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Volpe (OPI Taranto): “per me l’Assistente Infermiere è una opportunità da cogliere”.

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Continuano le interviste del direttore di AssoCareNews.it, Angelo Rky Del Vecchio, ai protagonisti della sanità italiana, Questa volta ha posto le suo 10 domande impertinenti al presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Taranto, Pierpaolo Volpe. Vediamo come e cosa ha risposto.

Nelle ultime settimane si è ingigandito sui social e sui giornali sanitari il dibattito sull’istituendo Assistente Infermiere. Sarà una sorta di figura ibrida tra l’infermiere e l’Operatore Socio Sanitario, ma senza responsabilità dirette. La sua formazione e la sua vigilanza resterà ad appannaggio del Professionista Infermiere e secondo alcune indiscrezioni del Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Il suo Ente come valuta questa possibile new entry nel SSN?

È sicuramente una opportunità che va governata con un processo parallelo di valorizzazione della Professione infermieristica.

Se pensiamo ai 100 mila pensionamenti dei prossimi anni, alla scarsa attrattività della professione, alla crisi di accesso al Corso di laurea e allo scarso numero di laureati che non copre le reali esigenze del sistema salute, non possiamo che renderci conto di come sia necessario un vero cambiamento e di scelte coraggiose.

La Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI) è favorevole alla creazione dell’Assistente Infermiere. Mediante la creazione di Lauree Magistrali ad indirizzo clinico per l’infermiere quest’ultimo avrebbe più possibilità di diventare veramente un professionista intellettuale, delegando la parte puramente tecnica del suo lavoro definitivamente all’AI. Lei cosa ne pensa?

Ritengo l’Assistente infermiere una opportunità. Non posso immaginare che la Professione infermieristica rimanga imbrigliata nelle catene di atti meramente materiali, tralasciando la vera essenza dell’infermiere quale gestore di “processi”.

Già da tempo diversi atti sono svolti dagli OSS in alcune Regioni italiane, con importanti differenze nel territorio nazionale.

Basti pensare che anche la tracheobroncoaspirazione a domicilio del paziente non ospedalizzato a seguito di Accordo tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano del 2010, può essere eseguita da personale non sanitario adeguatamente formato.

È impensabile che la Professione infermieristica, in quanto Professione intellettuale, alle soglie del 2025 venga relegata e vista nell’immaginario collettivo come quella che “somministra le pillole” e “effettua le iniezioni”. L’Infermiere di oggi è tanto altro.

Se il futuro dell’Infermieristica italiana passa dalle Lauree Magistrali ad indirizzo clinico, perché questa riforma è temuta e addirittura combattuta da tante società scientifiche e associazioni Infermieristiche? Centrano forse gli inutili Master di Primo livello mai riconosciuti ufficialmente a livello contrattuale e remunerativo, ma tanto osannati proprio da queste organizzazioni? 

Il cambiamento fa sempre paura, soprattutto quando vengono toccati interessi economici e sacche di potere. È necessario scardinare un sistema vetusto e orientarlo ai reali bisogni del cittadino e del sistema salute, tutto nell’ottica della valorizzazione della Professione infermieristica.

Abbiamo sbagliato la programmazione sanitaria degli ultimi 30/40 anni. Ci troviamo in una situazione al limite della sostenibilità. Abbiamo una carenza preoccupante di medici in alcune brache di specializzazione e una carenza di infermieri tale da compromettere la messa in opera della missione 6 del PNRR.

I sindacati sono divisi tra loro nel valutare l’avvento dell’Assistente Infermiere. Questo è dovuto ad una vera conoscenza della nuova figura professionale che verrà o alla paura di non poterla ancora inquadrare dal punto di vista contrattuale?

Prima ho evidenziato i punti di forza. Quello contrattuale è il vero punto di debolezza. L’Assistente infermiere sarà immesso sul mercato del lavoro molto tempo prima dell’Infermiere con magistrale clinica e questo rischierà di creare un cortocircuito. In più va evidenziato come sarà di una facilità assoluta inserire la nuova figura dell’Assistente infermiere nella declaratoria contrattuale dei vari CCNL, essendo un risparmio di spesa rispetto a quella dell’Infermiere. Di contro sarà complicatissimo inserire l’infermiere con laurea magistrale clinica nel CCNL della Dirigenza sanitaria e soprattutto nel settore privato dove i contratti stentano a decollare e sono lontani anni luce da una valorizzazione delle Professioni sanitarie.

La questione va letta a 360 gradi e non solo per il settore pubblico. 

Altra criticità saranno i piani del fabbisogno. Dovranno essere “riadattati” all’infermiere clinico, un grave problema in generale per tutte le Regioni, ma soprattutto per quelle in piano di rientro. 

Poi c’è il vero problema. Come di coniugherà l’infermiere clinico con la figura del medico oggi? Avremo sicuramente forti resistenze sul fatto che i medici “lascino” alcune attività all’infermiere clinico. Resta inteso che la diagnosi medica, la prescrizione farmacologica e il consenso informato sono atti medici, mentre tutto il resto rientra nell’alveo del c.d. “atto sanitario”.

