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Ceccarelli Coina: «Dl Anti-Violenze insufficiente! Il Ministro Piantedosi preveda un nuovo piano dei presidi fissi delle forze dell’ordine».

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violenza-donne-1024x683-1 Ceccarelli Coina: «Dl Anti-Violenze insufficiente! Il Ministro Piantedosi preveda un nuovo piano dei presidi fissi delle forze dell’ordine».

Serve presenza 24 ore su 24 di almeno un agente in tutte le strutture sanitarie delle città capoluogo e in tutte quelle con bacino di utenza superiore alla media.

ROMA 1 OTT 2024 – «Gli ospedali rappresentano il luogo di cura per eccellenza e come tali vanno preservati fino in fondo: è quello che dovrebbe avvenire in un Paese civile, garantendo il massimo livello di sicurezza per chi li vive, al fine di mettere, da una parte, nella condizione i professionisti sanitari di esprimere al meglio le proprie competenze, dall’altra creare, per pazienti, malati e soggetti fragili, l’ambiente più sereno possibile. 

Ritrovarsi nella condizione di dover attuare un piano anti violenza per infermieri e medici non può essere considerata una situazione normale, così come non può esserlo quella di prevedere un dispiegamento di forze dell’ordine, negli ospedali, come fossimo in un luogo di guerra. 

L’inefficace politica sanitaria, in tal senso, deve assumersi fino in fondo la responsabilità di aver acuito disorganizzazione e disservizi nelle strutture sanitarie, a partire dalla mancata risoluzione di piaghe quali la carenza di personale, le “eterne” liste di attesa e l’incapacità di rafforzare una sanità territoriale che, se funzionante, può garantire concretamente la possibilità di snellire l’afflusso dei pazienti dei pronto soccorsi.

Certo, la violenza non è mai giustificabile, a nessun livello, ma questa premessa serve a comprendere fino in fondo “le origini di un clima così avvelenato”.

E’ un dato di fatto: gli ospedali, e in particolare i pronto soccorsi, si sono trasformati in vere e proprie trincee. E ora la parola d’ordine può essere una sola: garantire la sicurezza dei professionisti. Perché siamo arrivati ad un livello tale di esasperazione, da parte dei cittadini, ad un tale deterioramento della fiducia tra sanitari e pazienti, che si rischia davvero la tragedia!

Il recente Dl anti-violenza, in tal senso, approvato dal Consiglio dei Ministri, rappresenta, di certo, per noi del Coina, un concreto ed evidente passo in avanti nel contrasto alle aggressioni nei confronti dei professionisti sanitari, oltre tutto in un frangente in cui, mai così elevati, rispetto all’ultimo decennio, si mostrano i numeri delle violenze, evolutesi anche in una allarmante brutalità, mai registrata in passato. 

L’introduzione di misure come l’arresto in flagranza di reato e l’inasprimento delle pene per chi danneggia i beni materiali di un ospedale rappresentano, senza dubbio, la reale presa di coscienza del drammatico fenomeno, da parte del Governo. 

Tuttavia, queste misure sembrano, però, a nostro modo di vedere, focalizzate sulla punizione esemplare, piuttosto che sulla reale prevenzione delle violenze. 

La presenza costante delle forze dell’ordine negli ospedali, con personale adeguato e strategie organizzative mirate, sarebbe a nostro avviso fondamentale per prevenire le aggressioni sul nascere, cogliendo in anticipo, ove possibile, i segni dei potenziali episodi di violenza. 

Ciò richiederebbe, naturalmente, una radicale una riorganizzazione dei presidi fissi delle forze dell’ordine, attualmente assenti o insufficienti nella maggior parte e degli ospedali italiani, per garantire un regime di operatività 24 ore su 24».

Sono queste le affermazioni di Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale del Coina, Sindacato delle Professioni Sanitarie.

«Da una accurata indagine nazionale, continua Ceccarelli, risulta che, ad oggi, il 95% degli ospedali italiani delle città capoluogo, o comunque con bacini di utenza superiori alla media, non prevede un presidio fisso 24 ore su 24 delle forze dell’ordine. 

Le strutture sanitarie che possono contare sulla presenza h24 di almeno un agente, quindi  anche negli orari notturni, e in particolar modo in quella fascia oraria dove, statisticamente, avviene il maggior numero delle aggressioni, ovvero da mezzanotte alle 7 del mattino successivo, si contano davvero sulle dita di una mano, da Nord a Sud. 

Ad avere copertura h24 sono ad esempio il Niguarda di Milano, il Gom di Reggio Calabria, e alcuni ospedali romani, con un piano di revisione delle forze dell’ordine voluto proprio dal Viminale, e partito efficacemente nel gennaio del 2023, quali il San Camillo, il Sandro Pertini, il San Giovanni e il Tor Vergata di Roma, provincia dove, guarda caso, le aggressioni sono calate drasticamente. Restano scoperte, invece, nel Lazio, incredibilmente, realtà sanitarie di territori fortemente a rischio, come il Grassi di Ostia, area che conta una presenza di 300mila abitanti.

Secondo noi la presenza degli agenti 24 ore su 24, e un solo poliziotto in molti casi potrebbe addirittura non bastare in quegli ospedali con un bacino di utenza nettamente superiore alla media, rappresenta un reale strumento di prevenzione, in grado di arginare, ove possibile, sul nascere, il fenomeno dell’aggressione, cogliendone apertamente “i sintomi” e percependo l’eventuale sfociare della rabbia “ai suoi primi manifestarsi”.

Noi del Coina, dice ancora Ceccarelli, chiediamo espressamente al Ministro Piantedosi un nuovo piano di revisione della presenza degli agenti, implementando in modo radicale la presenza fissa dei poliziotti h24 in tutti gli ospedali cittadini e in tutte le realtà sanitarie a rischio, per surplus di pazienti e conformazione sociale del territorio. 

La presenza fissa delle forze dell’ordine negli ospedali ha dimostrato di essere efficace nella prevenzione delle aggressioni e, in particolar modo, l’integrazione tra servizi polizieschi e strutture sanitarie offre diversi benefici significativi, tra cui la costruzione di relazioni, il miglioramento della sicurezza, la cura olistica, la prevenzione di problemi futuri e il supporto stesso per i poliziotti.

In conclusione, sottolinea Ceccarelli l’integrazione tra servizi polizieschi e strutture sanitarie può contribuire significativamente all’efficacia e alla sicurezza delle “operazioni sanitarie”. A questo processo di integrazione deve contribuire una efficace e sinergica politica sanitaria, che a sua volta deve poter contare sul supporto di realtà quali Viminale e Ministero della Giustizia».

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