La gabbia dorata dell’Assistenza: quando si rischia di offuscare l’innovazione Infermieristica.
L’immagine degli uccelli rinchiusi in una gabbia, che accettano una limitata libertà in cambio di sicurezza e sostentamento, può illuminare dinamiche complesse anche all’interno di contesti professionali come la direzione infermieristica dell’AUSL Romagna, ambito di Rimini.
Sebbene possa sembrare un paragone audace, esso ci spinge a interrogarci su come, talvolta, la ricerca di stabilità e di benefici immediati possa inavvertitamente soffocare la progettazione ambiziosa e lo sviluppo professionale che un tempo caratterizzavano questo ambito.
Fino a qualche anno fa, la direzione infermieristica di Rimini si distingueva per la sua capacità di proporre innovazione e sviluppo professionale per la figura infermieristica. Era un ambiente fertile per nuove idee, percorsi di crescita e progetti che miravano a elevare la qualità dell’assistenza e il ruolo dell’infermiere. Si percepiva una spinta propulsiva verso il futuro, alimentata dalla passione e dalla volontà di far progredire la professione.
Tuttavia, è lecito chiedersi se, nel tempo, una dinamica di “gabbia dorata” possa essersi insidiata. In cambio di quali “vantaggi dorati” – che potrebbero manifestarsi come stabilità di ruolo, progressioni di carriera predefinite, un ambiente di lavoro percepito come “tranquillo” o la rinuncia a contestazioni in cambio di benefici – si stia assistendo a un appannamento di quella vivace progettualità e di quello spirito di innovazione?
L’opportunismo, in questo contesto, potrebbe manifestarsi nella tendenza a concentrarsi sui benefici individuali e immediati offerti dalla struttura esistente, piuttosto che investire energie e risorse in progetti a lungo termine che richiedono impegno, visione e potenziali rischi.
La priorità potrebbe spostarsi dal “cosa possiamo creare e migliorare per la professione e per i pazienti?” al “come posso assicurarmi la mia posizione e i miei vantaggi all’interno del sistema attuale?”.
Questa mentalità, comprensibile a livello individuale, rischia di depotenziare la spinta collettiva verso il progresso.
Parallelamente, l’accondiscendenza e la gestione dello status quo potrebbero aver giocato un ruolo determinante nel frenare l’evoluzione della direzione infermieristica a Rimini. Un esempio emblematico di questa dinamica è rappresentato dalla vicenda della modifica dell’atto aziendale.
Questa revisione offriva l’opportunità, grazie a una nuova articolazione, di integrare l’organico aziendale con ulteriori dirigenti infermieristici. Una mossa che avrebbe potuto portare nuove competenze, energie e prospettive, favorendo la crescita professionale e l’innovazione nell’ambito.
Tuttavia, la necessità di detenere le “chiavi della gabbia dorata”, ovvero il controllo e l’influenza sulle dinamiche esistenti, sembra aver innescato una resistenza al cambiamento.
Coloro che beneficiavano dello status quo, forse timorosi di una redistribuzione del potere o di una messa in discussione delle proprie posizioni, hanno combattuto questa apertura, anteponendo la conservazione del proprio “feudo” al bene superiore della professione.
Questa opposizione ha paradossalmente portato a un ulteriore isolamento della figura infermieristica all’interno dell’organizzazione, creando un fronte di contrapposizione che ha finito per danneggiare l’intera categoria professionale.
L’occasione di ampliare la leadership infermieristica e di portare nuova linfa vitale è stata ostacolata, poiché i “possessori delle chiavi” dell’ambito di Rimini non hanno compreso – o non hanno voluto comprendere – la portata innovativa e strategica di questa apertura.
Fortunatamente, il tentativo di bloccare questa evoluzione è fallito, ma le ferite e le divisioni all’interno della professione rimangono tangibili. E, ironicamente, la metafora della gabbia si fa ancora più stringente, poiché sembra che il “cibo” al suo interno stia iniziando a scarseggiare, rendendo sempre meno allettante la pur comoda prigione.
La conseguenza di questa potenziale “gabbia dorata” è una palpabile stasi nella progettazione e nello sviluppo.
L’entusiasmo propulsivo che animava l’ambito infermieristico di Rimini rischia di affievolirsi, sostituito da una gestione più orientata alla conservazione dello status quo che alla propulsione del cambiamento.
La capacità di attrarre e coltivare talenti innovativi, di proporre soluzioni all’avanguardia per le sfide assistenziali e di elevare il profilo professionale dell’infermiere potrebbe risentirne significativamente.
È fondamentale sottolineare che questa analisi non intende denigrare il valore della stabilità o dei benefici acquisiti. Tuttavia, essa pone l’accento sul sottile e pericoloso equilibrio tra la sicurezza offerta dalla “gabbia” e la potenziale perdita di quella vitalità progettuale e di quello spirito innovativo che un tempo rappresentavano un elemento distintivo e un motivo di orgoglio per la direzione infermieristica di Rimini.
Riconoscere questa dinamica, con i suoi esempi concreti come la vicenda dell’atto aziendale, è il primo passo cruciale per interrogarsi sulle strategie da adottare per riaccendere la fiamma dell’innovazione e per garantire un futuro di crescita e sviluppo per la professione infermieristica nell’ambito dell’AUSL Romagna.
Solo superando la potenziale “cecità dorata” e resistendo alla tentazione di proteggere le “chiavi della gabbia”, sarà possibile liberare il pieno potenziale della professione a beneficio dei pazienti e dell’intero sistema sanitario, prima che le risorse nella gabbia si esauriscano del tutto.
Nicola Lombardi, Infermiere e sindacalista UIL Fpl
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