che commentare positivamente la notizia dell’arrivo di 10.000 infermieri indiani in Italia, voluti dal Ministro della Salute Schillaci per colmare le carenze di personale sanitario, accogliendo con favore una misura che l’AMSI ha sollecitato fin dal 2005. “Ben vengano soluzioni del genere per i professionisti della sanità,” afferma Aodi, riconoscendo l’impegno del Ministro, che con queste iniziative cerca di dare risposte immediate all’aumento delle richieste. Negli ultimi cinque anni, infatti, le domande e richieste all’Amsi di medici, infermieri e fisioterapisti di origine straniera sono cresciute del 43% da tutte le regioni sia dal pubblico che dal privato superando più di 13.100 richieste.

Aodi invita alla cautela verso dichiarazioni critiche su queste misure: “Non si tratta di tappabuchi, ma di veri e propri provvedimenti per salvare le strutture sanitarie.” Negli ultimi vent’anni, nessuno ha risposto ai ripetuti appelli e alle denunce di AMSI; oggi, però, emergono dichiarazioni poco comprensibili verso i professionisti della sanità di origine straniera, che vengono in Italia a supportare il sistema.

“Sorge una domanda: quale accoglienza ricevono i professionisti sanitari italiani quando si recano all’estero? E quale trattamento ricevono quelli di origine straniera in Europa che sono più di 625 solo i medici ?” Aodi richiama a una politica equilibrata: da un lato, è fondamentale integrare tutti i professionisti della sanità italiani e di origine straniera presenti in Italia senza esclusioni ,stimolare il ritorno in patria dei professionisti della sanità italiani che esercitano o fuggiti all’estero; dall’altro, occorre programmare nuovi ingressi in base al fabbisogno del mondo del lavoro , per rispondere alle attuali carenze, garantendo ovviamente titoli, competenza e preparazione professionale e conoscenza della lingua italiana come ci chiedono numerosi paesi europei da anni.

Le cause della fuga dei “nostri”: discriminazione, precarietà e medicina difensiva ed aggressioni e salari bassi oltre non valorizzazione della carriera  – “Alla base della decisione di lasciare l’Italia vi sono molti fattori,” continua Aodi. “La stanchezza, la scarsa sicurezza economica, la mancanza di tutele contro la medicina difensiva e l’assenza di una carriera adeguata contribuiscono ad alimentare questo esodo. È inaccettabile che il 55% dei professionisti abbia dichiarato di aver subito almeno una volta un’aggressione fisica o psicologica.”

“La medicina difensiva, che costringe i medici a lavorare sotto minaccia di denunce, va contrastata con una depenalizzazione dell’atto medico. Questo approccio rappresenta un punto fermo nelle proposte di AMSI e UMEM,” sottolinea Aodi. “Dobbiamo smettere di puntare il dito contro i professionisti e iniziare a tutelarli, affinché possano esercitare con dignità e senza il timore costante di una causa legale.”

Lotta alla discriminazione e valorizzazione economica: le ricette AMSI – Amsi propone soluzioni concrete per arginare il fenomeno della fuga all’estero e riportare dignità alla professione sanitaria in Italia: “Occorre mettere in atto una seria valorizzazione economica dei nostri professionisti, adottando misure simili a quelle di altri paesi che stanno riuscendo a mantenere i propri talenti sanitari,” afferma Aodi. “Inoltre, la battaglia contro la discriminazione nei confronti dei professionisti stranieri va intensificata: nonostante l’elevato numero di medici e infermieri di origine straniera che lavorano in Italia, spesso sono vittime di discriminazioni e pregiudizi. È ora di riconoscere pienamente il valore di queste competenze all’interno del sistema sanitario.”

È fondamentale eliminare le incompatibilità lavorative per i professionisti, così da permettere loro di operare sia nel pubblico che nel privato, incentivando in questo modo la loro attività e disponibilità. È necessario inoltre combattere le disuguaglianze e superare il conflitto tra sanità pubblica e privata, contrastando i pregiudizi reciproci. La collaborazione tra pubblico e privato, infatti, contribuisce alla crescita delle eccellenze sanitarie e rafforza l’intero sistema sanitario. Più la sanità pubblica e privata cooperano, più si valorizza il servizio sanitario nel suo insieme, sia in termini di immagine che di riconoscimento per i professionisti della sanità.

Inoltre, ricordiamo che l’AMSI, già nel 2005, è stata la prima a richiedere a tutte le istituzioni di effettuare un censimento e una programmazione del fabbisogno dei professionisti sanitari in Italia, coinvolgendo prioritariamente quelli già presenti nel paese, senza ricorrere a personale proveniente dall’estero. Purtroppo, all’epoca nessuno ci ha ascoltato”, continua Aodi.

Emergenza intermediari e falsi esperti di reclutamento – L’Amsi lancia infine un monito sui rischi derivanti dal proliferare di agenzie di reclutamento non qualificate: “Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito alla nascita di oltre 7.000 agenzie e pseudo esperti che si presentano come specialisti nel reclutamento di personale sanitario. Tuttavia, il 60% delle agenzie e il 70% dei singoli operatori sono ‘venditori di fumo,’ che sfruttano l’insoddisfazione dei professionisti per trarne profitti,” denuncia Aodi. “È essenziale proteggere chi desidera lavorare all’estero con garanzie e tutele appropriate.”

AMSI e UMEM e il Movimento Internazionale ed Inter professionale Uniti per Unire(UN@UN) chiedono interventi urgenti -“ L’Italia ha bisogno di riforme sostanziali e di investimenti concreti nella valorizzazione dei professionisti sanitari. Solo così possiamo sperare di arginare la fuga dei nostri talenti e costruire un sistema sanitario che offra realmente la sicurezza e la qualità di cui i nostri pazienti e professionisti hanno bisogno,” conclude Aodi.

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