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Amsi: aggressioni professionisti sanitari, pieno sostegno alla manifestazione di Foggia

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Aodi: Oltre 778 richieste di fuga all’estero, dal 5 agosto al 10 settembre di quest’anno, sono giunte a noi di Amsi da parte di professionisti sanitari. La prima causa di richiesta di abbandonare il nostro sistema sanitario è proprio il vortice di violenze, aumentate del 38%.

ROMA 16 SETT 2024 – «In un momento così delicato e cruciale per il presente e il futuro dei nostri professionisti sanitari, alle prese con un escalation di violenze che mai, nell’ultimo decennio, era stata caratterizzata da un numero così elevato di aggressioni, noi di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, con Umem, Unione Medica Euromediterranea, e il Movimento Internazionale Uniti per Unire, offriamo il nostro pieno appoggio e sostegno alla manifestazione di protesta che si è svolta questa mattina a Foggia, organizzata dai sindacati dei medici Anaao e Cimo. E non è un caso che “il grido di allarme” dei professionisti sanitari, per chiedere alle istituzioni una svolta, al fine di tutelare mente la propria incolumità, si sia svolta davanti a quel Policlinico Riuniti della cittadina della Daunia, dove nelle ultime settimane sono avvenuti gli episodi più scabrosi relativi al drammatico fenomeno delle aggressioni contro i professionisti sanitari.

Da anni, le nostre associazioni, si impegnano per denunciare una spirale di violenze che si è aggravata di anno in anno, di giorno in giorno, e in merito alla quale dobbiamo ahimè registrare l’immobilismo di una politica che doveva e poteva agire molto prima.

Da parte nostra, non c’è mai stato un solo momento in cui, con le nostre indagini e statistiche, non abbiamo evidenziato ai media e alla collettività che il rapporto di fiducia tra i professionisti e i cittadini si stava e si sta tutt’ora sgretolando, con i pazienti e le loro famiglie che addossano a medici e infermieri tutte le responsabilità dei disagi e dei disservizi, avendoli trasformati nel capro espiatorio delle lunghe attese nei pronto soccorsi, nei tempi biblici che occorrono per un esame, una visita e un ricovero, ritenendoli i “principali colpevoli” di una sanità pubblica fin troppo in affanno».

Si esprime così il Prof. Foad Aodi, esperto in salute globale, da sempre in prima linea, a nome delle associazioni di cui è leader, da sempre a difesa dei diritti dei professionisti sanitari.

«Non è un caso che abbiamo dato vita, di recente, al Manifesto “Uniti per i Medici”: 45 punti chiave a tutela di medici, infermieri e di tutti gli altri professionisti, a cui hanno aderito già 450 tra associazioni, sindacati e singoli soggetti della nostra sanità pubblica e privata.

Nell’appoggiare in pieno le ragioni della manifestazione di Foggia, vogliamo doverosamente riproporre le nostre indagini, a testimonianza di una situazione allarmante, rispetto alla quale non abbiamo mai smesso e non smetteremo di chiedere alla politica di agire, anche con lo spirito propositivo di chi “mette in campo”, come abbiamo sempre fatto, sia i contenuti e i numeri della realtà di cui facciamo parte e delle criticità che ci attanagliano, sia proponendo soluzioni costruttive per uscire da questo buio tunnel», continua Aodi.

Oltre 778 richieste di fuga all’estero, dal 5 agosto al 10 settembre di quest’anno, sono giunte a noi di Amsi da parte di professionisti sanitari, ed è chiaro che una delle prime ragioni del “desiderio” di abbandonare il nostro sistema sanitario è la preoccupante scarsa sicurezza che da tempo è presente negli ospedali e che, giorno dopo giorno, si è sempre più aggravata.

Ieri i calci e i pugni, poi i tentativi di strangolamento, le minacce di morte, con il 70% delle aggressioni che vede vittime le donne della nostra sanità.

Le aggressioni, nel nostro Paese, fanno registrare un preoccupante aumento del 42% negli ultimi 5 anni in generale, e a causa della carenza dei professionisti della sanità del 38%”. Le violenze, secondo le nostre statistiche, stanno diventando, in Italia, la prima allarmante causa della fuga all’estero, che mina nel profondo la già precaria stabilità del nostro sistema sanitario.

