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Se non agiamo ora, assisteremo alla morte di una professione: LA NOSTRA.

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Il teologo, filosofo e umanista Erasmo da Rotterdam: diceva a proposito del cambiamento «L’uomo non ama il cambiamento, perché cambiare significa guardare in fondo alla propria anima con sincerità, mettendo in contesa se stessi e la propria vita. Bisogna essere coraggiosi per farlo, avere grandi ideali. La maggior parte degli uomini preferisce crogiolarsi nella mediocrità, fare del tempo lo stagno della propria esistenza».

Ecco ciò che potrebbe esattamente essere individuato come il tarlo più dannoso non solo della vita umana, ma anche di quella etica e professionale: essere resistenti al cambiamento, aggrappati con i denti ai propri schemi e alle proprie idee, accaniti difensori dell’abitudine e del «si è sempre fatto così», più impegnati nella conservazione del poco sicuro tra le nostre mani che coraggiosi avventurieri della novità.

Io che per natura professionale ho sempre sostenuto il cambiamento come una leva per migliorarsi, per crescere, per provare strade nuove e nuovi percorsi sto assistendo con amarezza alla morte della mia professione.

Sì cambiare, si deve e si può, ma stravolgere e distruggere no. Ci si deve chiedere se quello che stiamo facendo quali effetti causerà domani.

Quello a cui stiamo assistendo in questi mesi mi ricorda Cronaca di una morte annunciata, un film del 1987.

Una morte, la nostra, che sarà rapida e dolorosa, nel giro di pochi anni saremo spazzati via da figure di dubbia professionalità, con preparazioni alquanto discutibili per sopperire a chi in questi ultimi 20 anni non ha fatto niente riguardo la situazione gravissima del SSN e più nello specifico, degli infermieri.

Il mese scorso si festeggiavano i 30 anni dall’istituzione del profilo professionale dell’infermiere; nel 1999 abbiamo assistito all’abrogazione del mansionario che ci ha visti diventare professione intellettuale e per questo la nostra professione non può essere annoverata tra i lavori usuranti.

In questi lunghi 30 anni che coincidono anche con la mia formazione ho sempre pensato che saremmo riusciti a vedere il nostro lavoro riconosciuto socialmente ed economicamente.

L’era pandemica nella sua fase iniziale sembrava finalmente averci dato le giuste valorizzazioni almeno per quanto riguarda il valore sociale, ma è durato il soffio di un cerino, nel giro di poco eravamo già gli untori o peggio gli assassini.

Ci abbiamo messo molto a riprenderci ma è la nostra cifra; chi è infermiere trova sempre le risorse per continuare a lavorare nonostante il degrado in cui viviamo, nonostante le botte che prendiamo, nonostante le carenze in cui ci troviamo.

Alla fine se la sanità va avanti, se i pazienti hanno ancora qualcuno su cui contare sempre è solo e perché ci sono GLI INFERMIERI, un nome che identifica un solo ed unico professionista.

La nostra infungibilità parte dal nostro nome e invece a poco a poco ci stanno togliendo tutto, le competenze specifiche e professionali che sono solo della figura infermieristica.

Alla chetichella durante l’estate, nel mese di agosto, appunto, ecco che arriva la proposta del Ministro della Salute di istituire la nuova figura dell’ASSISTENTE INFERMIERE che dovrebbe colmare la carenza del personale infermieristico.

Immediatamente è arrivata la risposta della CNAI (1), APSILEF (2) e della EFN (3) chiedendo al governo di fermarsi, abbiamo anche sottoscritto una petizione online che ha raccolto oltre 13.000 firme nell’arco di poche settimane.

Chi ha sentito gli infermieri su questa vicenda?

Perché chi ci rappresenta non ha consultato i suoi iscritti?

Dal 2016 siamo iscritti non più ad un Albo ma ad Ordine Professionale che è il nostro ente regolatore e certificatore che tutela la salute dei cittadini dimostrando di fatto che i suoi iscritti sono INFERMIERI ovvero professionisti in possesso di una laurea triennale come base di partenza, che prevede quindi un percorso di carriera accademico con un proseguo tramite laurea magistrale, master di primo e secondo livello fino ad arrivare al dottorato di ricerca.

Insomma un percorso di tutto rispetto, perché è quello che il cittadino richiede, perché sono le stesse evidenze scientifiche a dimostrarlo: laddove c’è personale infermieristico formato si riducono le ICA e scende l’indice di mortalità.

Noi siamo i detentori dei nostro nome che identifica una figura professionale con un percorso formativo identitario.

L’assistente infermiere non ha questo percorso, addirittura basta la 3 media per accedere…ma ci pensiamo? nelle mani di chi stiamo consegnando i nostri utenti? Oggi, il governo in data 3 ottobre ha sancito l’accordo per istituire la nuova figura.

La cosa che mi ha fatto più riflettere è il silenzio assordante della FNOPI (4) e di alcuni Ordini.

Se c’è un momento in cui quelli che si lamentano chiedono ad altri di fare è proprio questo.

Se vi sentite rappresentati davvero allora siate felici di quello che sta accadendo altrimenti se pensate che gli infermieri debbano dire la loro è questo il momento di AGIRE.

Scriviamo una lettera al Presidente del Consiglio e facciamoci rappresentanti di noi stessi perché quello che vedo non preoccupa solo gli infermieri del presente ma soprattutto gli infermieri del domani, la nostra gioventù, che sta investendo tempo e denaro e poi? si troverà, ci troveremo a supervisionare gli OSS (5) e pure gli assistenti infermieri.

Immagino già la scena dentro una RSA (6) nel turno 1 infermiere 3 OSS e 2 assistenti infermieri.

L’infermiere dovrà rispondere di tutto quello che fanno altre 5 persone.

Ma ovviamente con questa manovra il costo del personale sarà di molto ridotto ed è questo quello che interessa ai burocrati, non di certo l’interesse della salute, altrimenti ne avremmo avuti di miliardi stanziati per la sanità.

Se questa è la risposta delle istituzioni alla carenza del personale infermieristico dico che non hanno capito nemmeno l’ABC della nostra professione e questa è la cosa che rattrista maggiormente.

Poi nello stesso giorno leggi che, un calciatore, Rodri afferma “Noi calciatori siamo vicini a uno sciopero: 60 o 70 partite a stagione non sono più sostenibili” e pensi che se fanno sciopero loro che guadagnano miliardi noi cosa stiamo ancora aspettando?

Agiamo dunque per non morire!

Dott.ssa Rosa Silvia Fortunato – Nurse since 1997

Note:

  1. Consociazione Nazionale Associazioni Infermieri
  2. Associazione Professioni Sanitarie Italiane Legali e Forensi
  3. Federazione Europea Nurse
  4. Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche
  5. Operatore Socio Sanitario
  6. Residenza Sanitaria Assistenziale

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    Rosa Silvia Fortunato è esperta dei processi formativi presso l'UOC Governo Clinico - Ricerca - Formazione e Sistema Qualità ed è in staff alla Direzione Aziendale dell'AUSL di Bologna. Ha la passione per la lettura, la scrittura e il sindacato.

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Rosa Silvia Fortunato è esperta dei processi formativi presso l'UOC Governo Clinico - Ricerca - Formazione e Sistema Qualità ed è in staff alla Direzione Aziendale dell'AUSL di Bologna. Ha la passione per la lettura, la scrittura e il sindacato.

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