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Prescrizione infermieristica: le preoccupazioni della FNOMCeO e il futuro incerto delle vecchie lauree magistrali.

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La recente proposta di introdurre la prescrizione infermieristica con l’avvento delle nuove lauree specialistiche per infermieri ha scosso profondamente il mondo sanitario italiano.

Filippo Anelli, Presidente della FNOMCeO, ha espresso forti preoccupazioni in merito al progetto, affermando che la Federazione non è stata coinvolta in alcun confronto e lasciando intendere che la misura potrebbe essere impugnata. Ma dietro questa controversia si cela una questione ancora più ampia: dove sta andando la sanità italiana, e quale sarà il futuro del rapporto tra medici e infermieri?

Diagnosi e prescrizione: confini sfumati?

La proposta di consentire agli infermieri la prescrizione di trattamenti assistenziali e tecnologie specifiche, come presidi e ausili, rappresenta una svolta epocale. Fino a oggi, la prescrizione è sempre stata considerata un atto strettamente legato alla diagnosi medica, una competenza complessa che richiede anni di formazione universitaria e un rigoroso percorso clinico.

Da qui, il timore di Anelli: se la prescrizione viene concessa a professioni diverse, si rischia di minare le fondamenta del ruolo medico. Chi prescrive deve prima diagnosticare, e la diagnosi, secondo il presidente della FNOMCeO, è esclusivamente di competenza medica. La preoccupazione non è solo corporativa, ma riguarda la sicurezza del paziente e la qualità dell’assistenza.

Infermieri in prima linea, ma a quale prezzo?

D’altra parte, il sistema sanitario italiano sta affrontando una grave carenza di personale, soprattutto di medici, e una crescente domanda di assistenza. Ampliare le competenze degli infermieri, rendendoli in grado di gestire alcune forme di prescrizione, potrebbe essere una soluzione per alleggerire il carico di lavoro dei medici e migliorare l’efficienza del sistema. Tuttavia, una riforma di tale portata non può essere fatta in fretta e senza il coinvolgimento di tutte le parti interessate.

Gli infermieri sono sempre più protagonisti nelle strutture sanitarie, e la loro professionalità è riconosciuta da pazienti e colleghi. Ma la strada verso una maggiore autonomia dovrebbe passare attraverso un dialogo aperto e trasparente tra tutte le categorie professionali coinvolte. Senza questo confronto, il rischio è di generare conflitti che potrebbero ripercuotersi negativamente sulla qualità del servizio offerto ai cittadini.

Che fine farà la “vecchia” Laurea Magistrale in infermieristica?

In questo contesto, una domanda cruciale si pone: che fine farà la “vecchia” laurea magistrale in infermieristica? Con l’introduzione delle nuove lauree specialistiche, che promettono di ampliare le competenze degli infermieri fino alla prescrizione, c’è il rischio che la laurea magistrale tradizionale perda valore o venga relegata a un ruolo di secondo piano. Gli infermieri che hanno completato il loro percorso formativo con la magistrale attuale potrebbero trovarsi esclusi da nuove opportunità, mentre i neolaureati delle specialistiche godrebbero di una più ampia gamma di competenze e responsabilità.

Questa transizione necessita di una riflessione seria e di un piano strategico che tuteli i professionisti che già operano nel sistema sanitario. Quale sarà il riconoscimento per coloro che hanno ottenuto la laurea magistrale prima di questa riforma? Si offriranno percorsi integrativi o di aggiornamento per allineare le loro competenze alle nuove richieste del mercato? È imperativo che il Ministero della Salute chiarisca questi punti, per evitare una spaccatura tra vecchi e nuovi infermieri e garantire che tutti possano beneficiare del cambiamento.

Una sanità divisa?

Il nodo centrale di questa controversia risiede nella mancanza di confronto e nella percezione di esclusione che la FNOMCeO ha espresso. Se la sanità italiana vuole evolversi, è fondamentale che questa evoluzione sia frutto di un dialogo collaborativo e non di divisioni tra le diverse professioni sanitarie. Le competenze devono essere estese laddove vi sia formazione adeguata, ma sempre nel rispetto delle responsabilità specifiche di ciascuna professione.

Il rischio, altrimenti, è che una riforma potenzialmente positiva per il sistema sanitario venga percepita come una minaccia, generando conflitti inutili e ritardando i benefici che potrebbe portare. Il futuro della sanità italiana richiede il contributo di tutti coloro che ogni giorno lavorano per garantire la salute dei cittadini.

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  • Screenshot-2024-10-05-alle-06.26.43 Prescrizione infermieristica: le preoccupazioni della FNOMCeO e il futuro incerto delle vecchie lauree magistrali.

    Alessandro Del Vecchio, infermiere con consolidata esperienza nei reparti di chirurgia, terapia intensiva e nel coordinamento, attualmente ricopre anche il ruolo di docente universitario, contribuendo alla formazione delle future generazioni di professionisti della salute. Nonostante il conseguimento di tre lauree e cinque master, continua a perseguire nuove opportunità di apprendimento e sviluppo nel campo della sanità e dell'insegnamento.

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Alessandro Del Vecchio, infermiere con consolidata esperienza nei reparti di chirurgia, terapia intensiva e nel coordinamento, attualmente ricopre anche il ruolo di docente universitario, contribuendo alla formazione delle future generazioni di professionisti della salute. Nonostante il conseguimento di tre lauree e cinque master, continua a perseguire nuove opportunità di apprendimento e sviluppo nel campo della sanità e dell'insegnamento.

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