Nursing Up e Infermieri: una professione tra meritocrazia mancata e promesse non mantenute.

Gentile Direttore,

il settore infermieristico in Italia vive da anni in una situazione di tensione crescente. Nonostante i continui annunci di riforme e nuove specializzazioni, la realtà lavorativa quotidiana resta segnata da problematiche irrisolte che mettono a dura prova chi svolge questa professione con dedizione e sacrificio. La recente introduzione di nuove lauree magistrali in aree come le Cure Primarie, Pediatriche e Intensive sembra aprire prospettive interessanti per la sanità italiana. Tuttavia, gli infermieri si chiedono: quando inizieremo a vivere il presente?

Un sistema che non riconosce il merito.

Il Ministro della Salute ha più volte dichiarato l’insostituibilità del contributo infermieristico per la qualità della sanità pubblica. Ma al di là delle parole, dove sono i fatti? La promessa di una sanità migliore per i professionisti è spesso rimasta tale. Si parla di nuove competenze, come la prescrizione infermieristica, che potrebbe semplificare molte procedure, come nella gestione delle stomie o delle ferite complesse. Tuttavia, ogni cambiamento sembra fermarsi davanti a un sistema burocratico che costringe ancora gli infermieri a dipendere dalla firma del medico, anche per attività in cui il personale infermieristico è già altamente qualificato.

Promesse e realtà: un gap sempre più profondo.

Molti infermieri guardano con scetticismo alle nuove specializzazioni, come quelle appena introdotte, domandandosi se davvero porteranno un cambiamento tangibile nelle loro vite professionali. Le università, si sa, traggono benefici dall’introduzione di nuovi corsi, ma il ruolo degli infermieri sul campo resta spesso lo stesso: poco riconosciuto, mal pagato e scarsamente valorizzato. Non si tratta solo di titoli accademici: l’esperienza pratica, la formazione continua e la dedizione quotidiana sono raramente premiate.

Maternità e carriera: un binomio ancora difficile.

Un tema particolarmente delicato è quello delle infermiere in gravidanza e delle neo-mamme. Nonostante le tutele previste dalla legge, la realtà ospedaliera può diventare una vera e propria trappola per chi decide di diventare madre. Reparti che cambiano senza preavviso, turni notturni che sembrano ineludibili e, in alcuni casi, veri e propri episodi di discriminazione. Anche quando le infermiere cercano di conciliare lavoro e vita familiare, incontrano spesso ostacoli che rendono il rientro dalla maternità una fase estremamente frustrante.

È comune che le infermiere, dopo la maternità, siano spostate di reparto, lontano dal contesto lavorativo che avevano costruito con anni di esperienza. Questa pratica non solo demoralizza, ma incide negativamente sulla qualità dell’assistenza ai pazienti, che si trovano ad essere seguiti da personale “di passaggio”, non pienamente integrato nella realtà specifica del reparto.

Un cambiamento necessario.

Davanti a questa realtà, viene naturale chiedersi: cosa serve davvero per migliorare il sistema sanitario e garantire un ambiente di lavoro equo per gli infermieri? Forse, più che nuove specializzazioni, occorre ripensare la gestione delle risorse umane negli ospedali, riconoscendo il valore dell’esperienza e delle competenze maturate sul campo. Garantire maggiore stabilità lavorativa, facilitare il ritorno al lavoro delle neo-mamme, e, soprattutto, premiare il merito, potrebbero essere i primi passi per costruire una sanità davvero all’altezza delle sfide del futuro.

Cordialmente.

Laura Rita Santoro, Emanuele Eposito e Marcello Casale, Dirigenti Nursing Up

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