Infermieri. Quando Scienza non fa rima con Coscienza.

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L’ascolto è uno degli aspetti fondamentali di ogni relazione, non solo sentimentale ma anche sociale. Saper ascoltare significa prestare attenzione consapevole a ciò che ci viene comunicato, cercando di comprenderne il significato e i contenuti, e cogliendo il possibile disagio e i bisogni dell’altro. La capacità di ascoltare attentamente costruisce rapporti, promuove la coesione sociale, aumenta l’autostima e la fiducia in sé stessi, migliorando la comprensione tra gli individui. Nell’ascolto, c’è un movimento di mente e di cuore verso l’altro; è un immergersi nell’altro. Quando ascoltiamo davvero qualcuno, dimostriamo rispetto e apprezzamento per la sua opinione.

Ascoltare la sofferenza degli infermieri sarebbe doveroso, piuttosto che limitarsi a esprimere parole di solidarietà vuote, che non dicono nulla se non riempire le pagine dei giornali. Gli infermieri, oggi, meritano attenzione e considerazione, soprattutto perché durante la pandemia sono stati definiti eroi, mentre ora sono stati dimenticati e persino declassati. Basta vedere l’iniziativa legislativa che riconosce l’OSS come professione usurante, escludendo invece gli infermieri. Questo fa capire la considerazione che attualmente abbiamo nei tavoli istituzionali.

Il personale infermieristico è esausto e non vede più nessuno spiraglio di miglioramento. Le condizioni di lavoro hanno raggiunto un limite insostenibile, con un’escalation di violenze di ogni tipo, mentre le condizioni economiche restano inadeguate rispetto al ruolo e alle responsabilità della professione. A parità di responsabilità con le altre professioni sanitarie, la disparità retributiva è enorme. Si vive una quotidianità sotto tensione fisica ed emotiva, e questa situazione prolungata alimenta il rischio della sindrome del burnout, che tra il personale sanitario ha un’incidenza elevata. Forse non è chiaro che ci troviamo anche di fronte a un’inadempienza contrattuale, in base all’Art. 2087 del codice civile.

Non è più possibile continuare a lavorare in queste condizioni, tra carenza di personale e aumento del carico di lavoro. Ogni giorno, il personale in turno affronta difficoltà nella gestione dei pazienti e dell’utenza.

È inutile introdurre nuovi argomenti quando la categoria infermieristica vive nella sofferenza e, purtroppo, nel suo declino. I recenti dati di ingresso a Scienze Infermieristiche riflettono una scarsa motivazione, dovuta a molteplici fattori. Non si può temporeggiare: è necessario affrontare questi problemi con serietà da parte di tutti i rappresentanti della categoria, specialmente da chi lavora quotidianamente nelle corsie e in altri ambienti, e non da chi è distante dalla realtà. Sembra paradossale ignorare la realtà quotidiana, soprattutto in alcune regioni dove l’assistenza sanitaria è particolarmente carente.

Spesso si ricorre ai proverbi per esprimere la realtà che stiamo vivendo: “Quando l’asino non vuole bere, è inutile fischiare.” In questo contesto, l’asino che rifiuta di bere rappresenta chi non vuole ascoltare o capire. È una perdita di tempo insistere con chi finge di non vedere l’evidenza. Quando non ascoltiamo, chiudiamo la comunicazione e compromettiamo ogni possibilità di dialogo produttivo.

Dobbiamo aprire le coscienze e le linee di comunicazione, gettando le basi per una relazione solida, fondata sulla fiducia e sul rispetto reciproco. Le istituzioni e i rappresentanti della democrazia non possono ignorare questa situazione, ma devono agire con decisioni radicali e risolutive, che valorizzino la professione infermieristica, riconosciuta come intellettuale dall’Art. 2229 del codice civile. Altrimenti, è inutile continuare a scrivere se nessuno ascolta.

Dott. Emilio Cariati, Infermiere

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