Sanità
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Redazione Assocarenews.it
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Sanità, (PMA): AISI (Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti): “Servono accreditamenti immediati per i centri privati”

Saccomanno–Onesti–Vivaldi: “La collettività ha diritto a un trattamento equo nel delicato percorso per diventare genitori. La PMA è nei LEA, ma mancano adeguamento e applicazione regionale. Il sistema pubblico da solo non basta più”
ROMA 17 APR 2025 – La storia di Monica, 30 anni, e del suo compagno Fabrizio, che da Velletri hanno raccontato pubblicamente il loro difficile percorso nella procreazione medicalmente assistita (PMA), è solo una delle tante. Ma è anche emblematica di un’Italia in cui il desiderio di diventare genitori si scontra con ostacoli burocratici, attese interminabili e costi spesso proibitivi.
AISI – Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti – lancia oggi un appello forte e chiaro: serve immediatamente un sistema nazionale e uniforme di accreditamento per i centri privati di PMA, per garantire percorsi sicuri, accessibili e sostenibili a tutte le coppie italiane.
“La storia di Monica non è un’eccezione, ma rappresenta la normalità per migliaia di coppie nel nostro Paese,” spiega Karin Saccomanno, presidente di AISI.
“Il sistema pubblico della PMA, nonostante alcuni sforzi – come quelli annunciati dalla Regione Lazio – non riesce a garantire tempi congrui né copertura sufficiente. Oggi mancano l’infrastruttura, le risorse e soprattutto protocolli omogenei a livello nazionale. Nonostante la PMA sia stata recentemente inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), grazie al nuovo decreto tariffe approvato in Conferenza Stato-Regioni, molte Regioni non hanno ancora attivato i necessari iter di adeguamento normativo e accreditamento.”
AISI ricorda che, con l’ingresso della PMA nei LEA, le Regioni sono obbligate a rimborsare queste prestazioni, che ora fanno ufficialmente parte dei servizi garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale. Le coppie italiane dovrebbero poter accedere alla PMA a costi ridotti e in modo uniforme su tutto il territorio. Tuttavia, questo non sta ancora accadendo.
“Non è più accettabile che l’accesso alla genitorialità dipenda dal reddito o dalla regione in cui si vive,” aggiunge il direttore generale di AISI, Giovanni Onesti.
“Chi vive in una grande città e può permettersi di spendere fino a 20-25mila euro ha un’opportunità, gli altri devono aspettare anni o rinunciare. È un corto circuito sociale e sanitario. Chiediamo che vengano avviate immediatamente le procedure di accreditamento per i centri privati seri e qualificati, con standard verificabili e tariffe calmierate, da integrare nel SSN.”
L’analisi condotta da AISI mostra che oltre il 70% dei percorsi di PMA in Italia avviene nel settore privato, ma spesso al di fuori di criteri omogenei e senza controlli adeguati sulla qualità del servizio. Inoltre, l’integrazione pubblico-privato è ancora carente e l’Italia è in forte ritardo rispetto ad altri paesi europei.
“Questo è il momento di una scelta politica e civile coraggiosa,” conclude il segretario generale dell’associazione, Fabio Vivaldi.
“L’infertilità è una questione sanitaria e sociale. Non possiamo continuare a lasciare sole le famiglie. Accreditare i centri privati non significa privatizzare la sanità, ma rafforzare l’efficacia del sistema pubblico attraverso collaborazioni virtuose. È una battaglia che riguarda il futuro demografico del Paese. Ed è una battaglia da combattere adesso, non domani.”
AISI chiede un adeguamento capillare di tutte le Regioni alle nuove disposizioni nazionali.
Ad oggi, molte Regioni non hanno ancora deliberato o avviato l’iter di accreditamento. Il Lazio, ad esempio, risulta ancora in ritardo. Servono interventi urgenti per rendere pienamente esigibile il diritto alla genitorialità in ogni parte d’Italia.
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