La verità oltre la PEG. Il dislocamento non fu colpa della OSS, ma degli Infermieri.

L’incidente.

La stanza 32 del reparto di Medicina era silenziosa, a parte il leggero ronzio delle macchine che monitoravano le condizioni della paziente. Maria, un’Operatrice Socio Sanitaria (OSS) con dieci anni di esperienza, stava controllando la paziente, la signora Rosa, una donna anziana portatrice di PEG (Percutaneous Endoscopic Gastrostomy). Tutto sembrava normale, fino a quando Maria notò qualcosa di strano: il livello di soluzione fisiologica nel foley della PEG era quasi a zero.

Preoccupata, chiamò l’infermiere di turno, Luca, per segnalare il problema. Luca, invece di ringraziarla per la segnalazione, la guardò con sospetto. “Hai controllato tu i livelli?”, le chiese, accusatorio. Maria scosse la testa, ma Luca non sembrò convinto.

Poche ore dopo, la situazione peggiorò. La PEG si dislocò, causando un’emergenza medica. La signora Rosa fu trasferita d’urgenza in terapia intensiva, e Maria si trovò al centro di un’indagine.

L’accusa.

L’accusa arrivò come un fulmine a ciel sereno. Luca denunciò Maria per negligenza, sostenendo che non aveva controllato adeguatamente la PEG e che aveva causato il dislocamento. Maria si sentì tradita. Aveva sempre fatto il suo lavoro con dedizione, e ora veniva accusata di aver messo a rischio la vita di una paziente.

Il direttore sanitario aprì un’indagine interna. Maria fu sospesa dal servizio, costretta a difendersi da accuse che sentiva ingiuste. Intanto, Luca diventò l’eroe del reparto, lodato per la sua “tempestività” nel segnalare il problema.

La ricerca della verità.

Maria non poteva accettare di essere il capro espiatorio. Decise di indagare da sola, cercando di scoprire cosa fosse realmente successo. Con l’aiuto di un’amica infermiera, Sofia, iniziò a esaminare i registri delle cure della signora Rosa.

Quello che scoprì la sconvolse. I livelli di soluzione fisiologica e acqua distillata nel foley della PEG non erano stati controllati regolarmente. Anzi, gli ultimi controlli risalivano a giorni prima, e nessuno aveva segnalato anomalie. Era chiaro che la colpa non era sua, ma del personale infermieristico che aveva trascurato la manutenzione della PEG.

La resa dei conti.

Maria portò le prove al direttore sanitario, chiedendo giustizia. L’indagine interna si intensificò, e presto emerse la verità: Luca e altri infermieri avevano trascurato i controlli sulla PEG, cercando di coprire la loro negligenza accusando Maria.

Luca fu sospeso, e il reparto fu scosso da un’ondata di cambiamenti. Maria fu reintegrata, ma le ferite emotive rimasero. Si sentiva tradita da un sistema che aveva preferito proteggere i propri interessi piuttosto che cercare la verità.

Le conseguenze.

La signora Rosa si riprese, ma l’incidente lasciò un segno profondo. Maria, pur scagionata, decise di trasferirsi in un altro reparto, lontana dalle ombre del passato. Luca, invece, affrontò conseguenze disciplinari e professionali, imparando a sue spese il costo della negligenza.

Sofia, l’infermiera che aveva aiutato Maria, rifletté sulle dinamiche di potere all’interno dell’ospedale. “A volte”, disse a Maria, “la verità è più difficile da accettare di una bugia. Ma è l’unica cosa che ci rende liberi.”

“Maria si fermò un attimo davanti alla finestra della nuova stanza del reparto. Il sole stava sorgendo, illuminando il cortile dell’ospedale. Si sentiva finalmente libera, pronta a ricominciare. La verità l’aveva salvata, ma sapeva che il prezzo della giustizia era stato alto. Eppure, ne era valsa la pena.”

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