Il Governo Meloni e i Ministri della Salute e dell’Economia hanno fatto finire orecchie da mercante relativamente alla richiesta di aumenti salariali da parte dei sindacati. La poca considerazione della politica nei confronti della Professione Infermieristica sta aggravando ancora di più la sua già scarsa attrattività nel mondo giovanile. Il suo Ente ha una ricetta magica per invogliare il Governo Meloni ad intervenire cambiando finalmente rotta?

Non abbiamo una ricetta, ma riteniamo non più procrastinabile una valorizzazione economica, magari con indennità di specificità professionali molto elevate in modo da superare alcuni ostacoli esistenti negli adeguamenti salariali dei dipendenti pubblici. Indennità specifiche elevate, molto elevate, possono rappresentare un primo passo.

Come OPI Taranto abbiamo proposto l’istituzione della Carta dei Professionisti della Salute, mutuando il provvedimento dell’allora Governo Renzi per i docenti con la norma sulla Buona scuola. Sarebbe un primo passo e un bel segnale.

Nel suo complesso la Professione Infermieristica non è stata mai così in crisi di valori, di identità e di credibilità. Cosa consigliereste ai vertici FNOPI e ai presidenti OPI per invertire tale tendenza?

Il lavoro svolto dagli Organi di rappresentanza professionale è stato elevato, nessuno nelle altre Professioni ha lavorato come la FNOPI e gli OPI. 

Io credo che sia la società ad avere una vera crisi di identità e valori con inevitabile riverbero sulle Professioni storiche come quella dell’infermiere e del medico.

La crisi valoriale è generale. 

Anche durante le elezioni degli Organi di rappresentanza professionale abbiamo notato una scarsa affluenza alle urne, nonostante il forte e costante riconoscimento da parte della Comunità professionale. A fronte di attestazioni di stima e vicinanza, nonché di condivisione per il lavoro svolto, non vi è stata la conseguente affluenza alle urne. A mio avviso è anche un problema di identità professionale.

Torniamo all’Università. Ad inizio settembre 2024 si è raggiunto il cosiddetto punto di non ritorno, ovvero alle 20.000 disponibilità di posti nei Corsi di Laurea in Infermieristica hanno risposto solo in 20.000, con un rapporto 1:1. Inoltre, di questi 20.000 pretendenti si sono iscritti finora ai CDL per Infermieri solo in 18.000. Secondo lei è ancora utile continuare con i test di preselezione o sarebbe meglio dare la possibilità a tutti di iscriversi liberamente? A chi giova il voler continuare ad utilizzare vecchi e vetusti sistemi di selezione?

Ho sempre sostenuto dati alla mano che quello del numero chiuso è un falso problema. Il problema è la scarsa attrattività della Professione.

Visti i numeri di quest’anno, forse sarebbe necessario introdurre un sistema che interconnetta le Università italiane tra loro e che consenta agli idonei di una Università per uno specifico Corso di laurea (ovviamente Infermieristica) di poter essere “ripescato” in altre Regioni dove il numero dei partecipanti è stato inferiore ai posti messi a bando. 

Alcune Regioni del Nord hanno scelto di finanziare gli studi dei neo-studenti in Infermieristica. Si torna indietro di anni, a quando non si sceglieva la professione perché piaceva, ma solo perché si guadagnava da subito un piccolo stipendio. Cosa ne pensa di questa involuzione? Porterà realmente ai risultati preventivati ovvero all’aumento del numero di iscrizione al CdL?

Io credo di no. Il problema della Professioni infermieristica è sistemico. È un lavoro usurante, con poco riconoscimento effettivo da parte della società e quindi scarsamente attrattivo da tutti i punti di vista che abbiamo già trattato.

Gli Studenti Infermieri sono maggiori al sud, che al nord. E le loro scelte sono ricadute anche quest’anno sugli Atenei del Meridione, complice anche la crisi economica. Molti Corsi di Laurea in Infermieristica rischiano la chiusura, soprattutto nelle scuole universitarie più blasonate del settentrione. Perché si continua a sottovalutare questo fenomeno?

È frutto della visione miope degli ultimi 30/40 anni. Si è sbagliato tutto. Se non interveniamo ora e governiamo seriamente il processo che sta generando la figura dell’Assistente infermiere e dell’infermiere clinico, rischiamo la perdita di identità della Professione infermieristica.

L’infermiere deve appropriarsi del suo specifico professionale e essere gestore di processi.

Ha un sogno nel cassetto per l’Infermieristica italiana?

Non vedere più colleghi demotivati e allo stremo delle forze a seguito dello stress lavoro-correlato. Il mio sogno è una programmazione sanitaria che ridia finalmente dignità di Professionisti della Salute, consentendo loro di lavorare in ambienti di lavoro sereni e privi di rischi. Sogno un degno riconoscimento salariale e delle competenze avanzate con vera autonomia professionale. Il mio non è un sogno. Ma una necessità del sistema salute.

Grazie presidente e auguri per il rinnovo dell’incarico all’OPI di Taranto.

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