LE NOSTRE INDAGINI AGGIORNATE;

Nel 2021 – 13.100 mila aggressioni nei confronti dei professionisti sanitari

Nel 2022 – 14.600 aggressioni nei confronti dei professionisti sanitari

Nel 2023 – 19.200 aggressioni nei confronti dei professionisti sanitari

2024 – 11.000 aggressioni ufficiali nei confronti dei professionisti sanitari solo ad oggi

71% delle aggressioni vengono perpetrate dai pazienti

29% delle aggressioni vengono perpetrate dai parenti dei pazienti

Al primo posto ci sono gli infermieri, seguiti dai medici.

I luoghi delle aggressioni: al primo posto i pronti soccorso, poi gli altri reparti di emergenza-urgenza. Poi nell’ordine il 118 e i reparti psichiatrici, chirurgia, pediatria, cardiologia e le Rsa.

Continua Aodi: «Per quanto riguarda le motivazioni delle fughe all’estero, ultimamente nel 2024 al primo posto ;il 43% dei nostri professionisti della sanità decide di andare lavorare all’estero perché non si sente sicuro e tutelato, non si sente protetto dalle istituzioni e percepisce, oggi più che mai, la paura e il timore di lavorare in condizioni molto precarie.

E poi ci sono i turni massacranti, aumentati a dismisura in questa infernale estate che ci lasciamo alle spalle, a causa degli organici ridotti all’osso e della necessità di garantire le ferie, con la carenza, che pesa come un macigno, in particolar modo di: medici di famiglia, pediatri, professionisti del pronto soccorso e dei reparti d emergenza urgenza, da dove, oltre tutto, si registra, a causa dell’aumento esponenziale delle violenze e delle difficili condizioni di lavoro quotidiano, un vero e proprio esodo di massa. Non dimentichiamo, sempre secondo le nostre indagini che, dal primo gennaio del 2023 si registra una media allarmante di 500 professionisti sanitari al mese che chiede, a noi di Amsi, di andare a lavorare all’estero», afferma ancora Aodi.

LE NOSTRE SOLUZIONI – «Abbiamo riconosciuto e continuiamo a farlo, al nostro Ministro della Sanità Schillaci, il merito di avere compreso che occorre agire per il benessere e l’incolumità dei professionisti sanitari. L’aver previsto l’arresto in flagranza di reato, anche 48 ore dopo una eventuale aggressione, è segnale di grande concretezza. Chiaro che occorre anche arginare il fenomeno alla radice, aumentando la presenza dei presidi fissi delle forze dell’ordine h24.

Nello stesso tempo, la politica deve rendersi conto che solo risolvendo i disagi della nostra sanità ed elevando la qualità delle prestazioni offerte ai cittadini, si può combattere questo clima di esasperazione della collettività.

LE NOSTRE SOLUZIONI COME AMSI, UMEM E UNITI PER UNIRE

1. Aumentare numericamente gli organici significa migliorare le prestazioni e abbattere i tempi di attesa di pronto soccorsi e altri reparti nevralgici.

2. Eliminare i turni massacranti consente ai professionisti di commettere potenzialmente meno errori, che però non vanno gonfiati ad arte, combattendo la medicina difensiva.

3. Valorizzando economicamente e contrattualmente i professionisti, significa arginare le fughe all’estero e consentire di sanare la voragine di medici e infermieri. Più professionisti ci sono a disposizione, garantendo anche indispensabili ricambi generazionali dalle università, più qualità si potrà offrire alle cure dei cittadini, più possibilità ci sarà di ripristinare la fiducia perduta da parte dei pazienti.

4. Ripristinare il dialogo professionisti sanitari-pazienti, aumentando i punti di ascolto attraverso i quali far capire ai cittadini che medici e infermieri non sono i nemici contro cui combattere.

5. Migliorare e rafforzare la sanità territoriale, significa snellire i carichi dei pronti soccorso. Più del 75% degli accessi nel 2022, ai pronti soccorso, erano codici bianchi e codici verdi. Questo è un problema storico e bisogna risolverlo con la soluzione che abbiamo indicato da sempre, che rappresenta una delle cause scatenanti per l’aumento delle aggressioni e per la fuga dei professionisti dai reparti di emergenza urgenza, ovvero il fatto che i pazienti affollano i pronti soccorso anche quando non è necessario, perché non hanno altri strumenti su cui contare, perché mancano medici di base e perché scarseggiano ambulatori convenzionati. Occorre pertanto rafforzare la cosiddetta sanità di prossimità con ambulatori e una rete territoriale efficiente, dove ovviamente serve sempre assumere personale qualificato, come indicato dal piano Missione 6 del Pnrr con gli Ospedali e le Case di Comunità dove serviranno entro il 31 dicembre 2026 ben 40mila professionisti in più.

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