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La richiesta radiologica e le frecce nel muro.

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Fare previsioni alla Michel de Nostredame oltre che rischioso risulta assai perplimente se i problemi della sanità Italiana sono ben altri, spesso veicolati proprio da un forse oltremodo osannato progresso tecnologico…

di Calogero Spada

Stephen Hawking nel 1999, nella lezione “C’è vita nell’universo” , pubblicata da una nota rivista mensile italiana di divulgazione scientifica, asseriva:

«… i virus dei computer dovrebbero essere considerati forme di vita . Questo ci dovrebbe far meditare sul fatto che l’unica forma di vita che l’uomo è riuscito a creare è essenzialmente distruttiva.»  

Purtroppo la caratteristica distruttiva non è stata confinata ai virus dei computer, ma, anche grazie a computers perfettamente funzionanti, è stata agevolata dal fenomeno ormai comunemente noto come “fake news” …

In sanità, in particolare nell’area di diagnostica per immagini le fake news hanno fatto rapida carriera, con numerosi esempi, quali quello (originario USA) dell’uso di un dispositivo di protezione per i professionisti (il collare paratiroide) mutuato dalle utenti della prevenzione del tumore mammario durante la esecuzione della mammografia.

Attualmente, soprattutto con la più recente crisi del SSN, che ha causato un generalizzato (e forse eccessivo) ricorso alla sanità privata, la nuova fake è quella della possibilità di ricorso alla diagnostica per immagini in assenza di prescrizione medica.

L’idea (forse messa in circolazione ed amplificata dalla stessa utenza, inesperta di questioni medico-legali) è che il regime di solvenza completo possa, sulla scia di un mai sotterrato atteggiamento di arroganza, tipico del “cumenda” , diventato icona di una certa Milanesità, rendere inutile la prescrizione medica.

Alcune importanti aziende sanitarie private [1] pubblicano sui loro siti web precise istruzioni a riguardo:

«Poiché le radiazioni seppur in modo limitato sono dannose per il corpo umano l’esame è da effettuarsi solo quando il beneficio previsto sia superiore al rischio biologico. L’esame va quindi giustificato per cui è sempre necessaria una prescrizione medica.»

Pur tuttavia il fenomeno di utenti privi di detta prescrizione, che vengono comunque accettati dai servizi di bureau di molti centri sanitari (in qualche caso addirittura anche pubblici) che si occupano di diagnostica per immagini, in particolare di radiodiagnostica è in pericoloso aumento.

In epoca di teleradiologia e di scomparsa del medico radiologo nelle sezioni di radiologia (gravissimo fenomeno già evidenziato in altri interventi) la questione diventa estremamente complicata in quanto non si riesce più a capire sul come fare a far rispettare un indubbio obbligo normativo vigente (d. lgs. 101/2020) soprattutto se poi la questione diventa altamente divisiva ed intestina al personale in servizio, per cui per alcuni valgono le fake news, mentre per altri (pochi) varrebbe il rispetto delle norme, viste anche le eventuali ricadute da responsabilità legale discendenti da atteggiamenti trasgressivi, soprattutto se posti in essere in modo abituale.

Visto che sempre più diffusamente – anche se contro norma – ciò che ordinariamente occorra nelle strutture di radiologia diagnostica è che l’utente/paziente incontri di persona quasi mai il medico specialista, ma solo il radiographer, direi che è a questa figura professionale e non ad altre che va consegnata la copia stabile (stampata cartacea, ovvero copia digitale trasferibile) di detta prescrizione. A ciò piace aggiungere che il robusto “zoccolo duro” costituito dai medici radiologi, fisici e legislatori dovrebbe ormai arrendersi ad una realtà di fatto ove necessiti che la figura professionale laureata deputata alla esecuzione delle procedure sia autorizzata dalla legge ad operare in una reale (e non surrogata) autonomia, con potestà non soltanto sulla conduzione dell’esame (decisione della iconografia sufficiente), ma anche sotto il profilo autorizzatorio, che prevede l’analisi di congruità tra prescrizione richiesta e quesito diagnostico da risolvere. Ovviamente a tali prerogative va computato il congruo compenso, attualmente attribuito a figure professionali ormai dileguate.

La cosa davvero sorprendente di questo descritto scenario in evoluzione è che sarebbe stato molto difficile ipotizzarlo ex ante. Gli stessi  medici radiologi si sono arresi alle loro stesse previsioni, descritte nelle “Linee guida per l’assicurazione di qualità in teleradiologia” (ISSN 1123-3117 Rapporti ISTISAN 10/44) del 2010 e nel “Manuale d’orientamento nelle Aziende Sanitarie Italiane per i Medici dell’Area Radiologica “IL RADIOLOGO E IL MANAGEMENT” dello stesso anno: la teleradiologia è decollata proprio in maniera opposta alle loro previsioni e li ha fatti letteralmente sparire dalle diagnostiche radiologiche, ove già non è che ci trascorressero così tanto tempo …

In generale prevedere il futuro, ancor più sulla base delle emergenti tecnologie utilizzate, è un esercizio traballante che può far cadere più facilmente in errore, che non in formulazioni effettivamente predittive: lo dico ai vari neo previsori forse – assai diversamente dal saggio Hawking – un po’eccessivamente euforici sull’avvento di tecnologie che non stanno portando affatto a risultati di un «agire interprofessionale, senza supremazie» [2]; autori che forse dovrebbero (oltre che leggere almeno gli articoli di questa ed altre testate che da tempo raccontano tutto il contrario) anche meglio circostanziare concetti forse volutamente non meglio definiti, sulla logica utilizzata proprio dagli scrittori di profezie della storia: lanciare una freccia sul muro e soltanto poi dipingerci un (qualsivoglia) bersaglio attorno …

[1] LINK

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