Assistente Infermiere: una opportunità per la Professione. Ma forse non si percepisce per un errore di comunicazione.
La questione dell’introduzione dell’Assistente Infermiere ha generato un ampio dibattito e contestazioni sui social, sia tra gli Infermieri che tra gli Operatori Socio Sanitari (OSS), per diverse ragioni che toccano aspetti professionali, organizzativi e comunicativi.
Proviamo a delineare alcuni punti chiave per spiegare il motivo di queste tensioni.
Sovrapposizione e confusione dei ruoli.
L’Assistente Infermiere viene percepito come una figura che potrebbe creare confusione nell’organizzazione del lavoro sanitario. Da un lato, gli OSS temono che la nuova figura riduca il loro spazio operativo e il riconoscimento del loro ruolo. Dall’altro, molti infermieri vedono nell’Assistente Infermiere una sorta di “mini-infermiere”, che rischia di abbassare il livello delle competenze professionali e di portare a un sovraccarico di mansioni più semplici, distogliendo gli infermieri da compiti specialistici e dalla crescita della professione.
Timore di deprofessionalizzazione.
Una delle maggiori preoccupazioni tra gli infermieri riguarda il rischio di “ritorno al mansionario”, ovvero una regressione a compiti tecnici e operativi, privi di autonomia e responsabilità, come accadeva prima della laurea obbligatoria. L’idea di affiancare all’infermiere una figura intermedia come l’Assistente Infermiere viene interpretata come una mossa per svalutare ulteriormente la professione, mantenendo gli infermieri in una posizione subalterna rispetto al medico e riducendo le opportunità di riconoscimento delle competenze avanzate.
Carenza di riconoscimento delle competenze avanzate.
Nonostante l’Infermiere oggi sia una figura laureata con possibilità di proseguire verso lauree magistrali, specializzazioni e ruoli accademici, manca ancora un adeguato riconoscimento delle sue competenze avanzate in molti ambiti pratici. L’introduzione di una figura di assistenza intermedia, come l’Assistente Infermiere, viene vista come una soluzione “a basso costo”, che non affronta il vero problema della valorizzazione professionale degli infermieri. Se la riforma fosse accompagnata da un forte riconoscimento delle competenze specialistiche e avanzate degli infermieri, potrebbe essere percepita in maniera diversa.
Pressioni economiche e riorganizzazione del lavoro.
La creazione di figure professionali ibride, come l’Assistente Infermiere, è spesso percepita come una mossa per ridurre i costi del sistema sanitario. In un contesto in cui vi è carenza di infermieri, le aziende sanitarie potrebbero vedere nella nuova figura una soluzione per sopperire alle lacune senza affrontare la questione di un migliore trattamento economico e condizioni di lavoro per gli infermieri. Questo genera resistenza, soprattutto tra chi vede nell’Assistente Infermiere un tentativo di risolvere i problemi strutturali della sanità senza migliorare davvero il benessere e la dignità lavorativa dei professionisti.
Deficit di comunicazione tra vertici e base.
Un altro aspetto critico è la percezione di un divario tra le organizzazioni di rappresentanza infermieristica, come la FNOPI o gli OPI, e la base degli infermieri. Molti infermieri si sentono poco coinvolti nei processi decisionali e percepiscono un allontanamento tra le istituzioni che dovrebbero tutelarli e la realtà quotidiana del lavoro. Questo potrebbe essere stato aggravato dalla mancanza di trasparenza o di una comunicazione efficace riguardo alla reale utilità della figura dell’Assistente Infermiere e al modo in cui questa potrebbe effettivamente aiutare a valorizzare la professione infermieristica.
Contestazione legata ai timori.
In sintesi, la contestazione dell’Assistente Infermiere nasce da una combinazione di timori legati alla deprofessionalizzazione, alla confusione dei ruoli e alla mancanza di un adeguato riconoscimento delle competenze avanzate degli infermieri.
Un deficit di comunicazione non voluto?
Potrebbe esserci stato un deficit di comunicazione non voluto tra i vertici infermieristici e la base (complici anche le attività elettorali per il rinnovo delle cariche negli OPI e successivamente nella FNOPI), soprattutto in termini di coinvolgimento e spiegazione di come questa figura possa integrarsi nel sistema sanitario senza danneggiare gli equilibri esistenti.
Quel rilassamento generalizzato.
La sensazione palpabile è che ci sia un rilassamento generalizzato a tutti i livelli, con la forte tendenza a lasciare le cose come stanno, anzi a non andare oltre lo status quo, che piace a tutti.
Infermieri e OSS vogliono l’evoluzione?
Qualcuno si è chiesto se gli Infermieri e gli OSS vogliono veramente evolversi? Qualcuno ha verificato, magari attraverso una ricerca mirata, se vi è realmente la necessità di diventare Professionisti o se bastano gli stipendi, le responsabilità e i riconoscimenti attuali per tutte e due le figure? Di questo ne parleremo in un prossimo servizio, ora passiamo alle conclusioni di quello attuale.
Una campagna ad hoc.
Se la riforma fosse accompagnata da un forte impegno per migliorare le condizioni di lavoro e di carriera degli infermieri e degli OSS, forse sarebbe percepita meno negativamente. E qui c’entrano anche la Politica e i Sindacati, che a nostro avviso dovrebbero meglio essere coinvolti, magari attraverso una massiccia campagna di sensibilizzazione, dedicata alle opportunità che una riforma radicale come quella in essere possa portare beneficio alla categoria degli Infermieri e degli OSS, ma soprattutto dell’Utente finale dell’assistenza, ovvero l’Ammalato, il Paziente, l’Assistito e il suo entourage familiare.
Quasi sempre Informare è meglio che Curare!
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