Edoardo Manzoni ricorda la madre dell’Infermieristica Marisa Cantarelli durante l’ultimo saluto terreno.
Chiarissima Professoressa,
Carissima Marisa, c’è la memoria e c’è il ricordo.
La memoria per una vita lunga, per una donna determinata, forte, tenace, visionaria, esigente, sempre proiettata al futuro. La tua biografia è conosciuta, descritta ed anche pubblicata. Da quando lasciasti la Milano del secondo dopoguerra e ti diplomasti infermiera nel 1950, a Roma nella Croce Rossa Italiana, e ti trovasti sola infermiera con 100 letti e nessun altro operatore preparato, iniziarono in te le domande e la ricerca su come migliorare l’assistenza infermieristica di questo Paese.
La memoria del periodo più felice della tua storia professionale – così dicevi – quando tornata nella tua città prendevi un treno verso le zone provinciali dell’Adda e lì ti aspettava una bicicletta la quale, come Assistente Sanitaria, ti portava nelle case della gente per fare ciò che oggi noi consideriamo avanguardia.
La memoria per la tua Scuola Infermieri nel neonato Ospedale di Magenta che lasciasti con fatica per approdare all’Università degli Studi di Milano che ti ha poi visto impegnata per il resto della vita. È qui che hai formato la leadership infermieristica del nostro Paese, è qui che hai coronato il cammino di un modo nuovo di pensare le cure infermieristiche, nel dibattito scientifico e culturale, che porterà a teorizzazioni ancora oggi ardite e sapientemente efficaci. Così rimettevi al centro della Cura la persona, il suo essere in pienezza, fornendo alla comunità scientifica e professionale un giusto equilibrio tra le antiche radici e le necessarie evoluzioni del vivere.
La memoria del tuo ultimo periodo di vita, perdendo le forze, quando come Isaia ti chiedevi: “Sentinella, a che punto è la notte?” (Isaia 21,11). Anche in questo ultimo tratto non restavi mai ai margini del dibattito culturale e non risparmiavi aiuto singolo a studenti e ricercatori che si rivolgevano a te. Sempre pronta a leggere, correggere e consigliare con in più quella sapienza dell’età che riportava sempre al cuore dell’assistenza infermieristica, al suo senso, ai bisogni delle persone.
Vita mutatur non tollitur. La vita si trasforma non è tolta. Oltre al significato religioso questa locuzione latina ha per noi un senso ulteriore. La tua vita si trasforma in ognuno di noi.
Sì, cara Marisa, poiché accanto alla memoria dei fatti c’è il ricordo che oggi ci vede riuniti. Ri-cor-dare è riportare al cuore la memoria che ciascuno ha di te, riportare al cuore di oggi ed accorgerci che non sei un passato ma un presente. Siamo stati allevati da te, corretti, spronati, inviati, e la nostra vita di oggi, nel ricordo, è impastata di te. Sei per gli infermieri italiani, per i tuoi studenti e il tuo gruppo docente mater et magistra. Un Maestro esigente, non accomodante, ma che tiene ai suoi discepoli e, ciascuna e ciascuno di noi, non può pensarsi oggi senza riconoscere che la tua impronta è viva e vivace nella propria vita personale e professionale.
Così, la memoria e il ricordo diventano un grazie!
Grazie anzitutto da parte dei cittadini del nostro Paese. La tua ricerca, ostinazione, elaborazione teorica hanno decisamente migliorato l’assistenza sanitaria ed infermieristica italiana costruendo percorsi teorici ed empirici e ponendola all’interno del dibattito internazionale. La centralità dei bisogni della persona assistita, faro guida di ogni tuo scritto, non è stata una mera enunciazione di principio, ma una applicazione concreta e quotidiana di cui la comunità sociale è grata. Proprio la tua città ne ha preso atto recentemente conferendoti l’onorificenza più alta a sua disposizione per il tuo incessante impegno.
Grazie da parte delle istituzioni professionali, delle Università, e comunità associative.
Grazie da parte degli Ordini professionali e della Federazione Nazionale, perché il cammino teorico del tuo modello iniziò proprio da una forte richiesta ed in supporto a loro. Il tuo impegno, anche come Presidente, nella Consociazione Nazionale Associazioni Infermieri e nel Soroptimist di Milano Fondatore allargava gli orizzonti di visione capaci di conglobare una società in profondo cambiamento.
Grazie dal mondo universitario ed in particolare dalla tua cara Università degli studi di Milano a cui ti sei dedicata senza sosta. La formazione infermieristica attuale la dobbiamo soprattutto a te e il posizionamento della nostra disciplina nel mondo accademico è frutto dei tuoi studi antesignani già
dagli anni Ottanta del Novecento. Hai creato una scuola di pensiero, una comunità di lavoro nella
convinzione che solo dalla formazione muove il cambiamento.
Grazie da parte degli infermieri italiani a cui hai dato orizzonti teorici di senso e strumenti pratici perché la loro vita professionale avesse un orizzonte chiaro e determinato. Grazie soprattutto da parte dei giovani infermieri che sapevi conquistare con immediatezza e per i quali eri e sei un modello chiaro ed entusiasmante.
Grazie da parte dei tuoi docenti e dei tuoi studenti. Per tutti noi sei stata una Guida sempre avanti a guardare lontano, a non dire mai basta, a scoprire territori nuovi, ad effettuare incessante ricerca per tenere unita la teoria e l’esperienza. Hai rafforzato la nostra identità personale e professionale, l’hai messa alla prova, forgiata con pazienza in ognuno in noi. Il tuo metodo formativo innovativo ti vedeva sempre con noi, fino a sera, seduta nel cerchio, per lavorare e preparare il futuro.
Grazie per ricordarci l’essenza, la natura stessa della Cura, i valori che si fanno intelligenza, cuore e
mani, per il bene di noi e di coloro che assistiamo.
Oggi, qui, la memoria e il ricordo divengono un’eredità.
Un’eredità complessa e difficile perché Marisa, lo sappiamo, tu eri e sei oltre ogni misura.
Ma sentiamo e cogliamo la responsabilità di continuare il tuo impegno nell’affermare che ogni riflessione ed ogni agito deve partire dalle necessità delle persone che prendiamo in carico, con costruzioni teoriche che si mettono al vaglio della realtà e con grande strategia nella pratica clinica, nella ricerca, nella formazione e nell’organizzazione.
Grazie di tutto e per tutto.
Ti portiamo nella nostra vita Marisa, e ti pensiamo giunta al tuo destino di quiete perché tu, con il salmista, possa dire: “sto, come un olivo verdeggiante nella casa di Dio” (Salmo 52,8).
E così sia, e sia così.
Prof. Edoardo Manzoni
Basilica di Sant’Ambrogio, Milano, 1 ottobre 2024
In memoriam Prof. Marisa Cantarelli
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