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Sequestrate per 45 minuti, aggredite Psichiatra e Infermiera a Firenze.

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Il 49% degli Operatori della Salute Mentale ha subito violenza.

Venerdì scorso, presso il nuovo ambulatorio del Centro di Salute Mentale di Montedomini a Firenze, una psichiatra e un’infermiera sono state sequestrate per 45 minuti e minacciate da un uomo armato di coltello e cacciavite, e con una tanica che avrebbe potuto contenere benzina.

L’aggressore è poi fuggito improvvisamente, lasciando le vittime scosse ma fortunatamente illese. Questo episodio si inserisce in una lunga serie di aggressioni ai danni del personale sanitario, sollevando nuovamente il dibattito sulla necessità di misure urgenti per tutelare i professionisti della salute.

Il presidente dell’Ordine dei medici di Firenze, Pietro Dattolo, ha espresso una posizione chiara e decisa: “Le aggressioni verso tutto il personale sanitario non sono più sostenibili e richiedono un intervento protettivo urgente. Serve un altro omicidio per comprendere che dobbiamo fare qualcosa? A distanza di poco più di un anno dall’omicidio della psichiatra Barbara Capovani a Pisa, la storia ha rischiato di ripetersi”.

La Situazione Nazionale

Secondo i dati, ogni anno in Italia si registrano circa mille aggressioni ai danni di medici, infermieri, operatori socio-sanitari, assistenti sociali ed educatori. Nel 2023, si sono verificate 16 mila aggressioni, di cui un terzo fisiche e due terzi verbali, con il 70% delle vittime rappresentate da operatrici. Tuttavia, questi numeri sono sottodimensionati a causa delle poche denunce relative ai casi meno violenti, ma comunque gravi.

La Condizione degli Operatori della Salute Mentale

Particolarmente critica è la situazione degli operatori della salute mentale. Secondo un’indagine condotta dal Sindacato Anaao-Assomed, la psichiatria è la branca della medicina più colpita dalle aggressioni, con il 34% degli operatori che ha subito violenze, seguita dai pronto soccorso (20%). Una recente indagine del Coordinamento Nazionale dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (Spdc) ha rilevato che, su 2600 professionisti della salute mentale, il 49% ha subito violenze fisiche durante il lavoro negli ultimi due anni, il 74% ha ricevuto minacce verbali negli ultimi tre mesi e il 57% degli psichiatri sente a rischio la propria incolumità sul lavoro.

Richieste di Intervento

La Società Italiana di Psichiatria (Sip) e il Spdc lanciano l’allarme, evidenziando come la percezione del rischio sia peggiorata negli ultimi anni, spingendo molti operatori a lasciare il Servizio sanitario nazionale. La presidente della Sip, Liliana Dell’Osso, ha dichiarato che “nonostante la morte di Barbara Capovani, non ci sono stati cambiamenti significativi. Le aggressioni continuano e gli operatori sono sempre più esposti”.

Emi Bondi, presidente del Spdc, sottolinea tre necessità urgenti:

  1. Adeguare il numero di posti letto per acuti, attualmente insufficiente.
  2. Trovare soluzioni legislative che bilancino il diritto alle cure adeguate per i soggetti con patologie psichiatriche autori di reato e la sicurezza degli operatori.
  3. Creare spazi di ricovero adeguati per pazienti sempre più giovani con problematiche spesso legate all’uso di sostanze.

Conclusione

La situazione critica degli operatori sanitari, e in particolare degli operatori della salute mentale, richiede interventi immediati e concreti da parte delle istituzioni. Come afferma la presidente della Sip, “non ci sono più scuse da parte dello Stato per non agire, se non l’indifferenza e il ritenere la morte o le lesioni agli operatori un rischio calcolato e accettato. Una prospettiva che non possiamo permettere, come psichiatri e esseri umani”.

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